Una vera gemma l'esordio strumentale di una delle due menti degli Interferenze che ha saputo concepire un album che possiede un potere cinematico straordinario ed allo stesso tempo è capace di evocare le atmosfere industriali tanto care a Trent Reznor (più che i bestseller che tutti conosciamo 'Ghosts I-IV' e 'Hesitation Marks'). Le tredici tracce in questione lasciano che l'elettronica si incontri spesso con le note di un pianoforte e, sebbene ognuna di esse sia intesa come la fotografia di un particolare momento, la progressione e la compattezza della scaletta non vengono mai inficiate. Al contrario 'Hidden Scars' riesce ad ammaliare, sedurre, trascinare verso territori sonori nuovi per poi distrarre e ferire a morte con il suono di un synth modulare che non ci si aspetterebbe mai. Un flusso di coscienza nel quale vengono collocati elementi del passato – fate voi se riconducibili alla discografia di Duran Duran o Depeche Mode – scalini di noise e acidume, passaggi notturni e frangenti ambient. Luca Fucci è bravissimo a discernere luci e ombre a proprio piacimento, catalizzando l'attenzione a volte su architetture sperimentali ed altre su strutture più canoniche ma non certo banali. Spettacolari 'Undertow' e 'Beyond Last Night' ma parlare di singoli titoli al cospetto di una release così avvincente nella sua globalità sarebbe soltanto stupido. Adesso è lecito aspettarsi ulteriori cicatrici, un altro grande album insieme a Giacomo Salani, che nello specifico suona il basso in 'Still Here', e un tour che possa toccare paesi esteri nei quali questa tipologia di musica è veramente apprezzata.