Lo scarso interesse generato dal ritorno dell'artista tedesco è la conferma di due aspetti di cui parlavamo da tempo. Il primo è che l'ebm per come l'abbiamo intesa negli ultimi anni ha smarrito anche i residui connotati che possedeva come movimento. Non ci sono più locali. Non c'è più pubblico e quello che è rimasto appare legato a vecchi stereotipi e non certo alle presunte evoluzioni del genere. Il secondo è che Faderhead ha perduto l'occasione di cambiare approccio compositivo con 'Black Friday'. Quel disco avrebbe davvero potuto cambiare il suo destino come musicista. Non sta a me analizzare i motivi per cui non lo ha fatto ma di certo i due lavori successivi decretano un impoverimento tecnico ragguardevole. Se togliamo il singolo iniziale 'FH4' precipita quasi subito nell'ovvietà e finisce per deludere sia i puristi che le nuove generazioni desiderose di sperimentazioni trendistiche. 'Take Your Fuckin' Meds' e 'No Time To Sleep' sono gli unici due episodi in grado di catturare interesse. Per il resto si passa dalla techno insipida all'electroclash senza mai lasciare il segno e le collaborazioni con Shawn Mierez, Shaolyn e Brian Graupner dei Gothsicles risultano disomogenee.