Sarebbe semplice liquidare brevemente ogni nuovo lavoro dei finlandesi Korpiklaani. In fondo basterebbe affermare che tutte le loro canzoni, devote al folk metal buontempone e alcolico scandito dall'autoctona danza humppa, siano intercambiabili tra i vari album della band, forse non andando troppo lontani dalla realtà. Noita cerca di spezzare questa catena di luoghi comuni fin dai tempi di preparazione, tre lunghi anni che dilatano la produttività di un gruppo abituato ad uscite molto frequenti (ben otto dischi tra il 2003 e il 2012), ma che in realtà si spiegano col recente ed omonimo debutto solista del cantante/compositore Jonne, all'insegna di un folklore sciamanico del tutto privo di strumentazione rock. Un'influenza presente solo nel singolo episodio di 'Minä Näin Vedessä Neidon', un passaggio oscuro e mistico collocato a metà dell'opera, che rompe l'equilibrio rassicurante di autentici cori da osteria come 'Pilli On Pajusta Tehty', 'Sahti' e 'Luontoni', sempre giostrati su chitarre basilari, violini allegrotti e fisarmoniche alticce. Una seconda parte dell'album meno coinvolgente, ancorché focalizzata su insolite atmosfere malinconiche, frena gli entusiasmi e ridimensiona la valutazione globale.