Parafrasando il titolo del loro secondo lavoro, si può affermare che i Flaw abbiano capito come preservare dall’estinzione la specie cui appartengono. Quella delle grandi band. Per chi scrive, il precedente ‘Through The Eyes’ (2001) fu l’ultimo debut album oggettivamente meraviglioso che la scena nu metal seppe regalarci, un’esemplare raccolta di canzoni dondolanti tra le rabbiose tribolazioni dei Disturbed e l’amara malinconia degli A Perfect Circle. Se l’impatto di quell’opera fu parzialmente frenato da una durata eccessiva e dall’inspiegabile selezione dei singoli tra i brani meno riusciti, è col nuovo ‘Endangered Species’ che i Flaw svelano i cromosomi del gruppo di caratura superiore. A dispetto di un evidente ammorbidimento del sound, peraltro sempre forgiato dal produttore David Bottrill, l’ispirazione della band raggiunge una profondità espressiva unica nel suo genere, splendidamente scandita dalla voce calda e passionale di Chris Volz. Ancora una volta, il paragone col capolavoro ‘Thirteenth Step’ degli APC sembrerebbe inevitabile, se ‘ES’ non dimostrasse una maggiore inclinazione verso aperture melodiche commercialmente vincenti e strutture ritmiche fantasiose ma regolari. In questo senso, la scelta della magnifica ‘Recognize’ come primo singolo dovrebbe rappresentare l’ideale salvacondotto verso il successo, per un gruppo dal talento troppo grande perché sia taciuto. Oggi i Flaw non possono più nascondersi nel culto di pochi fortunati. La farfalla partorita dalla metamorfosi.