-Core
Xeno
Olanda
Pubblicato il 16/06/2021 da Lorenzo Becciani

Ritenete che progressive death metal sia il termine giusto per descrivere la vostra musica?
Pensiamo che la nostra musica non sia facilmente classificabile. Quando lo facciamo usiamo generalmente progressive metal. Suoniamo semplicemente quello che ci piace, senza pensare troppo ai generi. 

Quali sono le differenze maggiori tra ‘Atlast Construct’ e ‘Sojourn’?  
‘Atlast Construct’ è stato il nostro primo album. Non sapevamo esattamente  cosa fare all’epoca e questo ci ha portato a commettere tanti errori. Con ‘Sojourn’ abbiamo dimostrato di aver imparato da quelle lezioni e abbiamo anche lavorato con un gruppo migliore. A livello di registrazione e mixaggio ci siamo contornati di un team di professionisti e ascoltando l’album si percepisce. Siamo davvero orgogliosi del risultato. 

La line-up è cambiata parecchio e non avete aggiunto solo un chitarrista ma due. Com’è stata la transizione?
Nei quattro anni trascorsi tra il primo ed il secondo album è cambiato molto. Abbiamo reclutato nuovi membri: due chitarristi, un tastierista ed un batterista. Abbiamo deciso di suonare con tre chitarristi in totale perché sentivamo di potere fare davvero qualcosa di speciale in questo modo. Nei primi mesi ci siamo dovuti abituare al diverso stile di ognuno dei nuovi musicisti ma alla fine è andato tutto molto bene.
 
Qual era la visione quando avete formato la band? Quanto sono cambiati gli obiettivi adesso?  
Abbiamo dato vita alla band nel 2008 e suonavamo black. Non c’era una visione precisa all’epoca. Di concerto in concerto siamo cresciuti molto ed i nostri gusti musicali sono cambiati. Adesso, tredici anni dopo, suoniamo una forma particolare di progressive metal ed i nostri obiettivi sono fare più concerti possibili e pubblicare un grande successore di ‘Sojourn’. 

Prova a recensire ‘In Statis’ e ‘Dusk’ per i nostri lettori.. 
‘In Stasis’ è la prima canzone dell’album, dopo la intro. In questa canzone iniziamo a raccontare la storia di una persone che viene intrappolata, sedata e stordita dentro sè stessa. La musica ha un certo feeling jazz e introduce heavy riff ed un assolo di basso. Alla fine il cantato gutturale fa la sua entrata e si finisce con un assolo di chitarra. Dopo l’ultima nota dell’assolo di ‘Dusk’ parte un riff djent potentissimo. ‘Dusk’ racconta la storia della stessa persona che si risveglia e vede una luce all’orizzonte. 
 
Quali sono le altre tracce chiave a tuo parere? 
 Probabilmente la title track. É la più ambiziosa e studiata di tutto l’album. In ‘Sojourn’ c’è un piccolo pezzo di ogni traccia dell’album nascosto. Puoi vedere l’album come una specie di mappa per comprendere la title track.
 
Dove si sono svolte le registrazioni? Che tipo di sound desideravate ottenere? 
Amiamo il sound modern metal e abbiamo cercato a lungo un produttore che si adattasse a quello che avevamo in mente. Così abbiamo trovato Roelof Klop, che ha svolto un lavoro eccezionale mixando l’album. Abbiamo registrato le diverse parti nei nostri studi personali ed a metà del processo è scoppiata la pandemia quindi abbiamo avuto un sacco di tempo per seguire ogni dettaglio alla perfezione. Come ha detto Crujyff: “Ogni svantaggio ha i suoi vantaggi”.
 
Perché avete pubblicato una versione strumentale dell’album?
Personalmente amiamo le band che lo fanno. Le parti vocali catturano di solito gran parte dell’attenzione quindi   per i musicisti è sempre interessante ascoltare il proprio album in versione strumentale.  

Quali sono i ricordi più belli dell’era degli Semiazas? 
I nostri primi show in assoluto! Eravamo insieme da qualche mese e decidemmo di suonare ad un festival di band locali. Ogni band aveva la possibilità di suonare un paio di pezzi. Ai tempi suonavamo dal vivo con il corpse paint, che richiede molto tempo per essere realizzato. Avevamo dieci minuti di backstage, ma ce ne servivano almeno 30 minuti, preferibilmente un'ora, quindi siamo andati alla ricerca di un grande specchio da qualche parte in città per poter applicare il trucco. In realtà siamo finiti nei bagni del cinema locale, gli sguardi strani che abbiamo ricevuto da tutti sono stati impagabili!

Quali sono le migliori band underground olandesi al momento? 
Ci sono tanti talenti underground. Se ti piacciono i Meshuggah ti consiglio di ascoltare gli Hibakusha. Gli Hillsphere suonano un ibrido tra progressive metal e rock. I Caerus sono i nostri eroi groove locali mentre se ti piace il power metal i Fire Within fanno al tuo caso. Ci suona anche il nostro batterista Lars e di recente hanno registrato un album negli Stati Uniti. 
   
Cosa vi manca di più del tour? Qual è stato finora il vostro migliore concerto? 
Soprattutto I fans! Ci manca il loro feedback, l’amore e l’energia che ci trasmettono quando suoniamo dal vivo. Amiamo anche i messaggi online ma non è la stessa cosa.  Una volta abbiamo suonato al Bar American, un pub locale e il pubblico è stato pazzesco. Così tanta energia che avremmo potuto suonare per ore! Anche la birra venne esaurita!

Che tipo di show dobbiamo aspettarci in futuro?
Aspettati un po’ di headbanging, poi un momento più rilassato e poi di nuovo headbanging. La musica è la passione della nostra vita. Non vediamo l’ora di condividerla ancora con voi.

(parole di  Ruben Willemse)

Xeno
From Olanda

Discography
Atlas Construct 2016
Sojourn 2020