Anche se Sumerian e Century Media hanno deciso di pubblicare l'atteso 'Juggernaut' in due parti – tra l'altro scelta discutibile considerato il momento attuale del mercato discografico – non avrebbe alcun senso parlarne in sede separata. Questo perché è evidente come la visione di Misha "Bulb" Mansoor sia unica in termini di songwriting così come di produzione. Come prevedibile i Periphery ha deciso di allontanarsi dalle orride definizioni di djent che in passato aveva contribuito a creare. Se 'Alpha' rappresenta al meglio la concezione di aggressività e complessità strumentale degli americani, 'Omega' appare più accessibile grazie ad una uniformità di suoni e compressioni. Ciò non impedisce il fatto che alla lunga si perda un po' il filo della narrazione e che certe soluzioni risultino abbastanza scontate pur essendo indiscutibile il profilo tecnico della band. Stupisce la prova di Matt Halpern anche se i molteplici effetti utilizzati sulla sua batteria trasmettono sempre quella sensazione di finto che dovrà essere smentita dal vivo. Spencer Sotelo mostra miglioramenti cospicui soprattutto in 'Alpha' - con pezzi quadrati e psicotici come 'Heavy Heart', 'The Scourge' e 'Psychosphere' – mentre 'The Bad Thing', 'Graveless' e 'Omega' sono i passaggi chiave del secondo dischetto. Adesso ci sarà da capire se i Periphery riusciranno ad accrescere quella fanbase che ha saputo ergerli a culto nonostante la loro età relativamente giovane.