-Core
Kontinuum
Islanda
Pubblicato il 12/06/2018 da Lorenzo Becciani

La vostra musica è dark, piuttosto aggressiva, a volte melodica e senza dubbio epica. Quanto si è evoluto il vostro sound dagli esordi black metal fino ad oggi?
Ci siamo evoluti gradualmente come band. Il songwriting è stato sviluppato finché non abbiamo trovato la nostra voce. Il black metal è solo una parte dei territori da cui proveniamo. Prendiamo influenze da generi diversi ed è difficile indicarne solamente uno. É un processo autonomo in cui le nostre influenze sono strettamente collegate con quello che facciamo.

‘Kyrr’ ha rappresentato un’immersione nel post punk, ‘No Need To Reason’ sembra parecchio gothic. In quale direzione vi siete mossi dopo il secondo album?
Abbiamo spesso parlato dell’era post punk della musica islandese durante la realizzazione dell’album quindi è normale che ci siano delle referenze. Le influenze possono essere musicali o semplicemente legate ad un certo tipo di attitudine. Ogni volta le canzoni si evolvono nella testa in maniera differente e la nostra musica ha sempre posseduto una certa componente drammatica, una sorta di vulnerabilità. Forse è quella vibrazione gothic che hai percepito. Per me il gothic è ricercare la bellezza nei contrasti, tra la luce e il buio. A tutti noi piacciono i Cure ma non andrei oltre. Stavolta volevamo fare le cose per conto nostro. In occasione di ‘Kyrr’ avevamo collaborato con un produttore che ci ha insegnato molto e, essendo più consapevoli dei propri mezzi, per questo terzo album abbiamo fissato degli obiettivi e li abbiamo perseguiti senza scendere a compromessi.

Ti piace il termine “Icelandic Ambient Rock” che Season Of Mist sta utilizzando per promuovere l’album?
Non mi piace e non mi dispiace. É difficile classificare certe band e noi siamo tra queste.

Dove avete registrato il materiale?
Questo è il primo album realizzato come una band vera e propria nel quale ognuno ha contributo fin dalla prima nota. Abbiamo lavorato sulla forza di ciascun membro e qualche volta questo ha significato prendere decisioni importanti, registrare da capo alcune parti e festeggiare con altra gente. Abbiamo lavorato con due ottimi ingegneri e produttori che ci hanno aiutato a trovare la voce che stavamo cercando e la migliore strumentazione possibile. Ho registrato le parti vocali per conto mio e mi sono preso tutto il tempo necessario. Un modo per creare nella mia mente un posto unico per ciascun pezzo e dare all’album la profondità necessaria.

C’è stato un momento delle sessioni di registrazione che ti ha eccitato in maniera particolare?
I primi take in verità. Quando abbiamo registrato insieme la batteria per cercare il feeling live. Volevamo un giusto equilibrio tra le parti ambientali ed il suono crudo che abbiamo sul palco. Il resto della produzione ha messo a dura prova i nostri nervi ed è stato davvero frustrante perché avevamo una chiara idea di come dovesse suonare l’album. Avevamo già registrato tutte le canzoni durante la pre-produzione e quindi avevamo un riferimento chiaro fin dall’inizio.

Perché avete scelto ‘Shivers’ come primo singolo?
L’album è molto vario e abbiamo pensato che ‘Shivers’ rappresentasse il maggior numero di elementi che puoi trovare al suo interno.

C’è un concept preciso dietro a ‘No Need To Reason’?
Puoi trovarci un tema di fondo di una società in cui la popolazione maschile è in declino e prossima all’estinzione. Una società in cui la morale e la religione dibattono sul ruolo degli uomini e delle donne, sulla loro evoluzione e sul loro comportamento. Una società che non sa più come controllare l’evoluzione del genere umano. L’album non è un concept vero e proprio ma ogni pezzo gira attorno a questo dilemma. Stavolta volevo che i testi si allontanassero leggermente dai temi toccati in precedenza e trovo che questa prospettiva, che riflette circostanze surreali e contrasti più o meno chiari sul nostro ruolo nella natura, sia interessante. Il nostro destino è in gioco e in questo contesto ho cercato di dare a ciascun pezzo la propria identità. Potrà apparire un pò filosofico o sci-fi ma riflette il mio punto di vista personale.

Come vi siete approcciati ad un pubblico in costante crescita?
Facciamo semplicemente quello che ci sembra giusto senza curarci troppo del fatto che possa ottenere un riscontro importante o meno. Un pezzo nasce quasi per caso e poi viene completato nel tempo. Siamo talmente ambiziosi che ci lavoriamo finché non siamo tutti d’accordo sul fatto che sia perfetto. Dopo la pre-produzione invece togliamo qualcosa e rendiamo le strutture compositive più semplici ma non ci sono comunque regole precise.

L’ultima volta vi ho visto al Gaukurinn durante Iceland Airwaves e sono stato spazzato via dall’impressionante quantità di layers del vostro sound. La vostra musica è organica e live oriented ma allo stesso tempo complessa, elaborata e tecnica. Qual è il vostro segreto?
Suoniamo insieme da sei anni e ci conosciamo a fondo sia come persone che come musicisti. Proviamo in continuazione e cerchiamo di mettere in luce i punti di forza di ciascuno dei membri. Al momento stiamo pianificando il prossimo tour europeo che partirà in autunno.

Di recente ho apprezzato Une Misere, Hatari e JFDR ma in generale l’Islanda rappresenta una grande fonte di ispirazione in termini musicali. Quali sono le band più interessanti al momento?
Oltre a Hatari e Une Misere direi Glerarku, Pink Street Boys, Warmland e Katla.

‘No Need To Reason’ espande senza dubbio le possibilità della band ed il range del vostro orizzonte musicale. Quali sono i vostri obiettivi adesso?
Concentrarci su un live set aggiornato e supportare l’uscita dell’album nel miglior modo possibile.

(parole di Birgir Thorgeirsson)

 

Kontinuum
From Islanda

Discography
Earth Blood Magic (2012)
Kyrr (2015)
No Need To Reason (2018)