Le cose non succedono mai per caso o forse si. Che ci sia voluto Fred Durst per riportare in vita Page Hamilton e gli Helmet poco importa perché ‘Unsung’ è una compilation assolutamente fondamentale che finalmente rende merito a uno dei gruppi più importanti e influenti degli anni novanta. Quattro album che hanno letteralmente scavato un solco tra le sonorità pseudo-mediatiche e i trend di allora e brutali improvvisazioni postrock che partendo dagli studi jazz di Hamilton abbracciavano le nuove tensioni ritmiche che stavano per esplodere (Korn, Crisis). Se ‘Strap It On’ e ‘Meantime’ sbalordirono per la loro efficace e insolente originalità, ‘Betty’ ebbe il pregio di chiudere in un certo senso un ciclo e focalizzare al massimo il loro talento in qualcosa di più definito e organizzato ma non meno devastante. Si parte con ‘Repetition’ e vengo subito percorso da stani brividi. Scorrere pezzi come ‘FBLA’, ‘Sinatra’ (che i Deftones hanno recentemente ripreso), ‘Better’, ‘Iron Head’.. è come tuffarsi nuovamente in una piscina di odio, frenesie urbane e irrequieti flussi di coscienza. Ascoltate ‘Just Another Victim’ con gli House Of Pain (‘Judgment Night’). Correva l’anno 1993 e da quel momento tutto è cambiato.. ‘Unsung’ contiene anche materiale più difficilmente reperibile come ‘Disagreeable’ dalla colonna sonora di ‘Feeling Minnesota’ e altri estratti da soundtrack come ‘Milquetoast’ (‘The Crow’) che non hanno perso il loro incedere inquietante. Ancora non è chiaro se Hamilton porterà avanti i suoi nuovi progetti personali (Gandhi e una nuova band con Chris Traynor ex Helmet e Orange9mm) oppure se questa raccolta porterà alla riunione della band originale. Finchè non lo sapremo godiamoci queste ventuno canzoni che se non fossero già edite sembrerebbero veramente cadute dal cielo..