Qual è il concept dietro a ‘Lake Drinker’? C’è un collegamento con il precedente album?
Tutta la band è nata attorno ad un singolo tema che riguarda la città da dove proveniamo. Horndal è un piccolo villaggio che un tempo aveva un’acciaieria che dava lavoro a quasi l’intera popolazione. Alla fine degli anni ‘70 la fabbrica ha improvvisamente chiuso e la città è andata in rovina. Raccontiamo le storie che sono accadute prima o dopo, crescendo in un paese fantasma post-industriale. ‘Remains’ era centrato su una sorta di sceneggiatura teatrale scritta e messa in scena per protesta contro la chiusura. Aveva come protagonista il Diavolo che veniva a schiacciare l’acciaieria e minare la vita della comunità ed è stato interpretato da me e mio fratello, il nostro cantante e chitarrista. Il nuovo album parla invece di com’è Horndal adesso. Una compagnia tecnologia estremamente potente, col motto “Don’t be evil”, vuole costruire delle grandi stanze per server ma per ora sta solo tagliando alberi e prosciugando l’acqua del lago dove pescavamo e nuotavamo da piccoli. Quindi il Diavolo è tornato sotto un’altra forma ed è assetato.
Come si è formata la band? Quali sono i migliori ricordi dei primi tempi?
Io e mio fratello parlavamo da un po’ di formare una band. Alla fine avevamo tutto ciò di cui avevamo bisogno: la nostra città, una vecchia acciaieria ed il Diavolo in persona. Così abbiamo formato una metal band ma non ci siamo impegnati sul serio finché non abbiamo prenotato gli Electrical Audio Studios di Chicago con Steve Albini. A quel punto abbiamo iniziato a scrivere e provare come pazzi ed in due mesi era tutto pronto. Ci siamo divertiti ma è stato terrificante.
Che visione avevate all’inizio? Come sono cambiate adesso le prospettive?
L’obiettivo era uscire da Chicago con un EP. Registrare assieme a Steve Albini è stato come avverare un sogno e non avremmo potuto chiedere di meglio. Ci siamo resi conto che tante persone erano entrate in connessione con la storia e quindi siamo andati avanti. Era difficile fermare tanta energia. Naturalmente vorremmo conquistare il mondo o scrivere il riff perfetto. Qualora succedesse, sarebbe il caso di sciogliere la band.
Chi si è occupato dell’artwork?
É stato un talento indonesiano di nome Dave Levi Holand. Volevamo che l’artwork richiamasse una parte realmente esistente della città in cui viviamo ma attraverso una lente di ingrandimento da incubo. E’ come una cartolina dall’inferno con la vecchia acciaieria in fiamme, il monumento nero, gli alberi che cadono ed un demone che prosciuga il lago.
Quando avete cominciato a comporre il nuovo materiale? È stato un processo complicato?
Onestamente è stato piuttosto facile scrivere i pezzi. Siamo stati ispirati da com’è stato ricevuto il primo album, dagli show che abbiamo fatto e dalle persone che abbiamo incontrato. Allo stesso tempo ci siamo posti l’obiettivo di andare avanti e cercare di incorporare altri strumenti (corni, vibrafono, campane ed altri suoni orchestrali), rallentare leggermente i ritmi e trovare spazio per tutto. Mettere insieme tutte le parti ha comportato il tempo maggiore.
Dove si sono svolte le registrazioni? Che tipo di sound desideravate ottenere?
Volevamo registrare allo Studio Gröndahl di Stoccolma, ma la pandemia ha cambiato i nostri piani e così abbiamo dovuto procedere passo dopo passo. Alla fine ci abbiamo registrato le parti di batteria perché c’è una sala grandissima e perfetta per ottenere il suono organico che piace a noi. Niente di pulito, editato o computerizzato. Il resto è stato registrato in varie location tra cui la Berwaldhallen, dove tra l’altro ha registrato Pelle Jacobsson della Swedish Radio Symphony Orchestra.
Com’è lavorare con Karl Daniel Lidén?
È sempre un piacere. È un maestro dei suoni grassi e potenti. Molto meticoloso ma estremamente dolce ed alla mano.
Potete darci qualche dettaglio in piu’ sulle collaborazioni dell’album?
Stavolta siamo riusciti a realizzare tutte le idee che avevamo. Volevamo che una voce maligna accompagnasse Henrik su ‘Rossen’ e siamo fortunati che Johan Jansson (Interment, Dreadful Fate..) ha accettato la nostra proposta. Ha reso perfetto il pezzo. Oltre alle campane orchestrali, è stato divertente aggiungere i corni. Daniel Johansson ha svolto un ottimo lavoro ed alcune parti sono state suonate pure da Christer Falk, un genio al sax ed al basso. Inoltre abbiamo avuto l’opportunità di far leggere la storia di ‘Home’ a Anders “Buffalo” Eriksson, un uomo di Horndal che protestò sul serio nei confronti del Primo Ministro nel 1977.
Qual è la traccia chiave?
Domanda difficile ma ‘Rossen’ apre alla grande il disco e presenta il tema dell’album. Hail to the Lake Drinker!
Com’è suonare metal arrugginito a Stoccolma in questo periodo?
È un termine perfetto per descrivere la nostra storia ed il nostro sound. Non ci sono altre band come noi ma la scena è ottima. Purtroppo il problema è che tanti locali sono stati costretti a chiudere per problemi con il vicinato. Tante persone che sono andate a vivere a Stoccolma per la cultura vibrante e poi hanno chiesto la chiusura dei locali. Idioti.
Tre band svedesi che ammirate tantissimo..
Henrik Palm, Disrupted e Anna von Hausswolff.
Una band underground che diventerà presto molto famosa..
Obstruktion.
Che show dobbiamo aspettarci quando l’attività live potrà riprendere?
Stiamo per filmare registrare un live a Horndan. A parte il pubblico, quello show mostrerà tutto quello che siamo con ospiti, ciminiere e luci dell’acciaieria.
(parole di Pontus Levahn)