Quindici anni vissuti pericolosamente in bilico tra noise e industrial metal. Gli Infection Code tornano per l’occasione al formato mini che in passato era stato utilizzato solamente per l’esordio autoprodotto ‘H.I.V. 999’, nel quale l’influenza death e il contributo di Tommy Talamanca dei Sadist erano evidenti, e volendo per lo split limitato con i Deflore. Negli anni la band è cresciuta, ha personalizzato il proprio suono, lo ha modellato, deformato, rinvigorito. Soprattutto ha cambiato line-up e, incorporando Paolo Penna, chitarrista che ha collaborato con i Locanda delle Fate, ha compiuto un passo in avanti in termini tecnico-compositivi. Forse per anticipare una svolta stilistica o comunque l’inizio di una nuova era, i piemontesi hanno deciso di riprendere tre pezzi vecchi, riarrangiandoli e mutandone qualche contorno presso l'Archansel Studio di Asti, includendo nella release un inedito e il filmato realizzato da Ivan Ferrera che li ha seguiti in tour tentando di immortalarli nella loro versione più oscura e psichedelica. La splendida copertina realizzata da Marco Castagnetto è l'emblema di un'evoluzione che ha visto 'La Dittatura Del Rumore' come apice e adesso viene immessa sul mercato internazionale sottoforma di titoli come 'Martire', 'Origine' e 'Grigio'. Un corpo che si dibatte tra le lamiere, rumorismo esasperato ma mai nostalgico, mood alienanti e le vocalità gelide e claustrofobiche di Gabriele Oltracqua. Alla lapidaria 'Cupavanguardia' viene lasciato il compito di introdurre un nuovo percorso, non meno audace o futuristico dei precedenti, che ci auguriamo verrà presto illuminato da una luce accecante e sicura. Nello scheletro del pezzo si cela un tesoro che non è solo di Argonauta o del nostro paese. Mettiamocelo bene in testa.