?This is our Back In Black?. Di fronte a questa affermazione era impossibile per qualunque appassionato di southern rock non provare interesse per il nuovo album di Blaine Cartwright e Ruyter Suys. Ebbbene, ad oltre tre anni di distanza da 'From Hell To Texas', lo psicotico collettivo residente in Georgia ha dato alle stampe il migliore full lenght da quando 'Let Them Eat Pussy' ha fatto irruzione sul mercato musicale. Ne hanno passate insieme i due, tra crisi del genere, trend, tour andati a rotoli e problemi di line-up. Ma la coppia ha resistito all'inevitabile usura del tempo e dopo avere sostituito Karen Cuda, messa fuori gioco da guai fisici, con Bonnie Buitrago è tornata in studio sotto la supervisione di Brian Pulito e Rick Beato, già collaboratore degli Shinedown. Il risultato sono tredici pezzi bollenti, immersi nell'immaginario lirico di sex, drugs and rock n' roll su cui Lemmy Kilmister ha costruito una carriera. Hard rock con le palle, gusto melodico country sulla falsa riga degli ZZ Top e stacchi melodici ruvidi un po' alla AC/DC ed un po' alla Led Zeppelin. Quello è ciò che vi aspetta quando 'Everybody's Fault But Mine' farà il suo esordio nel vostro stereo. Jeremy Thompson picchia duro dietro le pelli e Ruyter Suys si conferma chitarrista di notevole spessore tecnico al di là dell'apparenza sboccata e discinta. 'Rub It To Death' e 'The South's Too Fat To Rise Again' contribuiscono all'efficacia della prima parte ma è con 'Before the Drugs Wear Off' che il tasso alcolico diverrà insostenibile e la testa comincerà ad andare per conto suo. I coretti di 'Up The Dosage' e 'Hooray for Cocaine, Hooray for Tennessee' sono assolutamente irresistibili, 'Pillbily Blues' potrebbe essere stata rubata ai Gov't Mule e poi sporcata a più non posso mentre 'Pussy's Not A Dirty' è molto più che una semplice canzone. E' uno statement vero e proprio. Un marchio di fabbrica che non si dissolverà facilmente.