La scorsa settimana ho avuto la possibilità di intervistare dal vivo Nick Holmes e Gregor Mackintosh in occasione del pre-ascolto e della promozione del nuovo album dei Paradise Lost che uscirà a settembre. Tra una domanda e l’altra sono saltati fuori i progetti paralleli e il chitarrista ha sottolineato come i Bloodbath fossero per il frontman un motivo di guadagno mentre i Vallenfyre andassero considerati al pari di una band qualsiasi con una visione precisa e musicisti dedicati al songwriting in maniera costante. Non so quanto ciò sia vero ma di sicuro quello che pareva uno sfogo personale e un modo di staccare dalla routine si è trasformato in senso di responsabilità, un contratto rinnovato con la Century Media e tanti riconoscimenti in tutto il mondo. Smarrito gioco forza l’effetto sorpresa del debutto possiamo tranquillamente affermare che ‘Fear Those Who Fear Him’ è il migliore dei tre full lenght pubblicati finora dai Vallenfyre. Un po' perché il songwriting, cupo ed efferato come sempre, si è raffinato ed un po' perché Kurt Ballou (Converge, Kvelertak) ha ancora fatto centro in termini di produzione. La scaletta è in costante bilico tra crust death e doom con qualche sferzata gothic di contorno e stacchi strumentali da brividi. Oltre al chitarrista, i riff portanti di ‘Kill All Your Masters’ e ‘Cursed From The Womb’ sono incredibili, spiccano le performance di Hamish Glencross, ex My Dying Bride, e Waltteri Väyrynen (sentirete su ‘Medusa’ cosa è in grado di fare). Cruda e onestà brutalità. Nessun compromesso. Nessuna necessità di conformarsi col resto delle band.