Ero già venuto a conoscenza delle divagazioni post hardcore degli Abraham, ma non mi ero ancora imbattuto nei Coilguns. Fino a questo split edito dalla Hummus Records in un elegante cartonato, limitato ad un centinaio di copie numerate a mano. Una canzone per gli Abraham e tre per i Coilguns. Gli Abraham non perdono tempo e riversano sull?ascoltatore sedici minuti di convergenze post black crust con retaggi che vanno dai padri Cult Of Luna alle sperimentazioni più oscure da ricercare in pesantezze sludge. Rispetto al loro precedente album una prova un po? anonima e standardizzata su clichè già battuti da tanti. In questo split album vincono sicuramente i Coilguns con punteggio tennistico. La prova del trio anch?esso svizzero, è perfetta e trascende una poetica malinconica dell ?hardcore più intimista ma anche articolato. In ?Drainers? si sentono echi dei Botch più nervosi, mentre in ?The Archivist? la maestria e bravura di questa giovane band esce fuori prepotentemente, creando una canzone perfetta. Tredici minuti di pura emozione, malinconia, rabbia, frustrazione e furia cieca. Una sensazione di smarrimento e tragedia, lacrime che solcano un viso scavato da rughe eterne di effimera bellezza. L?assolo di chitarra nel finale vale l?acquisto di questo disco. Chiude la schizofrenica ?Leveling? che sfiora matrici quasi noise e l?eleganza spietata delle ritimiche dei Will Haven. La prova vocale poi, è intensa e sofferta come l?atmosfera di tutte le tre canzoni dei Coilguns. Gli album precedenti avevano evidenziato la loro personalità musicale, questo split la conferma. The next big thing. Nel complesso un lavoro interessante da acquistare anche per supportare realtà come Hummus Records, una piccola bottega di musica pesante da cui escono lavori di rara bellezza.