-Core
Pale Green Ghosts
John Grant
Bella Union
Pubblicato il 20/09/2015 da Lorenzo Becciani
Songs
1. Pale Green Ghosts
2. Blackbelt
3. GMF
4. Vietnam
5. It Doesn't Matter To Him
6. Why Don't You Love Me Anymore
7. You Don't Have To
8. Sensitive New Age Guy
9. Ernest Borgnine
10.I hate this town
11. Glacier
Songs
1. Pale Green Ghosts
2. Blackbelt
3. GMF
4. Vietnam
5. It Doesn't Matter To Him
6. Why Don't You Love Me Anymore
7. You Don't Have To
8. Sensitive New Age Guy
9. Ernest Borgnine
10.I hate this town
11. Glacier

Un disco che mi è entrato nelle ossa. La seconda opera dell'ex frontman dei The Czars non è solamente in grado di sfuggire a qualunque forma di catalogazione ma possiede l'innata capacità di trasportare in un'altra dimensione. La terra lavica è dietro l'angolo. Lui stesso la calpesta ogni giorno e ama farsi fotografare con tale sfondo alle spalle ma nel successore di 'Queen Of Denmark' non troverete solamente atmosfere nordiche, ghiacciai e decadenza tipica di chi non conosce la luce del giorno. 'Pale Green Ghosts' è un mirabolante viaggio nella storia della musica pop con passaggi di elettronica purissima che si alternano ad intromissioni nel folk statunitense, tinte jazz, soul e indie rock impossibili da cancellare. Al suo fianco troviamo il tastierista Chris Pemberton, Birgir Þórarinsson dei Gus Gus e Sinéad O’Connor e la scaletta è di una compattezza spaventosa sebbene ogni brano tracci un percorso di esteriorizzazione in apparenza diverso. Si passa dai battiti lascivi della title track, della micidiale 'Blackbelt' e di 'Sensitive New Age Guy' a testi capolavoro come 'GMF' e 'Ernest Borgnine' nei quali l'apprendimento della malattia viene affrontato con sadico nichilismo. Reykjavík è sempre al centro della situazione con le sue temperature gelide ed arrangiamenti che ne mettono in evidenza la bellezza surreale. Il sax di Óskar Gudjónsson, i sogni interrotti di 'You Don't Have To, e versi che bruciano dentro, su tutte 'Vietnam' e 'I Hate This Town', spingono 'Pale Green Ghosts' su vette inattese anche da coloro avevano consumato l'esordio. Dal pop folk alla dance, passando per l'incontro con Paul Alexander e Mckenzie Smith dei Midlake in 'It Doesn't Matter To Him', per l'ibrido electro-pop ' Why Don't You Love Me Anymore', che segna la svolta a livello stilistico e vede la cantante irlandese superarsi, e ancora per i sette minuti conclusivi della spettrale 'Glacier'. Al cospetto di un artista che ha trasmetterci talmente tanto è anche difficile capire quali saranno le prossime mosse in termini di sonorità ed arrangiamenti. Dovremo aspettare solo qualche settimana perché, dopo l'ambizioso live registrato con la BBC Philarmonica Orchestra, il terzo full lenght è alle porte.   

John Grant
From USA

Discography
2010 Queen of Denmark
2013 Pale Green Ghosts
2015 Grey Tickles, Black Pressure
2018 Love Is Magic
2021 Boy From Michigan