-Core
Tooth
Raime
Blackest Ever Black
Pubblicato il 11/06/2016 da Lorenzo Becciani
Songs
01. Coax
02. Dead Heat
03. Hold Your Line
04. Front Running
05. Dialling In, Falling Out
06. Glassed
07. Cold Cain
08. Stammer
Songs
01. Coax
02. Dead Heat
03. Hold Your Line
04. Front Running
05. Dialling In, Falling Out
06. Glassed
07. Cold Cain
08. Stammer

Ho atteso tre anni questo album e adesso che è finalmente uscito non mi sembra quasi reale. Non solo perché la stessa natura del progetto è sfuggente ma soprattutto per il fatto che Tom Halstead and Joe Andrews hanno dimostrato a più riprese di essere due musicisti lontani da qualsiasi tipologia di classificazione. Potete provarci quanto volete ma non troverete in circolazione elettronica come questa e anche dal vivo, in una dimensione in cui il contatto dovrebbe farsi più concreto, il duo britannico è capace di nascondersi dietro fondali inquietanti o più semplicemente dietro a synth, laptop e console. Facendoci perdere totalmente la testa. Da quando mi sono imbattuto in 'Quarter Turns Over A Living Line' avrò ascoltato due massimo tre album di tale spessore e nel catalogo dell’etichetta di Kiran Sande non è stato possibile raggiungere i medesimi risultati nonostante un nutrito numero di artisti interessanti tra cui ricordo Tropic Of Cancer, Prurient e Bremen. Quella dei Raime non è solo musica, mettetevi le cuffie e vi sembrerà di essere al Tate Modern davanti ad un’installazione sonora con incubi, fantasmi, dipinti, sculture e manifesti di arte contemporanea che prendono vita. Qualcuno di voi percepirà collegamenti con Vatican Shadow, Mount Kimbie, Nicolas Jaar, Burial e in senso più allargato con i Radiohead di ‘The King Of Limbs’ e ‘A Moon Shaped Pool’ ma la verità è che non esiste sulla faccia della terra un altro suono bianco come questo. Rispetto all'esordio su lunga distanza, 'Tooth' si muove sempre su territori ambient, dubstep e industrial ma con cinismo esasperato e respiro melodico molto più ampio. Sono stati presi in prestito elementi da Moin, dal post rock e dalla minimal ed a tratti sembra quasi che gli autori abbiano acquisito maggiore consapevolezza dei propri mezzi e cerchino un riscontro commerciale. Poi improvvisamente la temperatura sale, la confusione inizia a fare da padrona, i beat tornano ad accumularsi nel vortice e le influenze techno, garage e grime definiscono i contorni di un viaggio verso l’ignoto che non possiede le normali connotazioni delle nostre partenze e dei nostri arrivi. Di colpo vi sentirete destabilizzati, interiormente scalfiti, non feriti perché i Raime non provocano dolore ma amano ledere la parte psicologica. L'iniziale 'Coax' potrebbe essere senza problemi l'introduzione di un album post punk e la seguente 'Dead Heat', in assoluto il pezzo più ambizioso mai composto dalle menti di 'If Anywhere Was Here He Would Know Where We Are', esegue inesorabile la sua opera distruttrice di neuroni. Un singolo che se venisse fatto circolare come white label spingerebbe nel disordine e nell’anarchia l’intero panorama elettronico inglese incapace di rispondere in maniera efficace ad un’impellente esigenza di cambiamento. Un gioco che con il passare del tempo si è trasformato in un processo creativo drammatico e lungimirante. Un gioco che seguendo le dilatazioni di ‘Dialling In, Falling Out’ potrebbe anche non finire mai. ‘Glassed’ e ‘Cold Cain’ le due mazzate definitive prima della chiusura lasciata all’ipnotica ‘Stammer’.  

Raime
From UK

Discography
Quarter Turns Over A Living Line (2012)
Tooth (2016)