Mi auguro con tutto il cuore che questo non sia l’ultimo album dei giapponesi ma se così fosse avrebbero veramente realizzato il loro capolavoro a suggello di una carriera eccezionale che li ha visti primeggiare nel movimento post rock a dispetto di un profilo del tutto anti-commerciale. Il passaggio dalla Tzadik di John Zorn alla Temporary Residence Limited (con gli splendidi ‘Walking Cloud And Deep Red Sky…’ e ‘You Are There’) li ha visti di volta in volta irrobustire le dinamiche e alimentare la freschezza della propria offerta musicale con elementi noise, shoegaze o semplicemente retaggi avanguardistici di qualità eccelsa. Vederli alle prese con un concept legato ai gironi infernali, nato sotto la supervisione di Steve Albini, è come la realizzazione di un sogno ma vi assicuro che le parole non saranno mai sufficienti a descrivere tanta bellezza. 'Requiem For Hell' è energia allo stato puro, brado, viscerale, melodie di afflato sperimentale eppure grande efficacia. Preparatevi a consumare numerose celle cerebrali perché le avventure soniche promosse dal successore di 'Rays of Darkness' comportano dei processi mentali nei quali è impossibile non perdersi. Un fascino astrale per quella forma d'arte che si distingue dalla pittura o dalla scultura per una consistenza non sempre palpabile e che semmai è più prossima all'architettura per come vengono costruite le stratificazioni strumentali. In questo Takaakira "Taka" Goto e Hideki "Yoda" Suematsu sono davvero dei maestri e le iniziali 'Death In Rebirth' e 'Stellar' faranno venire la bava alla bocca agli appassionati del genere. Tamaki Kunishi passa dal basso alla chitarra, dal piano al glockenspiel come se niente fosse, e Yasunori Takada spacca tutto dietro le pelli lanciando a tratti anche delle parti in synth che tagliano in due i soundscapes. La title track raggiunge l'apice di epicità e complessità confermando quanto il leader ha affermato in un'intervista ovvero che “la musica è comunicare l'incomunicabile; ciò si traduce nel fatto che ci importa poco del termine post rock e che la musica, per essere concreta, debba trascendere il genere”. Chiudono il lavoro la drammatica 'Ely's Heartbeat' e 'The Last Scene', che lascia cadere il sipario come una donna avvenente farebbe con le proprie vesti per sedurre il suo uomo.