-Core
Andead
Italia
Pubblicato il 26/02/2020 da Lorenzo Becciani

Com’è la giornata tipo di Andrea Rock? Quanto tempo riesci a dedicare alla band?
La mia giornata si articola tra lo studio di registrazione che ho aperto un anno fa (Attitude Studio) all’interno del quale seguo i lavori dal punto di vista della direzione artistica e sviluppo il mio format web “Rock Talks” e la radio, da lunedì a venerdì sempre in diretta dalle 18 alle 20. Il tempo per la band bisogna ritagliarlo in base a questi impegni e a quelli degli altri membri della band. Proprio perché lavoriamo tutti, non riusciamo ad andare in tour, ma suoniamo quasi tutti i weekend. Nel periodo estivo, le nostre vacanze le trascorriamo in furgone, se abbiamo un disco da promuovere è una serie di date di fila.

“Old But Gold” è un gran titolo. Per noi non siete affatto vecchi ma il tempo passa per tutti. Come giudichi la vostra carriera fino adesso guardandoti alle spalle? Quali sono stati i momenti più memorabili?
Il nostro è stato un percorso particolare: c’è stata da subito grande attenzione verso il progetto, ma probabilmente per le motivazioni sbagliate, quali “la band punk di Andrea Rock”. Abbiamo avuto modo di collaborare con label validissime (Rude Records prima e IndieBox dopo), siamo riusciti a guadagnarci onestamente i palchi, ma abbiamo dovuto dissipare i pregiudizi esistenti nei confronti di questo progetto. Siamo stati gli “underdogs” della “scena” e abbiamo dovuto faticare più di altri per ottenere il rispetto artistico dovuto. È arrivato 10 anni dopo il nostro esordio. I momenti più significativi sono stati sia i grandi palchi (quello dell’Off The Wall Spring Classic di Napoli in apertura agli Hives e quello del Mediolanum Forum di Milano, scelti dai Sum 41 come unica local band d’apertura in tutto il tour) e i riconoscimenti da parte di Amnesty International Italia per i contenuti di alcuni nostri brani.

Quando avete cominciato a comporre le tracce per l’EP?
Il lavoro è stato abbastanza veloce e per la prima volta nella nostra storia, il contributo nel songwriting è stato “corale”. Ogni membro della band ha contribuito alla parte musicale e io mi sono trovato ad occuparmi esclusivamente della creazione delle parti melodiche e dei testi.

Dove lo avete registrato? Che tipo di sound volevate ottenere stavolta?
Lo abbiamo registrato in Attitude Studio e ad occuparsi delle take è stato il nostro chitarrista Gianluca Veronal il quale, conoscendo ogni singola rifrazione di quell’ambiente, è riuscito a dare il taglio che stavamo cercando. La chimica che si è creata con Giovanni Bottoglia di IndieBox Music Hall è stata tale da ottenere il mix perfetto, praticamente al primo tentativo. Voglio dare credito a queste due persone per l’ottimo lavoro svolto. Il sound è risultato più maturo e complesso rispetto ai lavori precedenti, ma si è sviluppato naturalmente in questa direzione.

Ogni pezzo potrebbe essere un singolo. Ce n’è uno in particolare che rappresenta il suono degli Andead nel 2020?
Direi che i primi due singoli (“Downtrodden” e “Lust For The Road”) sono l’alfa e l’omega di questo primo momento del 2020. Strutture chitarristiche più aperte e un cantato ruvido che potrebbe far pensare alle band della scena “org core” di metà anni novanta, primo tra tutti gli Avail.

Avete affrontato il tema dei diritti umani. Ritieni che la musica possa essere ancora un ottimo veicolo di messaggi e informazione? Vuoi parlarci della collaborazione con Amnesty International?
Credo che chi fa musica folk o punk debba per forza di cose parlare di tematiche sociali e quelle legate ai diritti umani sono quelle per noi le più importanti. La nostra non è una posizione politica; siamo una band socialmente attiva, senza colori (magari giusto il giallo di Amnesty International).Con AI il rapporto è iniziato anni addietro; mi sono avvicinato a quella realtà dando il mio contributo come presentatore in alcuni eventi di pubblica sensibilizzazione e successivamente, sono diventato attivista. Alcuni ragazzi vicini alla band, mi hanno chiesto di più in merito alla causa per i diritti umani e siamo riusciti negli anni a coinvolgere diverse band del circuito per gli eventi patrocinati da AI.

Di cosa parla esattamente ‘Gratification Breakdown’?
Ci siamo voluti togliere un sassolino dalla scarpa e abbiamo voluto raccontare brevemente la nostra esperienza con coloro che ci criticavano. Negli ultimi due anni ci sono state diverse “ammissioni di colpa” da parte di alcuni che avevano pregiudizi nei nostri confronti e anche se non avevamo realmente nulla da giustificare, abbiamo dimostrato a suon di palchi e canzoni le nostre potenzialità e qualità.

La copertina è piena di fiori! Un monito a prendere la vita col sorriso?
La copertina, così come tutto l’artwork realizzato dal bravissimo Alberto Bocca, utilizza la rosa come metafora del tempo che scorre inesorabile. Io sono un fervido sostenitore della PMA (positive mentality attitude), ma oggi dobbiamo per forza di cose fare i conti con gli anni che abbiamo, quando giriamo l’Italia e l’Europa per portare brani punk rock su tutte le tipologie di palco. Sentiamo ancora il bisogno di dire qualcosa, dobbiamo solo stare attenti a non farci troppo male tra salti e stage diving...ahahahah !

Adesso state lavorando ad un full lenght o prima ci sarà un lungo tour? Quando pensate di tornare nei negozi?
“Old But Gold” rappresenta la prima metà di un full lenght che arriverà entro la fine del 2020; abbiamo diverse sorprese in serbo che vi sveleremo nei prossimi mesi. Non potendo fare un vero e proprio tour, sfrutteremo tutte le occasioni buone per proporre questi brani dal vivo, nella speranza di un’estate corposa dal punto di vista degli impegni live.

Possiamo parlare di una scena punk italiana? Quali sono le migliori band in circolazione a tuo modo di vedere?
La scena è sempre esistita è sempre esisterà; a volte soffre troppo di nostalgia, ma siamo un paese che ha questo approccio in generale con la musica rock. Tra le band più valide segnalo i Madbeat, gli amici Viboras e i fratelli Uncle Bard & The Dirty Bastards.

E invece cosa puoi dirci del momento delle emittenti radiofoniche “rock” in Italia?
Come accennato, il genere rock in Italia è nostalgico nel dna; per me è sempre importante condividere anche sui miei spazi social, musica nuova, artisti innovativi e non mainstream sul territorio italiano. Per questo motivo pubblico da sei anni, ogni mese, una playlist di Spotify con i miei ascolti recenti. Per avere una radio rock a livello nazionale serve competenza e mezzi, oltre ovviamente alle frequenze. Ci sono molte radio locali e web che hanno persone valide e preparate; allo stesso tempo, in alcune emittenti nazionali, c’è pressappochismo e disinteresse nei confronti di quello che succede “fuori” dalla radio. Virgin resta un’eccellenza, all’interno della quale ogni speaker ha un ambito di competenza specifico; lo dimostrano anche i recenti dati d’ascolto che vedono la radio in crescita nel suo tredicesimo anno di attività.

Qual è il musicista più figo che ti è mai capitato di incontrare? E quello invece più insopportabile?
Tra i più insopportabili cito gli Artic Monkeys, mentre tra i migliori annovero Ben Harper, Jesse Malin, Tim Vantol, Brian Johnson e soprattutto Dave Brownsound dei Sum 41, persona che oggi è diventata amica.

Cosa ricordi dell’esperienza con gli Unbroken Faith? Non eravate affatto male..
Ahahahahah, cosa hai tirato fuori! Con loro è durata troppo poco, ma è stato un periodo molto divertente. Avrei voluto avere qualcosa di più registrato in studio, ma certe esperienze è bello anche conservarle esclusivamente come un bel ricordo.

Qual è il tatuaggio che ha più importanza per te?
Il 90% dei miei tatuaggi è legato ala musica che mi ha cresciuto e che ancora oggi mi trasmette i valori in cui credo. Non riesco a sceglierne uno in particolare...l’ultimo che ho aggiunto però è la scritta “Attitude” sul petto, realizzata da Brigante. Colgo l’occasione per salutare lui, mio fratello Stizzo, Max Brain e tutti i grandi artisti che negli anni hanno inserito aghi sotto la pelle.

Andead
From Italia

Discography
2009 - Hell's Kitchen
2011 - With Passionate Heart
2013 - Build Not Burn
2017 - IV The Underdogs
2020 - Old But Gold