Sono trascorsi vent'anni da quando l'esordio discografico del gruppo di San Diego si piazzò al primo posto delle classifiche americane conquistando otto dischi di platino. Da allora le vicissitudini non sono certo mancate per i fratelli Robert e Dean DeLeo che hanno rincorso per una vita intera il loro frontman Scott Weiland alle prese con gravi problemi di tossicodipendenza ed incapace di rimanere lucido per più di qualche ora. L'ennesimo litigio ha portato ad un'altra separazione ed al ricorso ai servigi di Chester Bennington. In prima istanza devo ammettere di avere dubitato sull'efficacia di tale soluzione vuoi perché ritenevo le due generazioni troppo lontane e vuoi perché queste operazioni commerciali mi hanno sempre rattristito. La verità è che i cinque pezzi di questo mini scorrono via rapidamente lasciando una piacevole sensazione di già sentito con 'Black Heart' che riporta alla mente 'Big Bang Baby' e 'Tomorrow' che avrebbe potuto fare parte delle sessioni di registrazione di 'Purple'. Questo approccio retrogrado non appare infimo come accaduto in altre situazioni e la produzione è stellare con la voce dei Linkin Park che dimostra i progressi effettuati dai tempi di 'Hybrid Theory'. Eccellente anche 'Out Of Time' mentre 'Same On The Inside' e 'Cry Cry' si assestano su un gradino inferiore.