Come avete vissuto questi due anni da ‘Therapeutic Portrait’?
Molto bene, il nostro esordio è andato al di là di ogni più rosea aspettativa e non potevamo esserne più felici. In più, il debutto discografico è stato molto significativo anche per le nostre vite, come persone e come musicisti. Tutto questo ha portato ad 'Overflow'.
La vostra musica rimane contemplativa e terapeutica?
Certo, quando non sarà più cosi sarà un grosso problema.
Il nuovo materiale è stato composto in un lasso di tempo preciso?
Circa in un anno. Il processo compositivo è stato molto naturale e spontaneo. 'Overflow' è l’esatta successione di 'Therapeutic Portrait'.
La componente elettronica ha assunto un ruolo determinante nella vostra proposta. A quali artisti vi ispirate maggiormente?
Sì, senza dubbio perché in questo album c’è più ricerca del suono e sperimentazione. Concepiamo la musica elettronica come musica del futuro su cui puntare per cercare sempre nuove sonorità, spunti, idee. Non ci sono dei riferimenti precisi, nella nostra formazione musicale pesa molto l’influenza del rock alternativo americano ’80-’90 e tutta la nuova corrente elettronica degli ultimi dieci anni. Parliamo di compositori neoclassici d’avanguardia, sound designers, producers.
Ritenete che in questo modo i Platonick Dive possano allargare il proprio spettro di riferimento in termini di pubblico?
Il passo non è stato fatto per questo motivo, ma perché come abbiamo detto 'Overflow' è la naturale evoluzione del nostro debutto, il nostro secondo step di platonica terapia.
Quanto è stato importante l’album di remix nell’ottica di dare maggiore spazio all’elettronica in questo secondo lavoro in studio?
Quando è uscito 'Therapeutic Portrait Remixes' i brani di 'Overflow' erano appena abbozzati, non sapevamo ancora con certezza che direzione avrebbe preso l’album. Sicuramente la raccolta dei remix è stato un modo per avvicinarci ancora di più a questo mondo, farci “stravolgere” i brani da gente che lavora davvero bene ed ovviamente per sperimentare sempre. Un aspetto che non deve mancare e non mancherà mai nella nostra musica.
Da dove avete preso i campionamenti? Ci sono anche field recordings nell’album?
Oh sì, ed è una roba che ci ha davvero divertito. Alcuni suoni ambientali all’interno del disco (treni, vento, passi sulla neve) sono registrazioni all’aria aperta. Poi ci sono pure un paio di “spoken words”: il primo di una giornalista americana che nel 1996 annuncia la legalizzazione della marijuana in California a scopo terapeutico ed il secondo è un botta e risposta tra William Burroughs e l’intervistatore dove lo scrittore descrive un paio di dettagli delle sue “sperimentazioni”.
Dove si sono svolte le registrazioni? Chi ha prodotto e mixato l’album?
Come per il precedente lavoro abbiamo registrato il disco fra il Folsom Prison Studio di Prato e l’Adrenaline Studio di Livorno. Il Folsom è lo studio della label, la Black Candy Records. Il secondo è lo studio di Daniele Nelli, fratello del nostro batterista Jonathan e frontman di due celebri metalcore band ovvero Tasters e Upon This Dawning. Lo abbiamo prodotto e mixato insieme a loro (Daniele Nelli e Davide Bitozzi dell’Adrenaline), in un clima familiare, con estrema serenità e passione.
Quanto sono state influenzati i nuovi brani dalle vostre performance dal vivo?
A questo giro parecchio. Infatti 'Overflow' è un album molto più ritmico, dal forte impatto sonoro ed emotivo.
Cosa deve aspettarsi un ragazzo che non conosce i Platonick Dive da un vostro concerto?
Terapia elettronica ed esplosioni di suono.
Quando avete deciso di inserire parti cantate nell’album? Volete raccontarci come sono nati i brani in questione?
Lo abbiamo deciso quando abbiamo capito che i brani in questione potevano avere ancora più risalto con una vera linea vocale. Partendo da band prettamente strumentale, non ci saremmo mai presi una responsabilità così senza pensarci, ma successivamente abbiamo capito che in realtà non mettere la voce sarebbe stato un errore.
Adesso vorrei ripetere l’esperimento che facemmo in occasione dell’intervista all’Officina Giovani di Prato. Scegliete un brano a testa di ‘Overflow’ e provate a recensirlo per i nostri lettori..
(Jonathan) 'Geometric Lace' - Trip da brivido tra i luoghi più macabri del pianeta.
(Marco) 'High Tide' - Un percorso che arriva nei deserti sperduti delle nostre menti rinfrescato dalla dolce brezza elettronica che guarda al futuro.
(Gabriele) 'From Seattle To Berlin' - Il brano che rispecchia bene il nuovo “Platonick sound” di 'Overflow', più ritmo e groove, elettronica serrata con campionamenti vocali, synth e chitarre sognanti ma noisy allo stesso tempo, batteria vera colonna vertebrale. Un vero viaggio fra due città, Seattle e Berlino, che hanno contribuito non poco a quello che siamo oggi.
Dove è stato girato il video di ‘Spoken Noise’?
A Livorno, in zone diverse. Lungomare, zona industriale, stazioni, zone collinari e boschi.
Chi ha realizzato l’artwork? Cosa desidera rappresentare l’immagine di copertina?
Lo ha realizzato Jacopo Lietti, in arte Legno. E’ uno studio grafico e serigrafia di Milano. Ha riportato graficamente quello che sono i contenuti audio di 'Overflow': un flusso continuo di suoni, sperimentazioni, idee, emozioni. Che poi lui è pure il cantante dei Fine Before You Came. Quindi doppia gioia.
‘Overflow’ è straripamento, piena, eccesso. Dove vogliono arrivare i Platonick Dive?
Esattamente, in questo album non ci si ferma mai. Ed è quello che vogliamo fare. Far arrivare la nostra Terapia al maggior pubblico possibile.