Sono stati necessari quattro anni per dare un seguito a ?Microbarome Meetings? (preceduto nel 2007 dall?omonimo e straordinario disco di debutto), ma il tempo trascorso è stato speso nel migliore dei modi dai Black Shape Of Nexus, perché il frutto di tale lavoro si è tramutato in una forma di consolidamento sonoro impressionante. Non che la formazione tedesca (che nel frattempo ha subito cambi di line up e momenti di stasi) abbia mutato le proprie coordinate stilistiche, che comunque rimangono solidamente ancorate a forme musicali estreme e claustrofobiche, che poi trovano traduzione lessicale in generi codificati con i nomi di sludge doloroso, doom catramato, drone minaccioso, industrial-noise depressivo, post-core soffocante e assimilati. Ma il passo in avanti, non tanto da intendersi ?solo? come miglioramento, ma piuttosto come diversa scelta di espressione, è quello di imboccare una strada che li ha condotti in una direzione più isolazionista e per certi versi più cerebrale, con un sound che riesce così a esprimere tanto una carica primitiva e animalesca quanto una insidiosa e subdola perversione. Sette brani spalmati su quasi ottanta minuti di durata per un viaggio al confine dell?alienazione costruita attraverso sommatorie di sezioni ritmiche mortificanti e stratificazioni di chitarre figlie di inesorabili sottomissioni violente supportate da lacerazioni vocali e soundscape dark ambientali di pura attesa premonitrice di devastazione. Erano già su livelli straordinari quando li vidi nel 2008 al Roadburn Festival, dove riuscirono a tradurre sul palco quel senso di ?malattia? che pervadeva le loro composizioni, ma se all?epoca si trattava di una manifestazione prettamente energetica, adesso quella stessa ?malattia? ha assunto una natura mentale, senza per questo perdere un?oncia dell?energia sfibrante e sfiancante che i Black Shape Of Nexus sanno produrre.