-Core
Dardust
Italia
Pubblicato il 14/03/2016 da Lorenzo Becciani

Ne avevamo già parlato a Reykjavík e adesso lo sottoscrivo. ‘Birth’ è uno degli album più belli mai pubblicati nel nostro paese da sempre. Ti ringrazio personalmente per le emozioni che ogni volta provo ascoltandolo e ti chiedo se il risultato finale coincide in maniera esatta con la visione che avevi prima di entrare in studio o addirittura comporre le tracce…
Ti ringrazio di cuore. Il risultato è anche migliore di come mi ero immaginato “Birth” prima di scriverlo.

Cosa desideravi cambiare in termini di arrangiamenti e suoni rispetto all’esordio?
Volevo che la parte elettronica fosse estremizzata, più curata, più matura, più dettagliata anche in maniera maniacale per competere anche all’estero. Per quello che riguarda la scrittura pianistica invece volevo che fosse più “intensa”, meno naïf e ancora più minimale di '7'.

La trilogia di cui parli è una trilogia esclusivamente musicale o presenta connotazioni spazio-temporali, sociologiche, filosofiche ecc..?
Connotazioni spazio-temporali per quello che riguarda il mio percorso musicale che alla fine è tutta la mia vita. Sono nato in termini di passione musicale con David Bowie e la trilogia Berlinese, per poi abbandonare per necessità lavorative il tutto e fare un altro percorso come songwriter. L’Islanda dei Sigur Rós e Arnalds ha risvegliato in me un’attitudine creativa più pura come era all’inizio della mia adolescenza e lì sono rinato. Quindi per ora le due tappe sono la Berlino di '7' e la mia rinascita in Islanda con 'Birth'.

Dove componi di solito? Che modalità segui? E’ cambiato il tuo approccio compositivo negli anni?
Compongo ovunque. Dal mio studio di notte così come quando sono in viaggio. Mi piace sempre andare in giro per l’europa, affittare un appartamento su airbnb con il pianoforte e rinchiudermi una settimana a scrivere. L’approccio compositivo è anche cambiato dato che Dardust è anche un lavoro di team. Ci sono in linea di max tre approcci compositivi. Io scrivo al piano, lascio lavorare Vanni Casagrande liberamente sulla parte elettronica dandogli degli input o references, poi ci mettiamo a quattro mani e lavoriamo insieme sulla parte electro, chiudendola. Vanni mi da un beat e io ci scrivo sopra. Oppure come spesso è accaduto per i brani di 'Birth', io ho in testa un immaginario per il brano e ho in testa anche il suono e come dovrebbe essere. Ad esempio prima di mettermi a scrivere effettivamente, i brani con i titoli 'The Wolf', 'Bardaginn', 'Gran Finale' esistevano già nella mia mente e dovevano essere così. Da li poi concretamente iniziamo a renderli reali. Capita anche che cambio il titolo. Ad esempio 'Don’t Skip' doveva raccontare un geyser, musicalmente abbiamo tracciato questo immaginario per poi cambiare titolo.

Chi era artisticamente Dario Faini prima di Dardust?
Un uomo a metà.

Come sei quando torni a casa e ti togli i panni di musicista?
Vino rosso, piedi nudi sul parquet, piadina integrale e poi letture, telefonate, youtube, ascolti e via dicendo.

Qual è stata finora la tua migliore esperienza dal vivo? Che tipologia di concerto devono attendersi i tuoi fan? Preferisci ambienti grandi o piccoli? Solo piano o anche elettronica?
Abbiamo avuto esperienze incredibili dal vivo quest’anno. Io non do mai niente per scontato e non ho mai aspettative quando vado a suonare, quindi se suono davanti a cinquanta persone o quindicimila in un festival è sempre un miracolo e cerco di goderne sempre. Ogni esperienza è stata meravigliosa. Il live è la mia vera passione da sempre e forse uno dei motivi più belli per vivere. E’ una battaglia tra tensione-adrenalina-esplosione-scambio e scarico. Nascere e morire ogni volta con un bagaglio ed energia nuova. Credo di essere migliorato come persona da quando ho ripreso a suonare dal vivo.

Nel terzo capitolo della trilogia pensi che emergerà maggiormente la componente neo-classica o quella elettronica?
Non ne ho la più pallida idea. Forse non voglio nemmeno più andare a Londra ma a Tokyo. Ry?ichi Sakamoto è un altro motivo per cui faccio questo mestiere.

Se pensiamo al termine neoclassico vengono subito in mente Olafur Arnalds, Nils Frahm, Dustin O’Halloran, Max Richter e così via. Ci sono altri artisti, magari emergenti, che ritieni interessanti o che addirittura stiano a tuo parere evolvendo il genere?
Onestamente non credo di appartenere a questa categoria neoclassica che amo comunque visceralmente. In 'Birth' siamo su un altro versante. Non so come si chiami questo genere. Forse electro-neoclassica.

Che rapporto hai con altri due pianisti italiani moderni che personalmente adoro come Federico Albanese e Giovanni Guidi?
Ti rispondo anche qui, non mi ritengo un pianista. Il piano è solo un piccolo aspetto dell’identità di Dardust che è fatta di mondi sonori diversi, documentari, visuals, esperienze live e tanta elettronica. Preferirei essere considerato un producer o compositore contemporaneo.

Adesso parliamo di Islanda. E’ una passione comune quindi potremmo anche dilungarci. Perché hai scelto di registrare l’album a Reykjavík e cos’hai trovati negli splendidi Sundlaugin Studio che non c’era in altri studi di registrazione magari anche più attrezzati e costosi?
Non credere che il Sundlaugin studio sia poco costoso eh eh. A parte gli scherzi, come ti dicevo i Sundlaugin studio li ho sempre sognati, immaginati e idealizzati ascoltando i dischi dei Sigur Rós. Devo tanto a quegli studi come ti dicevo prima. I miei album preferiti vengono da li, ed era naturale tornare all’origine delle mie passioni e respirare un certo tipo di atmosfera concreta e reale unita alla magia che ho creato negli anni nella mia testa e che era altrettanto tangibile quando ero li.

Birgir Jón "Biggi" Birgisson è un amico e ho avuto modo di visitare lo studio. E’ stata una delle esperienze più belle che abbia mai vissuto da giornalista. Che rapporto avete instaurato? Ti ha messo a disposizione della strumentazione particolare?
Ci ha messo a disposizione tutto quello che volevamo. In verità è stato serissimo sempre, io ero quasi convinto che odiasse noi e quello che stavamo facendo. Ma alla fine delle sessions ci ha guardato sorridendo facendoci un miliardo di complimenti. Devo dire che ho temuto.

Quanto tempo sei stato in studio? C’erano altri artisti in quel periodo?
Non c’era nessuno a parte noi. Spesso “Biggi” ci ha lasciati soli in studio per ore e noi come bambini in mezzo a un miliardo di giocattoli.

Perché hai scelto 'The Wolf' come singolo? Hai partecipato in prima persona alla realizzazione del videoclip?
Sì l’idea del trattamento è mia. Da appassionato di Game Of Thrones volevo qualcosa che richiamasse quelle atmosfere e allo stesso tempo ricollegarmi alla storia del bambino astronauta. Quindi sono andato a cercare qualcuno che avesse dei lupi e l’ho trovato proprio a Rocca Calascio dove poi abbiamo girato. L’astronave alla fine è il colpo di scena e il collegamento con gli altri video. Abbiamo pianificato poi tutto nei dettagli con il regista Tiziano Russo e poi abbiamo girato. Tral’altro ci sono stati vari problemi sul set. La lupa Deha era terrorizzata dalla troupe e scappava ovunque. Ma alla fine ce l’abbiamo fatta.

Che ruolo hanno avuto Vanni Casagrande e Bloody Beetroots nell'album?
Vanni è il mio braccio destro. Rende concreto insieme a me quello ho in testa e mi accompagna sempre in ogni discussione e processo creativo che ho su Dardust. E’ parte del progetto come Pietro Cardarelli che ci accompagna sul lato dei visuals.

Cosa puoi raccontarci dell’Iceland Airwaves? Sei riuscito a vedere qualche concerto? Chi ti ha impressionato? Hai stretto qualche legame che potrebbe portare a collaborazioni future?
Purtroppo abbiamo suonato e poi siamo andati via, eravamo in chiusura disco e dovevamo concentrarci per fare in modo di tornare a casa soddisfatti e con tutti gli obiettivi raggiunti nel dettaglio.

Tornerai a novembre?
Perché no..

Quante volte sei stato al Berghain? E' la tua discoteca preferita?
Mai superata la selezione. Tutte e tre le volte. Proprio per questo è un posto che sogno spesso. Ciò che desideri e sembra impossibile alimenta i nostri sogni, così come andare in Islanda a fare un disco. Fino a tre anni fa mi sembrava impossibile.

Dardust
From Italia

Discography
7 - 2015
Birth - 2016