-Core
Ruxt
Italia
Pubblicato il 05/01/2017 da Lorenzo Becciani

Prima di tutto vorrei sapere se vi ritenete un supergruppo, con tutto quello che solitamente ne consegue, oppure una nuova entità sonora con una consistente attività live e una discografia destinata ad aumentare negli anni..
Non ci consideriamo un supergruppo. Siamo cinque persone che suonano nell’ambiente da molti anni ed ho scelto i componenti in base al genere e al sound sonoro che volevo riprodurre. Il sottoscritto e Andrea Raffaele suonano insieme dalla meta’ degli anni 80. Con Steve Vawamas e Alessio Spallarossa ci conosciamo da moltissimo anche se non avevamo ancora avuto collaborazioni discografiche. Siamo un nuova entità che mi auguro possa dire in futuro qualcosa di interessante.

Come è nata l’idea del progetto? Quando avete cominciato a fare sul serio?
Avevo nel cassetto molti brani. Ho quindi deciso con Steve di iniziare a lavorare seriamente sulla stesura dei pezzi. Tutto e’ iniziato circa un anno fa, ci siamo chiusi nel suo studio ed abbiamo lavorato molto duramente sui pezzi e sugli arrangiamenti. Le idee iniziavano dalla mia mano e poi una volta registrati i pezzi gli arrangiavamo con Steve e Matt per farli rendere al massimo.

La visione che avevate di ‘Behind The Masquerade’ prima di entrare in studio di registrazione è simile al risultato finale o nel corso del processo ci sono stati cambiamenti significativi?
Esattamente identica. La pre-produzione è stata perfetta e non abbiamo cambiato una virgola. Abbiamo lavorato moltissimo con Steve per affinare i pezzi il più possibile e farne un demo già completo. In breve siamo entrati in studio sapendo ogni cosa e avendo pianificato tutto nel minimo dettaglio.

A quali album vi siete ispirati in termini di produzione e mixaggio?
Il sound e’ volutamente datato. Non solo i pezzi ma proprio i suoni abbiamo voluto tenerli piuttosto vintage. Mi sono rifatto molto ad alcune produzioni dei Gotthard.

Quali sono i pezzi che sono stati completati prima degli altri e che quindi hanno fatto da modelli per i restanti?
Non c’è un vero ordine preciso. Ho iniziato a sfornare pezzi uno dietro all’altro ed alla fine abbiamo fatto una cernita. Quelli ‘scartati’ sono stati rivisti per il prossimo disco. C’é una continuità di produzione notevole e non esiste un brano in particolare che ha dato il là agli altri. Ognuno ha il suo perchè, la sua storia, il suo testo e il suo sound.

Come avete potuto leggere nella recensione, a mio parere uno dei punti di forza dell’album risiede nell’approccio compositivo che, pur guardando al passato, non è mai nostalgico o retrogrado. quanto è difficile mantenere fresco il songwriting rifacendosi alla storia dell’heavy metal o dell’hard rock?
È stato tutto molto istintivo. io sono cresciuto con Led Zeppelin, Deep Purple, Whitensake, Ozzy Osbourne, Black Sabbath e Dio. Mi sono evidentemente impregnato di quel genere e quando scrivo faccio un gran minestrone. Faccio molta attenzione alle linee vocali (sia quelle scritte da me che da Matt) e cerchiamo il più possibile di dare freschezza ai pezzi disegnando linee un poco più moderne. I riff sono studiati per la voce di Matt. Tutto gira intorno al suo sound, al suo modo di interpretare i pezzi. questo pezzi senza il suo timbro vocale non sarebbero gli stessi.

Perché avete scelto ‘Scare My Demons’ come singolo?
In effetti avevo un dubbio su quale scegliere. Per me c’erano anche altri pezzi che identificavano l’anima del gruppo e alla fine la scelta è ricaduta su ‘Scare My Demons perchè forse aveva quel qualcosa di vintage in più degli altri che identificava ancora meglio la band.

Adesso prova a recensire ‘Soul Keeper’ e ‘Between The Lies’ per i nostri lettori…
Sono due pezzi marchiati a fuoco da Matt. Non avrebbero reso in nessun modo se non fossero stati cantati in quel modo. Ho voluto musicalmente rifarmi un po ai Black Sabbath, nel primo con quel riff incalzante e ho voluto invece dare un impronta più moderna nel secondo con un ritornello più aperto. ‘Between The Lies’ ha una lirica decisamente heavy con un cantato che ricorda anche un poco gli AC/DC. Credo siano due buoni pezzi.

A livello lirico vi ispirate a qualche tema specifico? C’è un sottile concept che lega i brani tra loro?
‘Behind The Masquerade’ racconta di tutto quello che sta dietro la maschera di ognuno di noi. Non c’è un concept ma posso dire che sono le storie di tutti noi. La ricerca della libertà, della non dipendenza da costrizioni e abitudini sono i temi principali.

L’artwork è molto bello e sicuramente di effetto. Chi lo ha realizzato? Ha un significato particolare?
L’artwork è stato ideato da me e realizzato da Federico Di Pane. Direi che riassume molto bene i temi dei brani del disco.

L’anno si è appena concluso. Quali sono stati gli album migliori secondo te?
Non mi e’ dispiaciuto quello dei Last In Line. Ho apprezzato anche il lavoro degli Inglorious, più per la voce che per il songwriting. In assoluto però credo che il lavoro migliore di quest’anno sia stato quello dei Sixx:A.M. di cui ho apprezzato molto il songwriting.

Ritenete che la recente ondata di revival metal sia positiva o negativa per l’intero movimento?
Mi piacerebbe ascoltare più hard rock/heavy. Se comprassi un cd come quello dei Ruxt resterei veramente esterefatto anche se forse siamo un po’ fuori dai tempi.

Quali sono i vostri piani adesso?
Sto scrivendo e scrivendo. Il secondo lavoro e’ quasi ultimato e inizieremo le registrazioni a fine aprile. Nel frattempo sto già preparando i pezzi per il terzo album. Direi che siamo molto attivi.

(parole di Stefano Galleano)

Ruxt
From Italia

Discography
Behind The Masquerade (2016)
Running Out Of Time (2017)
Back To The Origins (2019)
Labyrinth Of Pain (2020)