Non è certamente un caso che ‘Endless’ esca per un’etichetta di musica classica. Semmai a qualcuno potrà sembrare strano che due manipolatori elettronici come Matteo Milleri e Carmine Conte abbiano scelto un’approccio di questo tipo per il loro debutto su lunga distanza. In tempi in cui le cosiddette white label non funzionano più come una volta i Tale Of Us hanno comunque dominato la scena negli ultimi cinque-sei anni. Prima la nascita di Life & Death, poi una serie di EP e singoli usciti per R&S, M_nus e Visionquest, poi ancora Afterlife e adesso, tra lo stupore degli addetti ai lavori, ‘Endless’ e le sue incredibili pitture di parti ambientali. Se qualcuno non li conoscesse potrebbe pensare a dei discepoli di Ólafur Arnalds e Nils Frahm più che a dei padrini della scena techno moderna e invece, magari dopo qualche ascolto, influenze come Rødhåd, Holy Other, Vaal e Mind Against emergono a poco a poco (‘Destino’ e ‘Venatori’). Quello che colpisce è la personalità con cui i Tale Of Us affrontano una materia complessa e la sottomettono alle proprie regole. Non c’è una sola traccia di quest’album in cui l’urgenza compositiva sia anche leggermente inferiore, una sola traccia in cui le atmosfere e le architetture neoclassiche non trasmettano i brividi. Da una parte la freddezza digitale di alcuni loop intriganti (‘Dilemma’) e dall’altra progressioni di lunga durata che potrebbero ricordare anche le recenti produzioni di Radiohead e Rival Consoles (‘Ricordi’ e ‘Distante’). Una gemma di musica contemporanea che merita di essere scoperta a dispetto di quali siano i propri gusti artistici.