-Core
Serenity
Austria
Pubblicato il 24/01/2020 da Lorenzo Becciani

Sei nella band dal 2010 e quindi hai qualche album sulle spalle. Quindi, prima di tutto, vorrei che mi parlassi del tuo periodo nei Serenity sottolineando quelli che sono stati i passaggi chiave..
Quando sono entrato nei Serenity, venivo da una situazione di stallo della band precedente ovvero i Pathosray. Conoscevo Georg per aver partecipato entrambi alla creazione del terzo disco dei Fairyland. In quell’occasione venne infatti da me a registrare le sue parti. Quando il loro precedente bassista si è allontanato dalla band, mi ha chiesto subito di prendere il suo posto senza nemmeno guardarsi intorno. Sono arrivato con un disco già quasi pronto e due videoclip da girare. Poco dopo siamo partiti in tour ed è stato grandioso. All’epoca non erano in molti i musicisti metal italiani in formazioni estere. Adesso invece è più diffuso considerato il fatto che alcune band italiane sono entrate a far parte di cataloghi importanti come quelli di Napalm e Nuclear Blast. Durante la creazione di ‘War Of Ages’ abbiamo voluto provare ad allargare la line-up ad una voce femminile e quando Clementine è entrata nella band sono cambiate alcune coordinate. La scelta però ha portato da poche parti sia noi che lei. Quella è stata la fase più delicata e sinceramente non ero molto soddisfatto. Quando ci siamo separati da Clementine abbiamo cominciato a lavorare a ‘Codex Atlanticus’ e le cose si sono sistemate. È stato un periodo molto attivo dal punto di vista del live. Pensa che abbiamo fatto oltre cento date di supporto a Tarja, Powerwolf e Kamelot e visitato paesi come Israele, Bulgaria e Romania. ‘Lionheart’ ha di fatto continuato quel discorso ed è stato realizzato in breve tempo.

Com’è stato lavorare con Sasha Paeth?
Abbiamo cambiato produttore per cercare di spingerci ad un livello ancora superiore. All’inizio ero un po' diffidente perché pensavo che un produttore del genere potesse dedicare meno entusiasmo e tempo, visto che comunque non siamo Avantasia o Kamelot. Al contrario è stata subito un’esperienza molto positiva. Il suo approccio è stato molto diretto e quasi semplificato. Ciò ci ha permesso di concentrarci sul songwriting e dare al massimo per compiere non uno ma tre salti qualitativi. Le nostre caratteristiche peculiari sono la melodia, le voci ed i riff e quindi ci siamo posti come obiettivi diventare ancora più melodici, bombastici, epici e potenti.

A livello lirico ‘The Last Knight’ si ispira alla figura di Massimiliano I d’Asburgo..
Una scelta in controtendenza perché non è certo un personaggio conosciuto. Come sempre ci basiamo su fatti accaduti ma dando la nostra interpretazione e per fare ciò studiamo tantissimo. Georg insegna all’Università di Innsbruck ed anche io m’intendo di storia.

Come bassista il tuo approccio è cambiato?
Più che altro è cambiata la strumentazione utilizzata. Negli ultimi tre album ho suonato tre bassi completamente diversi ed è quindi normale che il sound sia mutato. Ai tempi di ‘Codex Atlanticus’ avevo un endorsement con Majones, per ‘Lionheart’ ho preferito un Music Man Stingray 5 ma mi ha convinto poco. Adesso invece suono uno Spector caratterizzato da un sound molto aggressivo, avvolgente e morbido. I miei idoli sono Eddie Jackson dei Queensrych, Geddy Lee dei Rush e John Mjung dei Dream Theater.

Souls And Sins è un ottimo singolo. Quali sono gli altri pezzi chiave dell’album?
È l’ultimo pezzo che abbiamo scritto per l’album e ci ha sorpreso parecchio dopo aver terminato la preproduzione. Tra noi membri e l’etichetta non ci trovavamo d’accordo e questo è un ottimo sentore perché significa che tutto l’album è valido. Personalmente amo molto ‘Keeper Of The Knights’ e ‘Invictus’.

Quali sono i vostri mercati maggiori?
La Germania prima di tutto e poi i Paesi Bassi.

In Giappone come andate?
Il mercato giapponese purtroppo è finito da tempo e se non suoni in tour da quelle parti è difficile fare buoni numeri.

Di band symphonic e power metal ce ne sono tantissime. Cosa distingue i Serenity dal resto della concorrenza?
Sicuramente le voci! Tutti noi possiamo cantare e dedichiamo tanta attenzione a questo aspetto. Di professione faccio il vocal coach e amo tanti layer vocali come succedeva per i dischi storici dei Pain Of Salvation.

(parole di Fabio D’Amore)

 

Serenity
From Austria

Discography
Words Untold & Dreams Unlived 2007
Fallen Sanctuary 2008
Death & Legacy 2011
War of Ages 2013
Codex Atlanticus 2016
Lionheart 2017
The Last Knight 2020