Un terzo album da sballo per gli americani che hanno sopperito ai cambi di line-up con un songwriting sostanzioso e incline a cavalcare i nuovi trend. Non vi fate spaventare dal remix dubstep di 'Under And Over It' perché 'Capitalist' possiede tutti gli elementi necessari per lasciare il segno tra i vecchi appassionati e dilatare la sfera di pubblico di riferimento. La produzione di Kevin Churko concilia la prepotenza verbale di Ivan Moody con il talento chitarristico di Zoltan Bathory che guidano il progetto contro i pregiudizi del capitalismo. Le tematiche discusse nei testi non sono certo profonde come in 'No Logo' di Naomi Klein ma l'impatto è deflagrante specialmente nelle prime cinque tracce. Da 'Generation Dead' in poi è come se iniziasse una nuova release con riferimenti cospicui a 'War Is The Answer' e qualche dose in meno di coraggio. Il risultato è in ogni caso superiore alle aspettative e 'The Pride', 'Coming Down' e 'Menace' impiegheranno pochissimo ad entrare nei vostri loop quotidiani. Eccellenti anche le inquiete 'Back For More' e 'Remember Everything', esaltate dal nervosismo dietro le pelli di Jeremy Spencer e da suoni in grado di non fare rimpiangere 'Asylum' dei Disturbed. Auguriamoci che il disco venga distribuito in maniera capillare anche dalle nostre parti perchè il gruppo se lo merita.