You?ve gotta be fucking kidding me!?
We are one voice ? One heart!
You sound like a broken record, different words for the same old lies
You know we?ll be the ones who suffer, you gain power while we pay the price.

Sono sufficienti i primi versi di 'We Are The Many' ? splendida opener di 'I Am Nemesis' ? per catturare l'essenza dei Caliban di oggi. Il metalcore ha subito un ridimensionamento dal quale solo i migliori potevano emergere e i tedeschi si sono ripresi dalla pericolosa sbandata di 'The Undying Darkness' rafforzando un concept creato in tempi non sospetti e offrendo alle stampe un successore di 'Say Hello To Tragedy' di tutto rispetto. A colpire è soprattutto la produzione di Benny Richter che si discosta totalmente dalla ?plastica? proveniente dagli States e regala ai brani un feeling live che ne esalta le dinamiche. Lo scream di Andy Dörner supporta l'incedere solenne di 'Memorial' e 'Dein R3.ich' e la partecipazione di Marcus Bischoff degli Heaven Shall Burn e Mitch Lucker dei Suicide Silence passa in secondo piano. ?This is a memorial to honor the long gone, this is a burial my heaven has gone wrong?. Il mixaggio di Klaus Scheuermann esalta le chitarre di Marc Görtz che ha voluto lasciare il suo ?pensiero? sul djent accumulando per l'occasione una serie di riff metallici e caotici in pieno stile Meshuggah. 'Edge Of Black' e 'Open Letter' sono altri passaggi fondamentali di un album che cresce di ascolto in ascolto e presenta pochi punti deboli. Aspettiamo i Caliban in tour con gli All Shall Perish e vediamo chi sopravviverà.