-Core
Dish-Is-Nein
Italia
Pubblicato il 15/02/2019 da Silvia Biancalana

Iniziamo dal passato, esattamente nel 1987 quando nascono i Disciplinatha. Quali erano le vostre ambizioni? Come vi sentite adesso a portare avanti la vostra musica in questo momento di crisi dell’industria musicale?
(Dario Parisini) Eravamo giovanissimi e pieni di energie. Volevamo essere competitivi e ci confrontavamo soprattutto con altre realtà a livello europeo perché in Italia, a parte CCCP e Litfiba, c’era poco o niente. Tutto il resto era derivativo. Cercammo una cornice estetica ben precisa per il nostro ibrido tra musica hardcore, gotica e industriale. Pensavamo di fare una cosa bellissima e spontanea e invece venne presa malissimo. Nella biografia di Giovanni Rossi si parla di un episodio in cui da Genova arrivò un commando per gambizzare Cristiano e la questura inviò la polizia per difenderci. La cosa rientrò quando spiegammo che il nostro era solo un progetto musicale e non politico. Pensavamo di avere a che fare con un ambiente all’avanguardia ed invece ci rendemmo conto di quanto fosse retrogrado. Oggi i dischi non vendono più quindi dobbiamo avere a che fare con una realtà completamente diversa ma facciamo comunque quello che cazzo ci pare. Non viviamo più dello stipendio della musica e quindi non ci importa se quello che suoniamo non funziona.

Parliamo del vostro esordio ‘Abbiamo Pazientato Abbastanza 40 anni. Ora Basta!’..
(Dario Parisini) Davvero un gran disco. La dimostrazione che le cose migliori le fai quando ci dai di cazzo o di pancia. Quando non ragioni, perché se ci ragioni troppo poi diventi corrotto.
(Cristiano Santini) Un disco importante soprattutto perché scritto in un’epoca particolare. Non eravamo consapevoli di scrivere un album che avrebbe fatto la storia. Eravamo giovani, istintivi e incoscienti. Siamo orgogliosi che, al di là delle polemiche, abbia avuto una portata internazionale visto che la scena di allora era piuttosto rinchiusa nei confini italiani.  

Per anni siete stati un riferimento per la scena punk. Adesso vedete qualche altra band in grado di rappresentare quello che hanno rappresentato i Disciplinatha?
(Dario Parisini) La roba di oggi non mi piace ma è naturale e fisiologico che sia così. Ho 53 anni e non posso capire quello che muove la pancia di un ventenne, l’arte rispecchia i tempi che viviamo e dal punto di vista culturale-artistico stiamo attraversando un brutto periodo. Vedo che siamo passati dall’indie rock all’indie pop e poi al dream pop. Adesso non so cos’altro si inventeranno. Non mi piacciono Calcutta, Dente, gli Stato Sociale e la trap. Fino ai primi anni del terzo millennio c’era ancora della roba che mi stimolava ma poi ho ascoltato solo cose di nicchia.

Chi possiede ‘La Chiave Della Libertà’?
(Dario Parisini) Il senso della canzone è potere fare quello che ci piace senza condizionamenti.

L’amore per l’industrial era presente fin dall’inizio oppure è nato col tempo?
(Cristiano Santini) Da bambino suonavo la chitarra classica poi un giorno vidi in un negozio la batteria elettronica e andai fuori di testa. Cominciai presto con i primi campionatori e da lì nacquero ascolti synth pop, new wave e anche industrial come Laibach e Nine Inch Nails. L’idea di contaminare l’elettronica con strumenti acustici mi è sempre piaciuta. Adesso con i Dish-Is-Nein abbiamo più esperienza e le idee più chiare. Il nuovo album può considerarsi un obiettivo raggiunto in una contaminazione efficace tra rumorismo, batteria, chitarre, ecc..
 
Provate a recensire ‘Toxin’ per i nostri lettori..  
(Dario Parisini) Non parliamo solo di polveri sottili e cambiamento climatico perché siamo sottoposti ad una intossicazione costante. Tutti i telegiornali sono uguali, si parla sempre di totalitarismi e banalità del male e non si parla mai del male della banalità. C’è in atto una propaganda onnivora, tutti parlano la stessa lingua, dagli indipendenti fino al Governo. Non esiste una vera realtà alternativa e ‘Toxin’ è una metafora di tutto ciò che è tossico.  
(Cristiano Santini) E’ un testo di due anni fa ma continua ad essere molto attuale. Basta guardare le prime pagine di qualsiasi giornale e le notizie che fanno eco. Abbiamo sempre avuto una capacità precognitiva, non voluta, di analizzare quello che era il momento contingente e le ripercussioni per il futuro. Questo ci ha sempre dato spunti per scrivere.

Il vostro è uno degli album più belli dell’anno che si è da poco concluso. Avete ascoltato qualcos’altro di interessante?
(Dario Parisini) Personalmente amo la video arte digitale e la glitch art. Non trovo nient’altro di interessante se non dal punto di vista tecnico o produttivo.
(Cristiano Santini) Ultimamente ho apprezzato solo le colonne sonore di ‘Dunkirk’ e ‘Blade Runner 2049’ che sono fantastiche.

Quale messaggio si cela dietro all’album?
(Dario Parisini) Sta a voi interpretarlo. Non siamo i 99 Posse che fanno slogan. Siamo orgogliosi di avere usato un coro degli alpini in ambito industrial perché non l’aveva mai fatto nessuno. È assurdo che tutti conoscono città estere come Berlino ma non sanno che in Italia ci sono tanti tesori.
(Cristiano Santini) Quando scrivi un disco tendi a fotografare un momento della tua vita, dal punto di vista artistico e culturale, e lo fai in maniera genuina, senza ragionamenti di mainstream o mrketing. A quel punto la gente è libera di interpretare ed è il suo bello. Il tutto filtrato dall’esperienza di vita di oggi che è naturalmente diversa da prima.

Dish-Is-Nein
From Italia

Discography
Dish-Is-Nein (2018)