Considerato il successo dei Royal Blood è chiaro che la One Little Indian punti molto a livello promozionale sul paragone tra Mike Kerr e Ben Thatcher e questi ragazzi di Wolverhampton. In realtà i God Damn sono rimasti in due quasi per caso e non per una scelta pianificata. Ciò non toglie che il loro sia un esordio da capogiro con “chitarre pungenti, linee vocali che disintegrano i polmoni e ritmi che corrono come cavalli selvatici.” Musica che sembra scritta apposta per spaccare le gambe dal vivo ed ottenere allo stesso tempo un discreto airplay radiofonico. Al microfono ed alla chitarra troviamo Thom Edward, carattere in apparenza timido e indolente ma capace di sorprendere fin da subito per la sua aggressività, mentre dietro le pelli spicca la potenza e la pulizia tecnica di Ash Weaver, vero motore di un progetto che fonde metal, post punk, Jesus Lizard e Nirvana. 'Vultures' non presenta punti deboli ed oltre agli acclamati singoli 'When The Wind Blows', 'Shoeprints' e 'Horus' emergono l'oscura psichedelia di 'We Don't Like You' e l'immediatezza della title track e di 'Skeletons'. Sicuramente un'operazione commerciale studiata bene ma i God Damn ci sanno fare davvero e se anche fuori dal loro terreno abituale sapranno fare parlare di loro allora questo potrebbe essere solo l'inizio di una lunga carriera.