-Core
Infection Code
Italia
Pubblicato il 30/10/2007 da Lorenzo Becciani

"Intimacy" è un grandissimo ritorno per gli Infection Code. Quali sono stati i momenti fondamentali che ne hanno preceduto la pubblicazione ?
Beh non so se è stato un grande ritorno. È stato un ritorno questo si. Un po’ faticoso, sacrificato alle nostre vite normali di non musicisti e anche se sono passati quasi tre anni dalla pubblicazione di "Sterile" il nostro precedente album, un’ urgenza. Non temporale ma emotiva. Dopo "Sterile", fatti numerosi concerti in giro per gli Italia con molta fatica e tanto sacrificio, ci siamo sentiti un po’ svuotati, demotivati. Lo erano le nostre braccia, ma anche le nostre menti. C’è stato un periodo che gli Infection Code potevano anche morire. Quel determinato periodo invece ci ha fatto bene. Guardandoci in faccia, parlandoci anche con accenni di animosità elevata ci siamo detti tutto. Quello che andava e quello che non andava. Da li concettualmente è nato "Intimacy". Quelle discussioni ci hanno fatto sentire più uniti, ci siamo costruiti un guscio che solo noi quattro potevamo schiudere o tenere chiuso. Nessuno può o potrà accedervi. Da li è riaffiorata anche la passione per comporre nuova musica. "Intimacy" è nato in un periodo nero e forse questo ha influito sul prodotto finale.
Come nasce il titolo ?
Volevamo dare un senso di familiarità ed intimità all’ interno della band. Mettere in musica le emozioni, gli stati d’animo e le sensazione che più in quel periodo tanto negativo ma cruciale ci hanno fatto sentire vicino l’ uno con l’altro. È stato un po’ come spurgarsi e lasciarsi indietro quel lasso di tempo. Conoscere noi stessi e conoscere anche chi ci stava intorno. Gli Infection Code non sono soltanto una band, od un gruppo di amici che si ritrova. È diventato qualcosa di più . Esagerando forse una setta. "Intimacy" ci è sembrato subito il titolo più adatto per caratterizzare quel momento. E per battezzare un nuovo processo di sperimentazione.
La cover è molto minimale. A cosa vi siete ispirati ?
E" un opera di Enrico il nostro bassista/rumorista. Il suo stile è molto minimale e scarno e questo suo quadro si adattava perfettamente a tutto ciò che ruota intorno ad "Intimacy". L’ idea dell’albero rappresenta perfettamente la dualità che in "Intimacy" è evidenziata sia liricamente che musicalmente. I rami, la chioma che si protendono verso l’alto  possono essere visti come qualcosa di positivo, nella religione e tradizione dell’uomo tutto ciò che si estende verso il cielo è visto come qualcosa di grandioso e maestoso. Le radici che scavano la terra , la penetrano, si incuneano verso il basso, verso le tenebre  sono sicuramente qualcosa di negativo, di oscuro e nell’immaginifico religioso corrono verso gli Inferi. Questo mio contorto ragionamento si può capovolgere. I rami la chioma sono parassiti e vivono grazie al lavoro dei radici. Il tutto per spiegarti che la dualità tra due cose opposte, che siano stati d’animo, sentimenti , sono molto interpretative. In "Intimacy" ci sono molti contrasti , capovolti. La scelta di non usare colori ma solo bianco e nero è senz’altro un urgenza per evidenziare questo aspetto. Il gioco degli opposti nei sentimenti.
Quali sono le differenze sostanziali con il disco precedente ?
Penso che non faremo mai un disco uguale all’altro per la nostra voglia di metterci in discussione e portare avanti il nostro modo di comporre . Sperimentare e fare ricerca sonora. Quindi anche "Intimacy" ha subito questo processo. Ci sono differenze sostanziali. Musicalmente abbiamo smorzato i toni, le ritmiche si sono fatte più lente, ed ha avuto un ruolo molto importante l’elettronica, l’uso del sinth  e della chitarra per creare situazioni musicali più cupe, psichedeliche, con forti richiami appunto anche al quel prog degli anni "70 più oscuro e malato. Come spiegavo precedentemente per la copertina, anche musicalmente ci sono molti chiari scuri. In "Sterile", l’album precedente, tutto era sparato, veloce, chiuso. Mancava dinamicità. Volevamo far risaltare le parti più cupe. Il nero è più visibile se è vicino ad un colore chiaro. Quello che abbiamo cercato di fare. È l’ unica cosa che abbiamo deciso a priori. Prima di comporre. Tutto il resto è venuto fuori così, senza troppe costrizioni, regole, e paletti. Sperimentare.
Quali erano i vostri obiettivi prima di entrare in studio ? Ritenete di averli raggiunti tutti ?
I nostri obiettivi erano quelli sostanzialmente di non ripeterci. Non fare un disco uguale a "Sterile" e mettere in discussione nuovamente le nostre capacità, i nostri intenti, le nostre emozioni. Fare un disco comunque  oscuro, claustrofobico e non convenzionale è sempre stato nella nostra natura. La scommessa era se riuscivamo a creare con altri presupposti che con "Sterile" non c’erano.
E" cambiato qualcosa a livello di registrazione e produzione ? Quali sono le ragioni per cui vi siete rivolti a Billy Anderson ?
Quando avevamo finito di comporre i pezzi e dopo averli provati un po’ di volte ci siamo chiesti come potevano uscire con una produzione diversa da quella sempre usata per i precedenti album. I pezzi di "Intimacy" hanno più groove e quindi avevano bisogno di una produzione più sporca, più dilatata. Una produzione vicina a cose che appunto faceva Billy Anderson. Era un sogno e sarebbe rimasto tale. Non avevamo la più pallida idea di come arrivare a lui od ad un altro produttore che donasse ad "Intimacy" ciò che volevamo. E" stato un caso. Il destino non lo so, cosa possa essere successo,  l’allineamento dei pianeti,  fatto sta che  grazie a MySpace - questo infernale e freddo meccanismo di finta comunicazione che in questo caso ci è venuto molto utile lo ammetto - siamo venuti in contatto con lui . Gli abbiamo proposto una eventuale collaborazione. Per problemi di altra natura non potevamo spostarci così abbiamo deciso di registrare in Italia. Lui era interessato alla nostra musica ed ci ha proposto di mixare e masterizzare l’ album presso i suoi studi a San Francisco. Cosa che è avvenuta. È stata una splendida esperienza, poter collaborare e conoscere una persona che ha messo le mani nei migliori dischi di musica pesante dell’ultimo ventennio. Basti pensare a "Trough Silver In Blood" dei Neurosis o le sue collaborazioni con Mike Patton, Brutal Truth, Swans. Un personaggio alla mano ed incredibilmente umile e tranquillo. Penso che il suo lavoro abbia giovato molto all’ economia sonora dell’album. Non poteva esserci stata produzione più azzeccata.
Devo quindi chiederti che rapporto hai con i social network e internet in generale..
Internet è un arma molto pericolosa. Dipende come la si usa. È uno strumento di comunicazione utilissimo per lavoro, per scambi di informazioni, annulla  le distanze. È questo può essere un vantaggio. Purtroppo molta gente ne abusa.  Questi blog, Myspace, le chat  stanno cancellando i rapporti umani. C’è un bellissimo album dei Porcupine Tree "Fear Of A Blank Planet" che spiega in modo stupendo questa fenomeno. La gente si nasconde dietro un video e comunica.  Non esce più, non socializza. Manca il contatto umano. Preferisco uscire o leggere un libro di storia.
E" evidente che le influenze industriali hanno assunto un peso importante nei vostri brani. Quali gruppi vi hanno spinto a introdurre certi passaggi ?
Siamo sempre stati fans di un certo tipo di industrial. Anche se abbiamo un retaggio puramente metal, abbiamo sempre ammirato questo genere cosi aperto a mille influenze, che lascia spazio all"artista nella sperimentazione e non si chiude a schemi predefiniti come succede nel metal. E man mano che andremo avanti nella nostro cammino, questo suono, questa identità musicale avrà sempre più importanza . Stesso discorso per quanto riguarda il noise. L’ elettronica, il sinth, i samplers sono sempre di più parte integrante  nelle nostre sonorità, ma in futuro sperimenteremo anche con altri strumenti o con effettistiche applicate agli strumenti tradizionali quali appunto chitarra  e basso per creare cose più disturbanti. Al limite. Le band che ci hanno comunque colpito sono quelle che hanno saputo crearsi un propria identità, i Godflesh, Ministry, Neurosis anche se non si possono certo definire industrial, i primi Ministry i Pitchshifter dei primi album, Treponem Pal .
Alla base del vostro manifesto sonoro c"è sempre stata la sperimentazione. In che direzione si sta muovendo il suono degli Infection Code ?
Sarà sempre una componente fondamentale. È ciò su cui ci basiamo, artisticamente, per andare avanti. Il suono degli Infection Code si sta sicuramente staccando dalle origini metal da cui era nato. Eravamo già comunque strani e poco conformi agli stilemi  in un certo ambito e scena metal, ora con "Intimacy" ci siamo completamente liberati da queste catene. In futuro comunque sarà sempre meno contestualizzato all’ interno di un solo genere come il metal appunto e avrà al suo interno maggiori influenze noise ed industrial.
Quali dischi avete ascoltato maggiormente durante la creazione di "Intimacy" ?
Penso che la musica che abbiamo ascoltato non abbia sicuramente influenzato la composizione di Intimacy. Se ti dicessi che molti di noi ascoltano Massive Attack, Murcof, Einsturzende Neubauten, Marlene Kuntz, High On Fire e Neurosis cosa penseresti:  che siamo dei pazzi. I nostri gusti sono i più disparati. Ma anche molto selezionati.
In un contesto generale decisamente appiattito ci sono dei gruppi in particolare che stanno proponendo qualcosa di davvero innovativo ?
Purtroppo non c’è più il rischio di essere personali a costo anche di essere non capiti. Manca l’azzardo. Ti sto parlando di gruppi che stanno iniziando ma anche di molti dinosauri che incanalato un genere fanno dischi fotocopia a getto continuo. Artisticamente è una cosa davvero infelice. Per le band più giovani invece si tratta di seguire un po’ la moda del momento. Ora va tanto il metal core  e tutti seguono questo sottogenere. Ricordi quando era esploso il nu metal? Se non indossavi una tuta dell’Adidas eri un reietto. Nella musica come nella società se sei diverso, sei finito. Ma meglio essere finito con una propria identità che essere un fantasma tra mille fantasmi. Purtroppo in ambito musicale, facendo fede sulle mie ristrette nozioni musicali non vedo un qualcosa di veramente innovativo.
La domanda sarà banale ma come vi ponete nei confronti della scena italiana di oggi ? E" cambiato qualcosa rispetto a quando avete mosso i primi passi ?
Ormai è dieci anni che stiamo sopravvivendo a questo agonizzante martirio della scena italiana.  Esiste ancora? O meglio è mai esistita? Io penso di no.  Ci sono band, webzine , agenzie, che fanno, fanno, fanno, ma per proprio conto, per propri interessi come è giusto che sia.  Sono sempre stato un pò infastidito  da questi discorsi della scena, da questo mitizzare una cosa che non esiste, dell’aiutarsi se fai parte di una scena.  Collaboriamo con chi pare a noi, con quelli che sentiamo vicini e la cosa è reciproca. Mi viene un po’ di tristezza quando sento gruppi che dicono che sono amici con tutti , che tutti si aiutano. Non è vero. Come nella vita di tutti i giorni, ci sono persone antipatiche, disponibili simpatiche , scontrose, egoiste. Questa scena italiana è una grossa ipocrisia.
Pensi che gli Infection Code possano avere un"esposizione oltre oceano ?
Non penso. La Masterpiece Distribution sta lavorando  molto all’ estero ed anche negli Stati Uniti con molta pubblicità e numerosi contatti di distribuzione. Ma dobbiamo tenere conto di una cosa. Siamo una goccia  in un mare anzi in un oceano. Bisogna essere realisti. Passeremo inosservati come migliaia di gruppi europei che tentano la traversata. Non me ne cruccio non è sicuramente ciò che cerchiamo.
"Sweet Taste Of Sickness" e "A Perfect Failure" sono due pezzi enormi. Volete presentarli ?
Penso che siano i due pezzi che meglio testimoniano l"evoluzione musicale attuale della band.
Abbiamo impiegato molto tempo per arrivare ad un risultato finale che ci soddisfacesse  pienamente. Per "Sweet Taste Of Sickness" ci sarà anche il nostro primo video che Enrico sta preparando in questi giorni.  Sono sicuramente molto diversi dalla nostra  precedente produzione. "Sweet Taste Of Sickness" presenta in maniera evidente le nostre influenze ed il nostro amore per un certo tipo di industrial, mentre "A Perfect Failure"  è un pezzo che nelle intenzioni ha un approccio quasi prog. Questo non era assolutamente voluto. È uscito cosi di getto e ci e piaciuto subito.
Quanta importanza hanno i testi in una musica improntata sulla dimensione live come la vostra ? C"è un messaggio particolare che intendete trasmettere con le vostre liriche ?
I testi hanno importanza tanto quanto la musica. Anche se per scelta non abbiamo voluto includerli nel booklet. Una scelta che per molti è discutibile ma non vogliamo fossilizzare l’ascoltatore su qualcosa. Ascoltando l’album nel suo insieme liriche più  musica  ci sono più chiave di letture soggettive ed interpretative
Come mai avete scelto di fare una cover proprio di "Heart-Shaped Box" ?
Non certo per rendere omaggio a Kurt Cobain. Odio questa mitizzazione di finti eroi. Uno che si spara perché infelice quando ha tutto non lo capisco scusate. È uno dei pochi pezzi della discografia dei Nirvana che ci piaceva. Ben si adattava al nostro modo di rendere personale una cover. Di stravolgere. Infatti così è stato. Era un esperimento che mai prima abbiamo affrontato. Non abbiamo mai fatto cover. È stata la prima volta.  Concettualmente "Intimacy" parla di sentimenti, della negatività dei sentimenti. "Heart Shaped Box" parla di un sentimento. Il più negativo dei sentimenti. L’amore verso una persona. Anche per questo lo abbiamo voluta re-interpretare.
Quant"è cambiato in questi anni l"approccio vocale ?
Non sono mai stato un cantante e mai lo sarò. Nei dischi precedenti ho sempre mascherato la mia voce con il growl e lo scream perchè la musica me lo permetteva. Anche se in alcuni passaggi era un po’ fuori luogo e forzata. In "Intimacy" le coordinate sono cambiate. Non ci sono momenti solo di pura violenza sonora. Non è solo tutto nero. Ma ci sono numerose sfumature. La voce doveva cambiare. Evolversi .Ho sperimentato. Ho cercato di adattarmi ad uno stile molto personale non volendo usare effetti e altre diavolerie per non rendere freddo e meccanico l’approccio vocale. Non so se ci sono riuscito. C’è anche molto da lavorare  per rendere la mia voce uno strumento importante nell’economia sonora all’interno della band.
Da dove scaturisce la vostra violenza sonora?
Bella domanda. Forse vogliamo esorcizzare i demoni che ci portiamo dentro. Che ben nascondiamo dentro il nostro animo. Sinceramente non lo so. Me lo sono chiesto anche io molte volte. Più che violenza sonora parlerei di negatività.  Nella nostra musica c"è tanta negatività.  Fare musica o più semplicemente fare arte , ci aiuta a buttare fuori questo nero, questa cupezza. È incredibile. Siamo quattro persone si diverse tra di loro, ma molto positive. Dentro forse non siamo poi così positive.
Come siete arrivati al contratto con Beyond Prod ? Quali sono le vostre aspettative ?
È stata una serie di coincidenze. Conosciamo la Beyond Prod da parecchi anni per il suo lavoro fatto nel corso degli anni. Per noi è stato un punto di arrivo riuscire a firmare con loro. Sono molto professionali e realisti. In un mercato un po’ in crisi ci hanno comunque supportato degnamente consci che non potremmo certo conquistare il mondo. Non abbiamo aspettative. Tutto ciò che ci viene riconosciuto è frutto di sacrificio, di lavoro e di passione da ambo le parti.

Infection Code
From Italia

Discography
Life Continuity Point (2002)
Sterile (2004)
Intimacy (2007)
Fine (2010)
La Dittatura Del Rumore (2014)
Dissenso (2018)
In.R.I (2019)
Alea Iacta Est (2022)
Sulphur (2023)