-Core
Revolutionary Arm Of The Infant Jesus
UK
Pubblicato il 18/07/2020 da Lorenzo Becciani

Qual era la vostra visione quando avete dato vita alla band negli anni ‘80? Quanto sono cambiati i vostri obiettivi ed il vostro approccio compositivo in questi anni?
I Revolutionary Army Of The Infant Jesus sono stati originariamente creati come progetto avant art-house con poco interesse nel registrare musica ed al contrario lavorare come un collettivo di performance surrealiste. Così, l’approccio alla musica è stato di per sè un cambiamento radicale nei primi anni e, nel corso del tempo, abbiamo continuato a cercare altri cambiamenti radicali nel nostro lavoro. Come collettivo creativo non abbiamo mai cercato di imitare il lavoro degli altri, o addirittura il nostro. Una costante è che il nostro lavoro cerca di riflettere la nostra comprensione del mondo che ci circonda, qualcosa da creare costantemente, ma mai da ricreare.

Cosa è successo dopo la release di ‘Mirror’? Avete registrato solo due mini album. Perchè un silenzio tanto lungo?
All'epoca sentivamo che quella fase del nostro lavoro era terminata. Quando abbiamo realizzato il nostro primo album, abbiamo trascorso più di un anno in uno studio nel seminterrato, dopo un paio d'anni lavorando esclusivamente su performance dal vivo, e abbiamo realizzato ciò che volevamo realizzare. Avevamo il controllo totale e stavamo provando a convertire la nostra esperienza live per registrare. Stavamo sperimentando come rendere la musica influenzata dal nostro lavoro dal vivo teatrale e cinematografico (mentre ora la nostra produzione musicale è più consapevolmente sperimentale e focalizzata), ma siamo usciti con un album e non avevamo idea se qualcuno l'avrebbe compreso o se ne sarebbe interessato. Ovviamente era un momento molto diverso in termini di comunicazione e sebbene abbiamo raccolto numerose recensioni e lettere, non avevamo davvero idea di come il lavoro fosse stato ricevuto. Sapevamo che stava vendendo, un po’ nel Regno Unito, ma principalmente negli Stati Uniti, in Francia e in Germania e scoprimmo, con nostra sorpresa, di essere rapidamente diventati idoli di vari movimenti sotterranei di nicchia di cui non sapevamo nulla. Ci siamo trovati inevitabilmente a confrontarci con le altre band, anche se non c'era alcun legame tra noi e loro. I primi due album erano finiti e poi abbiamo fatto alcune esibizioni dal vivo in Europa, sentendo di aver raggiunto con successo i nostri obiettivi iniziali nel tentativo di affrontare il nostro manifesto creativo iniziale. Ma il nostro è un progetto continuo. Non siamo mai e non siamo mai stati inattivi. Quando questa prima fase del lavoro è stata completata, ci siamo prefissati di pianificare la fase successiva e abbiamo scoperto di essere più produttivi che mai.

Ritenete che ‘The Gift Of Tears’ e ‘Mirror’ siano stati sottostimati o comunque non totalmente compresi all’epoca?
No. Crediamo fortemente, anche adesso, che ciò che conta non siano le copie vendute ma quello che abbiamo scoperto per noi stessi. Più che cercare di vendere, confezionare e promuovere il nostro lavoro, volevamo essere scoperti. Abbiamo scoperto una profonda comprensione dei nostri lavori e, anche se ci sono voluti molti anni per apprezzare appieno tutto ciò, ci ha portato davvero gioia.

Il vostro ultimo album è vecchio di cinque anni. Adesso non siete tornati con un nuovo lavoro ma addirittura due. Perchè avete deciso di pubblicarli insieme?
Non era nelle nostre intenzioni. Quando abbiamo iniziato a lavorare a ‘Songs Of Yearning’, non avevamo più di qualche minimo frammento di materia prima con cui lavorare. Ma quando queste idee iniziali si sono sviluppate, è stato chiaro che stavamo costruendo quello che era potenzialmente un corpo sostanziale di lavoro. Mentre ‘Songs Of Yearning’ ha iniziato a coesistere in un progetto distinto, sono emersi anche numerosi altri pezzi che esploravano chiaramente gli stessi temi, essendo stati sviluppati e registrati in un momento simile, ma probabilmente da un differente prospettiva. Erano più fragili, intimi, riflessivi; a volte ricordano uno stato di sogno e talvolta uno stato meravigliosamente chiaro di coscienza e consapevolezza. Sembravano essere meglio descritti come pensieri notturni, visioni, sogni - ma c'è anche una chiarezza, una coscienza e talvolta una narrazione tangibile per ‘Nocturnes’ che non abbiamo realizzato altrove.

‘Songs Of Yearning’ è stato descritto come un’eccitante combinazione tra sonorità religiose orientali, un’iconografia acustica ed elettrica e parti vocali cadenzate e meditative. Pensate che tale descrizione si adatti all’immagine dell’album che avevate nella mente prima di iniziare il processo?
Non avevamo un’immagine precisa ma è importante dire che non abbiamo mai deciso di spiegare o contestualizzare il nostro lavoro. Miriamo a interrompere la mediazione e la mercificazione dell'arte - e vogliamo davvero che il nostro lavoro parli da solo e permetta una interpretazione personale e soggettiva. Dobbiamo gestire così tante informazioni nel ventunesimo secolo e rimane così poco mistero, quindi vogliamo ripristinarne un po'. Il significato è spesso maggiore quando è personale, soggettivo e quando l'artista non spiega il proprio lavoro. Permettiamo alle persone di trovare i propri significati nel nostro lavoro. Altre interpretazioni sono spesso più interessanti delle nostre.

Usate numerose lingue: Greco, Francese, Latino, Russo.. Qual è il motivo di questa scelta?
Per noi le lingue sono come strumenti. Spesso usiamo il linguaggio in modo non narrativo - astratto, frammentato, in quanto il non letterale può essere più personale, soggettivo, influente. Siamo costretti a vivere con strati di verità e falsità e stiamo cercando di eliminare alcuni strati per arrivare a qualcosa di autentico, personale, vero - e usiamo il linguaggio per comunicare in un modo più universale e meno parrocchiale.

Qual è il concept che si cela dietro a ‘Nocturnes’? Lo possiamo considerare come la parte oscura di ‘Songs Of Yearning’?
I due corpi di lavoro hanno una fonte e un'ispirazione comuni ed esaminano gli stessi temi, differendo solo in prospettiva. ‘Songs Of Yearning’ riflette il nostro io interiore e ‘Nocturnes’ la nostra interpretazione di noi stessi nel mondo. I due corpi di lavoro sono come immagini speculari: giorno e notte, pubblico e privato, conscio e inconscio.

Dove avete registrato gli album? É stato un processo lungo e difficoltoso?
Sono stati registrati tra il Regno Unito, la Finlandia e la Russia. Non avevamo intenzione di pubblicare niente. La release di qualsiasi materiale è sempre un sottoprodotto del nostro lavoro quotidiano. Siamo sempre al punto di partenza - lavoriamo sempre con i pezzi di materiale più fragili - e, sebbene il nostro lavoro non sia mai finito, mai perfetto, una volta che queste idee iniziali sono state sviluppate è diventato chiaro che stavamo costruendo un corpo di lavoro potenzialmente sostanziale. Ciò che abbiamo prodotto - tutto ciò che abbiamo mai prodotto - non è musica, è semplicemente l'inquadramento del silenzio. Se vogliamo interrompere il silenzio, dobbiamo avere un'ottima ragione per farlo.

Cosa volevate ottenere in termini di produzione?
Illuminazione spirituale. Come sempre.

Qual è la traccia che rappresenta al meglio il vostro sound attuale?
Nessuna canzone spicca, è pianificata e costruita nel suo insieme. Prendere una traccia fuori dal contesto significherebbe tagliare il filo di un indumento.

Il vostro nome è un omaggio a Luis Buñuel e la vostra musica è davvero cinematica. Ci sono dei film che vi hanno ispirato particolarmente di recente?
La via del petrolio. Grazie per il vostro interesse nel nostro lavoro. É una vera gioia per noi.

 

Revolutionary Arm Of The Infant Jesus
From UK

Discography
The Gift of Tears (1987)
Mirror (1991)
Beauty Will Save The World (2015)
Songs of Yearning (2020)
Nocturnes (2020)