Qual è il significato del vostro nome?
É il termine danese per gerarchia ma pronunciato male sia in danese che in inglese perché così è più bello. Ci ricorda costantemente che esistono gerarchie, sia nella società moderna che dentro noi stessi.
Quali erano le vostre ambizioni quando avete cominciato a suonare insieme?
Volevamo suonare musica selvaggia che non assomigliasse a nient’altro. Inizialmente non avevamo delle referenze specifiche ma col passare del tempo è emerso il diverso background di tutti i musicisti.
Quanto spesso provate?
Di solito una volta a settimana al Cube of Doom Studio. Quasi tutte le canzoni nascono da improvvisazioni che facciamo durante le prove. Poi le aggiustiamo e le finalizziamo finché non viene il momento di registrarle.
Provate ad introdurre il concept di ‘Stumbling Through The Walls’ per i nostri lettori..
Come ti dicevo prima, il concept è soprattutto cercare di esplorare il lato più selvaggio della musica senza porci alcun limite. Hiraki è un outlet sincero per tutti e tre. Siamo ottimi amici e parliamo di tutto quello che riguarda vita, morte e ogni cosa che c’è nel mezzo.
Avete notato delle differenze rispetto al passato in termini di registrazione e produzione?
Il nostro debutto ‘Modern Genes’ è stato pensato più che altro come un demo. Stavolta volevamo pubblicare un vero e proprio full lenght. Le cose si sono complicate sotto molti punti di vista perché abbiamo valutato tutte le opportunità per caprie fino a dove potevamo spingerci in fase di produzione.
Che synth avete suonato in studio?
Jon suona un Korg Minilogue assieme ad un Kaoss Pad e un sampler pieno di beat e patch fatti in casa.
Qual è stato il momento più eccitante delle sessioni?
La sensazione che qualcosa sta passando dalla tua mente ad un computer è magica. Una volta registrata la musica è per sempre. L’outro di ‘Blossom Cuts’ è stata realizzata durante una sessione di batteria infinita che si è conclusa proprio prima che Tim dovesse lasciare in maniera inattesa lo studio.
‘Wonderhunt’ è superba. Di cosa parla?
È proprio come suggerisce il titolo. Una caccia alla meraviglia e la lotta che inevitabilmente è insita in essa. Se sei disposto a lasciar andare le tue mentalità e flussi di lavoro pre-programmati, allora è possibile fare musica interessante e lungimirante, anche nel 2021. I testi di Jon parlano molto dell'inadeguatezza, sia nella società che dentro di noi. Cerchiamo di esprimere questa inadeguatezza attraverso il suono.
Dove avete girato il video? Com’è stata l’esperienza?
Lo abbiamo girato in varie location di Aarhus. Non abbiamo avuto modo di fare una ricerca specifica sulle location quindi quando abbiamo girato le scene nella fabbrica abbandonata ci siamo mossi con le torce sperando di non trovare qualche vagabondo o tossico. Alla fine delle riprese le ginocchia di Jon erano completamente andate perché ballava da ventiquattro ore.
Quali sono le altre tracce chiave a vostro parere? Io adoro ‘Proto Skin’ per esempio..
‘Proto Skin’ e ‘Wonderhunt’ sono state le prime tracce che abbiamo composto per l’album e per molti motivi hanno settato il mood ed i toni di tutto il lavoro. Sono molto dirette e manifestano il nostro desiderio di suonare qualcosa di differente rispetto al passato.
Diventerete più noise o industrial in futuro?
Assolutamente più noise. Molto più noise!
Quali sono i migliori segreti della scena danese?
A partire dall’anno scorso diverse realtà indipendenti stanno emergendo ed i loro roster sono pieni di ottime band. Noi siamo rappresentati dalla Lasher Agency ma vi consiglio di dare un’occhiata anche alle band di Over The Under Records e Last Mile Records.
Qual è stato il vostro concerto migliore fino adesso?
Anche se siamo una band nuova abbiamo avuto la fortuna di suonare già su palchi importanti. Premesso questo mi piacciono più gli show dove sei a diretto contatto con la gente ovvero nei locali piccoli o dove addirittura non c’è il palco. Non vediamo l’ora di ripartire..