Trovo assolutamente triste e deprecabile che, per mantenere in vita la sua creatura post-Cannibal Corpse, Chris Barnes abbia deciso di chiamare al suo fianco Phil “Landphil” Hall, Josh “HallHammer” Hall e Brandon Ellis, ovvero i Cannabis Corpse, e che soprattutto un'etichetta seria come la Metal Blade sia prestata a questa operazione commerciale. E' certo che il nome del frontman originario di Buffalo evoca sempre un effetto particolare nel cuore degli appassionati di death ma questo non giustifica affatto una manciata di canzoni senza anima con le quali viene scimmiottata la sua band dal 1988 al 1995. Quei tempi sono andati e non sarà certo 'Crypt Of The Devil', che peraltro scompare al cospetto di 'A Skeletal Domain', a riportarci in un'era dove la brutalità in musica stava ancora delineando la sua forma più efficace. Il contributo del bassista-chitarrista, anche con Iron Reagan e Municipal Waste, è valido per carità ma, 'Open Coffin Orgy' e 'Slit Wrists' a parte, l'ascolto di questo undicesimo studio album produce una sensazione di vuoto spaventosa. Aggiungete una copertina che sembra provenire da qualche comic book ispirato ai Pirati dei Caraibi e comprenderete tutto il mio sdegno. Il riciclaggio è finito e qualcuno dovrebbe farlo intendere all'omaccione dietro all'asta del microfono.