-Core
Scar Of The Sun
Grecia
Pubblicato il 01/05/2021 da Lorenzo Becciani

Scorrendo la press sheet di Napalm Records si parla di modern metal mentre su Metal Archives venite catalogati come gothic melodic groove metal. Immagino che su Facebook e Wikipedia sia ancora differente. Come descrivereste il vostro sound a chi non vi conosce? 
Su Metal Archives si riferiscono al primo album che aveva influenze decisamente più gothic. Ad inizio carriera eravamo anche più progressive ma non nel senso dei Dream Theater quanto nel senso di un songwriting elaborato. Il termine modern metal non ci dispiace ma è molto generico. Direi che il nostro sound è un ibrido tra swedish death, metalcore e djent. Prendiamo sicuramente spunto dall’estetica moderna degli In Flames ma anche da materiale atmosferico come quello di Tesseract e Architects. Dal punto di vista vocale poi l’ispirazione varia dai Dark Tranquillity agli At The Gates passando per i Killswitch Engage, che sono assolutamente la mia influenze maggiore in termini di cantato. 

È difficile suonare questo tipo di musica in Grecia?
La storia dice che in Grecia siamo più famosi per il black metal o l’heavy metal tradizionale. Abbiamo sempre cercato di distinguerci. Siamo in ottimi rapporti con tante altre band ma ci sentiamo differenti. Tra l’altro la band è nata a Londra, dove eravamo per motivi di studio, ed in quel periodo ascoltavamo parecchio Meshuggah, Killswitch Engage, Orphaned Land, Atreyu, As I Lay Dying, Tesseract e Architects. Quindi che direi che dipende molto dagli ascolti e da quello che volevamo incorporare nella nostra musica. 
 
Personalmente ho sempre adorato i Septicflesh e mi piacciono molto anche i Tardive Dyskinesia..
Sono il fonico dei Septicflesh e ho lavorato con loro per tanti anni. I Tardive Dyskinesia sono molto bravi ma un po’ più progressive e tecnicamente complessi rispetto a noi, che al contrario abbiamo elementi anche pop nelle canzoni. 

Cosa volevate cambiare con questo primo album per Napalm Records? 
In realtà anche il secondo album è stato vicino ad uscire per Napalm Records. Stavamo già valutando il contratto quando il loro A&R ha deciso di rifiutarci. Il buon riscontro di ‘In Flood’ ha sicuramente giocato a nostro favore come il tour ed alcuni video che abbiamo pubblicato. L’etichetta ha visto dei progressi in termini di visualizzazioni, sia su Spotify che su YouTube, e ha deciso di puntare su di noi. ‘Inertia’ è più estremo, diretto e focalizzato rispetto all’album precedente. Le canzoni sono meno complesse, ma sono gli altri a dovere giudicare i nostri miglioramenti. 

Trovia che ‘I Am The Circle’ rappresenti bene il vostro sound attuale? 
Almeno questo è il motivo per cui l’abbiamo scelto come singolo. È più vicina al metalcore e anticipa l’inizio della suite ‘Quantum Leap Zero’. Anche la title track rappresenta bene quello che siamo adesso. È senza dubbio il pezzo più diretto del disco. 

È stato un processo difficile? 
Essendo un ingegnere del suono ho seguito la produzione di tanti gruppi e mi sono sempre occupato del suono della band. Anche stavolta le registrazioni si sono svolte nel mio studio ad Atene e questo comporta vantaggi e svantaggi. È sicuramente comodo perché possiamo registrare quando vogliamo e prenderci il tempo di cui abbiamo bisogno. D’altra parte ho il materiale sempre sotto mano e questo mi spinge a cambiarlo in continuazione. Non sono mai soddisfatto al cento per cento tanto che ho effettuato due volte il mixaggio. Solo quando ho tirato su le frequenze delle chitarre e aggiunto qualche layer vocale ho capito che ero arrivato alla fine. 

Qual è il testo a cui sei più legato?
‘Quantum Leap Zero I: Torque Control’ perché parla della situazione di sottomissione della Grecia nei confronti dell’Europa. Ci hanno torturato e non solo dal punto di vista economico e politico ed è stato un periodo davvero brutto per me. Ho sentito molto vicino a me quell’argomento e ho cercato di riversare quello che ho provato per anni nel testo. 

La copertina invece da chi è stata realizzata?
Da Achillesa, il nostro vecchio drummer e fratello del nostro bassista. É un ex membro ma è ancora con noi sia per quanto riguarda le copertine sia per i video. Adora l’Art Nouveau e Klimt.

Come pensate di promuovere l’album?
Non abbiamo ancora fissato nulla ma stiamo discutendo di un paio di tour e della partecipazione a vari festival. Per noi potrebbe perfino aprirsi la possibilità di suonare negli Stati Uniti. Per me sarebbe come realizzare un sogno. Per la prima volta abbiamo il supporto di un’etichetta e quindi cercheremo di suonare in più paesi possibili. 
 
Qual è stato il vostro migliore show fino adesso?
Ricordo quello di spalla ai Paradise Lost nel 2011, perché era la mia band preferita in quel periodo. Suonarono tutto ‘Draconian Times’ e fu davvero incredibile. Dopo la nostra esibizione ero a bordo palco a cantare i loro pezzi a memoria. Sempre nel 2011 andò molto bene una data con i Firewind.  Tanta gente che cantava le nostre canzoni ed un’atmosfera molto caldo. L’anno scorso invece ci siamo esibiti prima dei Rotting Christ, davanti ad oltre duemila persone ed è stato davvero fantastico.  

Nel 2005 avete registrato il vostro primo demo. Cosa ricordi di quelle sessioni? 
Lavoravo per Century Media in quel periodo e suonavo punk in un altro progetto che non è mai andato avanti. Fin dal primo istante ho voluto creare una band che potesse finire su un’etichetta importante e fosse completamente professionale sotto tutti gli aspetti. Di singolo in singolo, abbiamo migliorato ogni dettaglio e la visione è sempre stata la stessa. C’è voluto un po’ per arrivare dove siamo adesso, ma significa che prima probabilmente non eravamo pronti. 

(parole di Terry Nikas) 
 

Scar Of The Sun
From Grecia

Discography
A Series of Unfortunate Concurrencies 2011
In Flood 2016
Inertia 2021