Come sei stato coinvolto dagli altri membri?
Conosco Dizzy Reed, Brian Titchy e Marco Mendoza da molti anni. Prima avevano un altro cantante che per qualche motivo non ha potuto continuare ad offrire il suo contributo alla band. Credo il problema principale fosse che non potesse viaggiare. Fatto sta che è venuto fuori il mio nome e sono stato invitato a Los Angeles. Dopo un grande weekend trascorso insieme mi sono ritrovato a Cuba a pianificare un viaggio in Australia per registrare un album.
Quali erano i tuoi obiettivi quando ti sei unito alla band?
Ho tanti progetti alle spalle. Union, The Scream e naturalmente Mötley Crüe. In carriera ho sempre cercato di cogliere le opportunità migliori. Certe volte è andata bene ed altre meno ma non ho rimpianti. Nella vita dobbiamo imparare dagli errori e guardare sempre avanti. Mi è bastato parlare con i ragazzi per capire che era la scelta giusta. Dopo lo show di Cuba e le registrazioni di 'Revoluciòn' la line-up si è stabilizzata e abbiamo cominciato a pensare a 'Make Some Noise'. Sono certo che tutti i rockers del mondo lo ameranno.
Quali sono le sensazioni adesso che l'album è nei negozi?
Molto buone. L'etichetta è eccitata e lo sta promuovendo nel migliore dei modi e il video ha ottenuto un eccellente riscontro. Doug Aldrich è un chitarrista fantastico e una persona con cui è davvero facile lavorare. Questo ha reso il processo ancora più semplice e spontaneo e credo che ascoltando l'album si percepisca chiaramente.
Come è nato il contatto con la SPV?
É stato il nostro manager David Edwards a proporci di cambiare. Non era soddisfatto di come era stato promosso e distribuito 'Revoluciòn' e ha trovato la soluzione più adatta alle nostre esigenze.
Quando avete cominciato a scrivere i nuovi pezzi?
Appena terminato il tour precedente. Abbiamo anche utilizzato qualche vecchia idea che non era stata mai provata con Doug Aldrich. Il cambio della line-up ha influito parecchio sul nuovo lavoro in studio che è decisamente più heavy e aggressivo del precedente. Non lo avevamo pianificato. È semplicemente nato in questo modo.
Com'è stato lavorare con Marti Frederiksen a Nashville?
Lo conosco dai tempi dei The Scream. Oltre ad essere un grande produttore è un ottimo songwriter. 'Make Some Noise' è stato scritto, registrato e mixato in poco più di un mese. Gli impegni di Richard Fortus e Dizzy Reed con i Guns N' Roses hanno convinto David Lowy che fosse il caso di tornare alla classica formazione hard rock a due chitarre, voce, basso e batteria. Abbiamo buttato giù delle melodie in maniera grezza e poi le abbiamo modificate leggermente con ProTools. Alcune sono cambiate di più ed altre invece sono rimaste quasi identiche. Una volta venuto il momento di registrare Marti Frederiksen ci ha convinto a farlo il più live possibile per non perdere l'energia accumulata durante il processo.
Vi siete ispirati a qualche album in particolare per la produzione?
Non avevamo un template definito ma considera che il novanta per cento della musica nel mio iPad proviene dagli anni settanta. Il mio idolo assoluto è Alice Cooper ma adoro anche Deep Purple, David Bowie, Led Zeppelin, Humble Pie e Mountain. Negli anni ottanta sono venute fuori ottime band come Bon Jovi e Mötley Crüe ma hanno cominciato a vendere troppo e di colpo la scena è cambiata. Le nuove band cercavano solo i singoli e per me ha perso tutto di interesse.
Cosa pensi del trend revival?
Per certi versi è divertente vedere tutte quelle t-shirt di classici del rock indossate dai giovani. Nessuno di loro ha visto le migliori band del mondo dal vivo e quindi è comprensibile che sia nata una moda attorno al fenomeno.
Perché avete scelto 'Long Way To Go' come primo singolo?
É stata la label a scegliere. Hanno ascoltato l'album in circa venti persone e poi si sono espressi. Trovo che ricordi un po' gli Aerosmith ma anche gli AC/DC.
Quali sono gli altri passaggi chiave dell'album?
'We All Fall Down', 'Mainline', la title track che è una sorta di 'We Will Rock You' ma anche 'Last Time I Saw The Sun' e 'All The Same'.
In scaletta sono presenti anche due grandi cover, 'Fortunate Son' dei Creeedence Clearwater Revival e 'Join Together' dei The Who. Perché proprio queste canzoni?
'Fortunate Son' è ormai un classico delle nostre setlist. Quando la eseguiamo dal vivo la risposta del pubblico è sempre straordinaria. Per quanto riguarda invece 'Join Together' posso dirti che sono stato io a proporla. É un canzone che amo profondamente e che credo si addica alla natura della band.
Cosa ricordi del periodo con i The Scream?
È stato forse il momento più bello di tutta la mia carriera. Ho dei bellissimi ricordi. Sto cercando di ristampare il materiale da una vita ma l'etichetta mi crea problemi. Lo trovo veramente stupido.
Spesso mi capita di riascoltare anche 'Here Comes The Brides' dei Brides Of Destruction...
Purtroppo quelle sessioni sono state caratterizzate da un po' di problemi personali. Non ero sicuro di farlo al cento per cento e posso dirti che non ho mai cantato in nessun album per soldi. Avevo l’impressione che mi volessero solo per cantare i pezzi dei Mötley Crüe.
Quali ritieni che siano gli highlights della tua lunga carriera?
Ce ne sono tanti. Avere girato il mondo con i Mötley Crüe è stato fantastico. In quel momento erano la più grande band del mondo. Ci muovevamo in elicottero e non poteva fermarci nessuno. Bruce Kulick mi ha regalato una nuova vita dopo un momento difficile. Adesso suono con i The Dead Daisies ed è grandioso e sto preparando un altro album solista.
Mi è piaciuto molto anche John Corabi Unplugged. Pensi di ripetere a breve l'esperienza?
È stato divertente. In parecchi mi chiedono il motivo per cui ho pubblicato un live acustico ma è semplicemente perché desideravo fare qualcosa di differente dagli altri. Tra poco pubblicherò un altro live che conterrà l'intera esecuzione di 'Mötley Crüe' e si intitolerà 'Live 1994: One Night In Nashville'.
(parole di John Corabi)