Comincio a pensare di avere un problema con Matt Hyde ed il suo stile dietro la console. Premesso che lo considero uno dei produttori più versatili del panorama attuale i suoi dischi presentano sempre delle incertezze. Forse è nel rapporto con la band che si crea qualcosa di strano oppure nel suo desiderio di distinguersi per forza dalle caratteristiche peculiari del genere. E' successo con gli Slayer, con i 69 Eyes, con i Die Mannequin e adesso con i Parkway Drive. Nello specifico la sua scelta di alzare le chitarre e privilegiare un suono meno digitale si addice agli episodi più live oriented come 'Old Ghosts/New Regrets', 'Wild Eyes' e' Snake Oil And Holy Water' ma allo stesso tempo rende monotoni altri passaggi. Soprattutto le atmosfere non sempre sono all'altezza dei riff o delle parti di batteria composte dagli australiani. Winston McCall si dimostra ancora una volta uno dei migliori frontman del movimento metalcore e la sua performance è assolutamente sopra le righe. Straniscono i violini e la voce femminile in 'The River' che sembra un tentativo forzato di proporre qualcosa di differente. 'Dark Days' e 'Sleight Of Hand' sono i pezzi maggiormente legati al precedente 'Deep Blue' e sono circondati da un paio di filler inattesi per musicisti di tale risonanza.