01. Bullhead's Psalm 02. The Sweetest Curse 03. Jake Leg 04. Steel That Sleeps the Eye 05. Swollen and Halo 06. Ogeechee Hymnal 07. A Horse Called Golgotha 08. O'er Hell And Hide 09. War, Wisdom and Rhyme 10. Blackpowder Orchard 11. The Gnashing 12. Bullhead's Lament
Songs
01. Bullhead's Psalm 02. The Sweetest Curse 03. Jake Leg 04. Steel That Sleeps the Eye 05. Swollen and Halo 06. Ogeechee Hymnal 07. A Horse Called Golgotha 08. O'er Hell And Hide 09. War, Wisdom and Rhyme 10. Blackpowder Orchard 11. The Gnashing 12. Bullhead's Lament
Il passaggio dal rosso al blu non è esattamente quello che venne esaltato nell"opera omnia di Krzysztof Kieślowski e l"estrazione culturale e geografica è del tutto diversa eppure il paragone in un certo senso regge. Soprattutto chi ha gridato al miracolo al cospetto di "Crack The Skye" dei Mastodon dovrà ricredersi o per lo meno accogliere nel limbo dei grandi pure i Baroness. La splendida copertina realizzata da John Baizley risponde in parte alle domande che emergono in maniera naturale quando ci si imbatte nelle maestose orchestrazioni sludge della band proveniente dalla contea di Chatham nello stato della Georgia. Rispetto a "The Red Album" sono state migliorate le dinamiche e le melodie suonano straordinariamente epiche ma a catturare l"attenzione di chi ascolta è in particolare la capacità del gruppo di stravolgere ogni genere mantenendo intatta la personalità di base. Heavy metal, punk, progressive, hard rock, blues e southern vengono miscelati in un bollente calderone del quale non sarà semplice annusare da subito il profumo più pregiato. Con il passare degli ascolti le strutture impervie di "Blue Record" si allenteranno, vi daranno modo di penetrare tra gli arbusti digitali e sebbene verrete ostacolati nel percorso da corrosive lingue di fuoco riuscirete a scorgere il disegno globale dell"album. "Jake Leg" e "Swollen And Halo" emergeranno in tale visione come le tracce più “immediate” e lesive ma è con "A Horse Called Golgotha" che sperimenterete, sotto forma di brividi sulla pelle, tutte le potenzialità dei Baroness. Mentre il drummin" ossessivo e davvero completo di Allen Blickle prosegue la sua marcia inesorabile, Pete Adams e John Baizley si alternano magicamente al microfono donando a tutto il lavoro l"imprevedibilità che lo distingue dalle altre uscite del genere. Nell"essenziale "Blackpowder Orchard" c"è tutto quello che serve per arrivare alla fine dell"anno in pace con i sensi.