Perduti nell'ultimo sabba tra thrash, stoner, doom, sludge e psichedelia Matt Pike (Sleep) e i suoi High On Fire risorgono con nove canzoni incredibili che cancellano letteralmente quanto prodotto dalla band in passato. 'Blessed Black Wings' è un altro album che difende il concetto di estremo in musica tanto caro alla Relapse percuotendo l'ascoltatore con prepotenti e rovinose cavalcate capaci di stordire e annichilire chiunque. L'incedere maligno dell'opener 'Devilution' lascia immediatamente intendere cosa ci attende e mentre la batteria tribale evoca il finale di 'Surrounded by Thieves', Pike inizia a tormentarci con il suo riffing compulsivo e monolitico che non ammette soste. Tecnica micidiale a servizio di canzoni stupende come 'The Face Of Oblivion' e la title track che sembrano figlie di una generazione malvagia e senza alcuna speranza. Lo strabordante drummin' di Des Kensel devasta letteralmente 'To Cross The Bridge' e 'Silver Back' che dimostrano come si possa suonare metal sporco, ruvido e spigoloso senza appendersi per le braccia ai trend che impazzano in circolazione. Un peccato soltanto che la produzione di Steve Albini (al posto di Billy Anderson) abbia penalizzato in modo eccessivo il nuovo entrato Joe Preston (Melvins) ma il risultato complessivo equivale ugualmente ad un massacro autorizzato. Il lato malato di Oakland..