-Core
Covenant
Svezia
Pubblicato il 29/11/2016 da Lorenzo Becciani

Quali erano le vostre ambizioni quando avete iniziato?
Registrare delle canzoni e sentirle trasmesse alla radio. Poi cominciammo a pensare di realizzare un intero album e trovare un‘etichetta che lo pubblicasse. Sembrava un‘idea irragionevole a quel tempo.

Quanto sono cambiati i vostri obiettivi in tutti questi anni?
Visto che i primi obiettivi sono stati realizzati in un paio di anni li abbiamo dovuti aggiornare di volta in volta. Adesso direi che lo scopo principale è quello di continuare a pubblicare musica che troviamo interessante e fresca.

Quali sono le tue prime memorie legate alla musica?
È una domanda difficile perché la musica può avere molte funzioni. Può essere la colonna sonora di un sentimento o l‘innesco di un cambiamento significativo nella propria vita, o ancora un‘avventura selvaggia e memorabile, immaginaria o reale. Alcuni di quei momenti rimangono per sempre o addirittura si rafforzano se la musica è coinvolta. Ricordo l‘inverno di quando avevo sedici anni. Avevo un enorme stereo portatile che portavo sempre con me. Stava nevicando tantissimo e quindi tutto intorno era bianco, morbido e tranquillo. Camminavo ascoltando ‘Rubicon’ dei Tangerin Dream e c’è una parte con un rumore che ricorda il vento dell’oceano artico ed una sequenza veloce che mi ha sempre suggerito un volo sulle acque oscure. Non c’era un’anima in vista e quindi mi sedetti sulla neve, alzai il volume e mi godetti la bellezza di quel momento. Fu magico.

Sei stato influenzato anche da qualche vecchio disco?
Senza dubbio. Quando iniziammo a suonare c’erano solo vinili e musicassette. Il cd era già stato inventato ma non aveva ancora raggiunto il mercato di massa. Quindi compravamo i vinili e copiavamo gli album in cassetta per espandere le nostre collezioni senza essere totalmente rovinati.

Come ti sei innamorato di elettronica e ebm?
Sono stato catturato quando ho ascoltato per la prima volta ‘ Radioaktivität’ dei Kraftwerk nel 1976. Avevo sette anni e ha cambiato qualcosa dentro di me. Venni conquistato da questo suono incredibile, artificiale ma anche profondo e si accese una luce. Ci vollero degli anni prima che scoprissi che era dei Kraftwerk ma da quel momento in poi la mia vita è girata attorno all’elettronica, alle voci passate dal vocoder ed alle parti musicali sintetiche. L’avvento dell’ebm è stato successivo. Mi piacevano i DAF ma non si parlava ancora di ebm. Ricordo che avevo il primo album dei Front 242, ‘Geography’, in cassetta ma anche in quel caso non si parlò di ebm finché non uscì il secondo lavoro, ‘No Comment’. In ogni caso quell’album cambiò molte cose per me. Era un suono totalmente nuovo, un’attitudine diversa e me ne innamorai subito.

Prova adesso a presentare il concept di ‘The Blinding Dark’...
L’idea di base è che nel buio c’è una sorta di luminosità contraria. Quando tutto sembra senza speranza, pazzesco e fuori controllo c’è una forza di resistenza dentro di noi. È un tentativo di abbracciare l’oscurità e di riconciliazione sia da parte nostra che dal mondo che ci circonda. “It’s alright to be afraid and it’s alright to be miserable: fear and misery can’t hurt us”.

Cosa volevate cambiare dopo 'Leaving Babylon'?
‘Leaving Babylon’ ha di fatto chiuso la trilogia iniziata con ‘Skyshaper’ e proseguita con ‘Modern Ruin’ ed era venuto il momento di spingerci avanti. É anche un segno dei tempi. Il mondo sta diventando sempre più folle e confuso e la musica descrive come ci sentiamo. É introverso e riflessivo e non è il momento di cantare a squarciagola i grandi beat. Non c’è più da abbattere un muro di Berlino e ballare per ore.

Di cosa parlano ‘I Close My Eyes’ e ‘Morning Star’?
Credo sia molto più interessante il significato che date voi alle canzoni.

Perché avete scelto ‘Sound Mirrors’ come primo singolo?
Tocca un argomento che significa molto per noi e volevamo dare maggiore risalto possibile al pezzo. É anche uno dei momenti più accessibili dell’album. Il resto del materiale ha bisogno di più tempo per essere apprezzato.

Come è nata l’idea di una cover di “Like A Rider On A White Horse”?
Era già stata ripresa da Andreas Catjar col suo progetto neo folk Lovac. L’originale di Lee Hazlewood era tipico pop anni settanta. É una grande canzone e il mood del testo si adattava bene a ‘The Blinding Dark’ per cui abbiamo deciso di renderla più elettronica.

Cosa puoi dirci delle registrazioni?
L’album è più subdolo e oscuro. Meno di tutto il resto. Abbiamo prodotto le canzoni in modo che le grandi melodie fossero accennate e non estremamente potenti in modo che fosse possibile scoprire il vuoto tra esse. É un album fatto per la contemplazione e l’introspezione. Abbiamo lavorato duramente per renderlo coerente dal punto di vista emotivo. ‘Cold Reading’ è un esempio perfetto ovvero una traccia da dancefloor finita male. I beat sono sporchi e non picchiano duro, è come se fossero fuori controllo e si generassero senza un senso compiuto. L’abbiamo realizzata così per mettere un punto.

Puoi darci qualche dettaglio sulla strumentazione utilizzata?
Per voi italiani credo che sia interessante sapere che abbiamo utilizzato Elka Synthex. Anche il Moog Voyager è in tutto l’album. Ci sono Alesis Andromeda, ARP Odyssey, Casio VZ-1, Korg Mono/Poly, 800DV, Monotribe e MS-20, Yamaha CS-30 e FS1R, Roland CMU-810, Sequential Circuits Pro-One, DSI Poly Evolver, Clavia Nord Modular G2X, NI Reaktor e Kontakt, D16 Group Nepheton e Nithonat, Waldorf Attack, basso, chitarra, batteria. Inoltre Roland Space Echo e EHX Small Stone phasers, Moogerfooger Analog Delay e CV sequencers.

Che rapporto hai con la tecnologia?
La amo finché suona bene. I software possono darti soluzioni in più rispetto all’analogico ma ci sono dozzine di synth vintage e amiamo usarli invece di piazzare nell’album dei cloni. Anche Casio VZ-1 e Yahamah DX-7 hanno un suono unico. Così come hardware sampler tipo Emulator II o Akai S-5000 hanno personalità. É semplicemente una questione di sapere quello che vuoi ottenere. Rispetto al NI Kontakt per esempio trovo che Akai S-612 e Prophet 2000 siano più immediati e divertenti.

Quali sono gli album più interessanti che hai ascoltato di recente?
Leonard Cohen ci ha salutato con ‘You Want It Darker’. Incredibilmente buono e senza dubbio l’album migliore dell’anno. ‘Sirens’ di Nicolas Jaar è altrettanto fantastico. Adoro l’ep ‘Of Water And The Spirit’ di Abdulla Rashim e anche Moby e The Void Pacific Choir.

Cosa devono attendersi i fan italiani dai prossimi show?
Più di due ore di abbandono emotivo e musica da tutti e nove i nostri album. Benvenuti nello spazio.

Che significato dai all’integrità?
Per me è potere guardarsi negli occhi e vedere un profondo impegno per ciò che si ritiene giusto.

(parole di Joakim Montelius)

Covenant
From Svezia

Discography
Dreams Of A Cryotank (1994)
Sequencer (1996)
Europa (1998)
United States of Mind (2000)
Northern Light (2002)
Skyshaper (2006)
Modern Ruin (2011)
Leaving Babyon (2013)
The Blinding Dark (2016)