Come siete arrivati a Miasma?
In 20 anni di attività abbiamo passato varie fasi. Da quella totalmente freeform degli inizi a una più punk-noise in cui la qualità delle registrazioni era scarsa ma i live erano dirompenti, poi una fase in cui abbiamo cercato di strutturare di più i pezzi, componendoli in studio per poi riproporli live e non viceversa. In questo modo speravamo di colmare il gap tra la potenza dei nostri live e la non-riproducibilità di essa con gli scarsi mezzi che avevamo in studio. Un paio di tentativi abbastanza buoni in questo senso sono stati “Crocevia” e “Cor Cordium”. Ma la svolta è arrivata con “Abisso”, l'introduzione dell'elettronica ha arricchito la nostra gamma espressiva, e il modo in cui Giulio Favero esalta il nostro suono al mixer ci ha permesso di raggiungere quello che cercavamo. Dopo “Creatura” pensavamo di aver dato tutto in ambito rock, e invece ecco la sorpresa: “Miasma” usciva naturalmente punk-hardcore, ritrovando in parte le nostre radici, ma con la consapevolezza e i mezzi di oggi. Il suono era sporchissimo, ma grazie a Giulio la chiarezza dei nostri intenti è rimasta intatta: il disco suona marcio, ma allo stesso tempo cristallino. Non potevamo chiedere di meglio.
Miasma non è solo il titolo dell’album ma anche l’ultima canzone, quella che sfuma nel silenzio e riassume tutto ciò che è avvenuto prima. La costruzione della scaletta e l’ordine delle tracce sono nati secondo processi o esigenze particolari?
Inizialmente no, si trattava solo di dare un senso ai vari pezzi. Poi però alcune cose si sono chiarite, ad esempio il fatto che “Miasma” dovesse chiudere l'album, dopo aver attraversato le tre fasi di Psora, Sicosi e Lue. Ma ascoltando il pezzo si capisce che la scelta era abbastanza semplice, visto che per durata e drammaturgia si presta già naturalmente a chiudere il discorso.
Qual è il concept che si cela dietro all’album? A livello visuale come avete pensato di descriverlo?
Il concept è arrivato da solo, mentre registravamo e ci rendevamo conto che stava venendo fuori qualcosa di mefitico, velenoso, appunto miasmatico. Come per i dischi precedenti, è stato il processo a darci il concetto. “Abisso” mentre ci rendevamo conto che stavamo sprofondando in qualcosa che nemmeno noi ancora conoscevamo, e di cui non vedevamo il fondo. “Creatura” quando la consapevolezza ci ha portato a veder nascere un qualcosa di compiuto, per quanto complessa ne sia stata la gestazione e mostruosa la nascita. Infine “Miasma” è in qualche modo la marcescenza, la corruzione definitiva di questa cosa.
A livello di suoni cosa volevate cambiare rispetto a Creatura?
Inizialmente, tutto! Doveva essere un disco elettronico! Poi però il “Miasma” si è impossessato di noi..
Cosa avete chiesto a Giulio “Ragno” Favero in termini di missaggio?
Guarda, non sappiamo cos'ha lui nella testa e nelle mani. Sappiamo solo che noi gli diamo un pezzo che suona grezzo, e lui ce lo rimanda indietro che spacca. Ma non solo. La nostra intenzione di partenza viene non solo chiarita, ma anzi esaltata dal suo lavoro. E non si limita affatto a “mixare”, ma compie un intervento intermedio tra il fonico e il produttore artistico. Il passaggio attraverso le sue mani è stato fondamentale per fare scoprire, a noi in primis, qual era il suono che cercavamo.
Come sono nate le collaborazioni con Årabrot, Gnucci e Gabriele Lepera? Quale di queste vi ha sorpreso maggiormente?
Årabrot li conosciamo da tempo, è capitato spesso di suonare insieme. Gabriele suona negli Holiday Inn, si parla quindi di “underground family”. Gnucci invece è stata una trovata di Stefania, che l'ha invitata a suonare al Festival di Santarcangelo quando ne era la curatrice musicale. Il rapporto tra loro è rimasto, ed è stata proprio questa la collaborazione che ci ha più sorpreso. Abbiamo avuto l'occasione di proporla anche dal vivo a Roma, è stato incredibile, la potenza del rap, della parola su un palco è straordinaria.
Il video di Queer Fight è bellissimo. Dove lo avete girato? Qualche aneddoto sulle riprese?
Il collettivo Lele Marcojanni lo ha girato nella palestra popolare del Pilastro, a Bologna. Sono stati bravissimi a sfruttare al massimo i tempi perché la giornata era difficile, fredda e piovosa. Mario/Marylou è incredibilmente duttile, molto credibile sia come scugnizzo incazzoso che come combattente vamp. La sua scheda tecnica prevedeva due bottiglie di Prosecco che credo abbiano aiutato. Ma a parte la pioggia che ha reso molto difficili le riprese finali col drone e la proiezione della scritta “Queer Fight”, si è lavorato in armonia, anche se in tempi stretti.
Chi è L’Eremita?
È una via di mezzo tra il personaggio che avevamo pensato noi e quello che ci hanno proposto gli Årabrot.
Provate a descrivere il vostro incubo peggiore...
Bruno: Sogno spesso il maremoto.
Stefania: Più che il peggiore, è quello che più mi assilla. Sogno spessissimo di ritornare o andare in una casa che dovrebbe essere “la mia” ma che non riconosco e nella quale si aggiungono stanze continuamente o cambia continuamente forma. Tipo la casa del libro “Casa di Foglie” di Mark Z. Danielewski.
Vent’anni di attività non sono pochi. Avreste pensato di arrivare così lontano?
Non ce lo siamo mai chiesti, onestamente. Abbiamo iniziato senza pensarci troppo, solo per andare in tour coi nostri amici Cock ESP nel dicembre del 2000. Ma poi, anche nei momenti di più grande difficoltà, il suonare insieme non è mai stato messo in discussione.
Qual è stato il momento più difficile della vostra collaborazione?
Quando abbiamo iniziato, eravamo una coppia. Quando ci siamo lasciati come coppia è stato sicuramente complesso gestire la cosa, ma come dicevamo gli OvO non sono mai stati messi in discussione, nemmeno una volta.
Qual è l’album che ha venduto di più o che comunque ha riscosso maggiore successo a livello di critica e di pubblico? E quello che invece secondo il vostro parere è stato sottovalutato?
Non abbiamo tutti i dati al riguardo, ma l'album che ha venduto di più dovrebbe essere “Miastenia”, il primo album su Load. Anche perché erano altri anni, i dischi si vendevano ancora, lo streaming era praticamente sconosciuto e il download poco o nulla praticato. Diciamo che dall'epoca dello streaming/download probabilmente il più venduto è “Abisso”. Crediamo che lo stesso valga per la critica. Naturalmente non conosciamo i dati di “Miasma”, che comunque è partito molto bene come critica. Purtroppo le vendite risentiranno molto del blocco del tour dovuto al Covid-19. “Crocevia” fu leggermente sottovalutato rispetto al suo predecessore, ma sono cose anche fisiologiche: arrivava nel momento di chiusura della Load. Per “Creatura” avevamo meno budget per la promozione, ma nonostante questo le recensioni furono mediamente buone.
Vi considerate una band politica?
Assolutamente sì, anche se non lo esprimiamo nei testi. Chi si imbatte nella nostra storia lo capisce comunque. Abbiamo sempre avuto un rapporto privilegiato con gli squat e le situazioni antagoniste, siamo dichiaratamente antifascisti, antirazzisti, contro le discriminazioni di genere, eccetera. Tutto questo emerge anche senza testi, anche dal nostro stile di vita, dal nostro modo di andare in tour (“il personale è politico”, no?).
Potete aggiornarci sugli altri vostri progetti? Cosa avete pianificato per i prossimi mesi?
Pianificare durante questo inizio di quarantena è impossibile. Diciamo che senza il Covid-19 ora saremmo in tour con OvO in Europa e Italia fino all'estate, stagione durante la quale saremmo stati disponibili a suonare sia come OvO che coi nostri altri progetti (Stefania come ?Alos, Bruno con Ronin, Sigillum S, Tiresia, in solo). Poi in autunno saremmo ripartiti con OvO, avevamo un tour in Cina e altre date in Europa. Ora invece speriamo solo di riuscire a recuperare quanto prima le date che abbiamo dovuto cancellare per questi tre mesi di tour…