-Core
Olga Bell
USA
Pubblicato il 14/10/2016 da Lorenzo Becciani

Sei nata in Russia e poi ti sei trasferita negli Stati Uniti. Sembra la storia della protagonista principale di The Blacklist. Sei una spia o la nuova Elizabeth Keen?
Nel caso non potrei parlare con te.

Quali sono le tue memorie più belle del periodo che hai vissuto in Russia?
Sono quasi tutte connesse al cibo. Ricordi la lunga fila per entrare a McDonald's quando avevo cinque anni ma anche il balletto del teatro Bol'šoj. La metropolitana di Mosca mi spaventava perché andava così in profondità. In Alaska, a dieci anni, ho preso le prime lezioni di pianoforte. Quando mi sono trasferita negli Stati Uniti avevo ancora paura della metro. Mi è passata a Boston perché lì è praticamente all'aperto.

Hai seguito studi classici e frequentato il New England Conservatory. Come compositrice e songwriter ti ha aiutato?
Quando ho cominciato a scrivere dei brani per conto mio volevo allontanarmi il più possibile dal pianoforte classico. Non volevo essere la solita ragazza che suona e canta al piano. Crescendo, ascoltando Radiohead, Björk e anche hip hop, l'elettronica si è arricchita di altri elementi. All'inizio lavorare al laptop è stato come ridefinire me stessa ma sono grata di avere seguito degli studi classici. 'Krai' per esempio è composto come una piece orchestrale.

Se fossi stata ammessa alla Juilliard la tua carriera sarebbe stata diversa?
Magari sarei diventata un prodigio al piano e avrei partecipato a competizioni e recital. La mia insegnante al New England Conservatory mi ha comunque consigliato di essere onesta nel mio approccio compositivo. Quando hai successo da piccola c'è invece la tendenza a non mettere in dubbio ciò che ti viene detto.

Hai capito che era il momento di dedicarsi all'esperienza solista dopo avere suonato con i Dirty Projectors?
Il mio ruolo nella band era piuttosto chiaro. Sapevo che quando avrei finito sarei tornata a pubblicare qualcosa di mio. Le mie esibizioni adesso mi vedono protagonista da sola sul palco e quindi devo curare lo spettacolo il prima persona.

Sei rimasta soddisfatta di come è stato accolto 'Incitation'?
L'ep è servito da transizione tra 'Krai' e 'Tempo'. Ogni artista ha il potere di dirigersi dove meglio crede. É stata un'esperienza virale e la scena newyorkese mi ha sicuramente ispirata. Con tempo ho voluto esplorare e creare qualcosa che facesse muovere fisicamente.

Come ti collochi nello scenario elettronico moderno?
Il mio lavoro è semplicemente quello di creare arte.

Hai notato delle differenza in termini di registrazione e produzione?
Volevo un album che la gente potesse ballare. Ho lavorato quasi esclusivamente con Ableton Live. 'Tempo' è prima per il corpo che per la mente. Ogni traccia affronta il tema del tempo in maniera specifica ed in relazione con il proprio corpo, gli eventi quotidiani, il clima e la luce del giorno. É come ascoltare un metronomo da sola e passare da ritmi da club ad altri più riflessivi e sincopati. Nei giorni più frenetici ho ascoltato più club music di quando avevo vent'anni mentre in altri giorni, quelli più difficili e contemplativi, mi sono data all'hip hop della West Coast oppure ai Portishead. Scegliere il primo singolo è stato facile perché 'Randomness' ha i bpm giusti.

L'album è stato mixato da Keith Souza. Gli hai chiesto qualcosa in particolare?
Abbiamo ascoltato un paio di mixaggi insieme e ho scelto quello più spigoloso. In generale mi sono fidata della sua esperienza e sono molto soddisfatta del risultato finale. L'album è stato poi masterizzato da Matt Colton.

Altre collaborazioni importanti sono con Jason Nazary e Gunnar Olsen oltre alla cantante Sara Lucas...
I primi due hanno registrato delle parti di batteria in 'Regular' mentre con Sara ho scritto 'Ritual'. É un grande donna, artista e attivista allo stesso tempo. É stato emozionante collaborare con lei.

Che rapporto hai con l'elettronica?
Ho trascorso quasi tutta la mia vita al pianoforte quindi nasce ancora qualcosa in quel modo. Poi cerco di trovare una progressione tra elettronica e armonia.

Quanto è importante il look e la componente visuale per la tua arte?
Le visuals sono complementari alla proposta ma voglio che conti la musica. Siamo in una società dove tutto finisce in foto o video. Per una donna che produce musica è importante non essere definita solo a causa del suo corpo.

Sei una fan del neo-classical?
Trovo fantastico Ólafur Arnalds. Qui a New York poi ci sono artisti molto interessanti come Nico Muhly, Judd Greenstein e Missy Mazzoli.

Olga Bell
From USA

Discography
Krai (2014)
Tempo (2016)