-Core
Earthless
USA
Pubblicato il 20/01/2022 da Lorenzo Becciani

Sono trascorsi tre anni da 'Black Heaven' e nel frattempo la situazione globale è diventata catastrofica. Quanto è stato diverso il processo creativo a causa delle restrizioni e della sospensione dell'attività dal vivo causate dalla pandemia?
È una bella domanda e forse la più difficile a cui rispondere. Di sicuro viviamo un periodo molto strano e fare musica, o arte in genere, non è semplice. Sono tornato a vivere a San Diego proprio quando è iniziato il primo lockdown e la situazione era surreale. Volevo provare con Mario e Mike ma loro non potevano spostarsi e ci sono voluti mesi per capire come agiva il virus e quali erano le scelte politiche più giuste da prendere. Adesso è diventata cool la normalità, tutto quello che per noi prima era noioso o abitudinario ha di nuovo un sapore speciale. Questo vale anche soltanto per provare insieme ai tuoi amici, andare in un negozio a comprare un pedale nuovo per la tua chitarra oppure fermarti in un caffè ed ascoltare musica o leggere il giornale. Il nuovo album è cresciuto riff dopo riff, a volte le idee erano di uno solo di noi ed in altri casi i riff sono nati come combo e solo a quel punto abbiamo cominciato a sviluppare una forma canzone. Personalmente è stato il disco più difficile in carriera, ma penso lo sia stato anche per gli altri. 

Immagino che privarvi di suonare dal vivo sia stato come privarvi della vita. 
Puoi dirlo forte. Gli Earthless sono nati per suonare dal vivo. Facciamo dischi perché ogni tanto abbiamo bisogno di ricordarci cosa facciamo nella vita. Quando sei in tour per mesi ti dimentichi chi sei e da dove vieni. Poi è importante avere nuovo materiale per non rendere i concerti ripetitivi. Per quest'album volevo tornare a tutti i costi alla formula a due tracce. Una canzone per ciascuna facciata del vinile. 

Qual è il legame più diretto con 'Black Heaven'?
Credo il lavoro a livello di arrangiamento e produzione che abbiamo fatto per la voce. Era perfetta su 'Black Heaven' e ce la siamo portati dietro.

C'è un concept preciso dietro a 'Night Parade Of One Hundred Demons'?
La traccia principale narra una leggenda giapponese. Una sorta di storia alla Walking Dead, che può essere facilmente trasportata ai tempi moderni. È stato divertente leggere da dove provenissero quei demoni e quali fossero le loro interazioni con gli esseri umani. 

Non faccio il musicista e non oso immaginarmi quanto sia difficile anche solo pensare ad una traccia di oltre quaranta minuti di durata.
Ci vuole del tempo. È qualcosa che cresce dentro di te di prova in prova finché non assume un certo tipo di connotati. A quel punto puoi lavorare ai dettagli, apportare delle modifiche e scrivere la intro e la outro che ovviamente allungano ulteriormente la traccia. Nonostante non sia certo commerciale, è comunque una traccia molto diretta ed espansiva. Senza dubbio la più melodica che abbiamo mai pubblicato. Le nostre influenze sono pubbliche. Siamo ispirati alle band psichedeliche giapponesi e quindi puoi trovarci retaggi di Blues Creation, Flower Travellin' Band, High Rise, White Heaven e Taj Mahal Travellers e Speed, Glue & Shinki.

Ho letto un’altra intervista in cui hai parlato dell’influenza di Miles Davis. Quanto è importante l’influenza jazz quando componi materiale così lungo?
É fondamentale. Amo ‘Bitches Brew’, anche se è musica di un’altra area, mentre Mike adora John Coltrane. Ma questo vale anche per le influenze kraut e band come Can o Amon Düül. 

Non hai mai parlato di stoner!
Perchè non l’ho mai ascoltato troppo. Non mi dispiacciono i primi due album dei Queens Of The Stone Age ma non ho mai ascoltato i Kyuss per esempio. In passato ci hanno spesso associato alla musica stoner e va bene, ma non c’entriamo proprio niente! Al massimo con i gruppi stoner possiamo condividere l’amore per icone degli anni ‘60 come Blue Cheer e Jimi Hendrix. Se sono da solo in casa preferisco mettere sul piatto le formazioni che ti ho citato oppure qualcosa di punk come Bad Brains o Black Flag. 

Come sei riuscito ad ottenere un suono di chitarra del genere?
Più o meno ho utilizzato la stessa roba che porto con me sul palco quindi, oltre alla mia Gibson, amplificatori Marshall e Orange, pedali Dunlop, SIB e EarthQuaker, un paio di Maxon Delay ed un Fulltone CS-SSTE Custom Shop Solid State Tape Echo. 

(parole di Isaiah Mitchell)
 

Earthless
From USA

Discography
Sonic Prayer (2005)
Rhythms from a Cosmic Sky (2007)
From the Ages (2013)
Acid Crusher/Mount Swan (2016)
Black Heaven (2018)
Night Parade Of One Hundred Demons (2021)