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Iran
Pubblicato il 02/02/2022 da Lorenzo Becciani

Sappiamo bene cosa è successo prima del trasferimento in Norvegia, ma cosa è successo dopo? Siete arrivati subito nella città dove vivete adesso? Avete incontrato difficoltà a trovare dei nuovi musicisti per proseguire la vostra avventura?
É stato un lungo viaggio. Considera che siamo stati un anno e mezzo in Turchia prima di ottenere il diritto di rifugiati politici in Norvegia. A quel punto ci siamo trasferiti a Harstad, dove viviamo attualmente. Non è stata una transizione facile ma siamo stati aiutati dal fatto di avere raccontato la nostra storia a diverse associazioni umanitarie ed ai media. I primi mesi pensavo che non avrei trovato i musicisti per potere suonare dal vivo e portare avanti la band, invece ho incontrato Roger, il nostro batterista, e tutto il resto è venuto in maniera naturale. Appena si è aggiunto anche Erling, abbiamo organizzato qualche concerto, cominciato a scrivere i nuovi pezzi e registrare dei demo. Il culmine del processo è stato quando abbiamo saputo che Machine, produttore tra gli altri di Lamb Of God e Suicide Silence, avrebbe masterizzato il lavoro.

Qual era la visione quando avete formato la band? Quanto è cambiato adesso che si sono susseguiti tutti questi eventi? 
É la stessa di un tempo. Quando abbiamo iniziato avevo sedici anni e quindi avevo un’idea differente della musica, ascoltavo Slayer, Rage Against The Machine, Slipknot e Sepultura e volevo essere come loro. Eravamo dei ragazzi arrabbiati che volevano solo essere ascoltati. In fondo la musica rock e metal è sempre stata di protesta ed è sufficiente accendere la televisione per rendersi conto che ci sono tante cose che non vanno. Pur essendo consapevoli che l’Iran non è una nazione semplice, non pensavamo di dovere affrontare una persecuzione politica e religiosa così forte. Tutto ciò però non ci ha fermato e se siamo arrivati a questo punto lo dobbiamo a tante persone che ci hanno aiutato ed alla forza dei nostri ideali. Siamo stati accolti dalla Turchia perché il governo turco era in disaccordo con quello iraniano eppure anche loro hanno tanti problemi. Ho amici in Turchia che hanno avuto difficoltà col regime locale. 
 
Ritieni che ‘Revenge At All Costs’ possa essere considerato come la naturale evoluzione di ‘In Pursuit Of Dreams’?
Sapevamo che avremmo dovuto migliorare qualcosa in termini di produzione e infatti abbiamo registrato da capo chitarre e batteria. L’album precedente era più thrash mentre questo forse più death e groove metal, ma nel complesso credo che il suono di oggi si possa definire come una naturale evoluzione di quello che avevamo in passato. La differenza maggiore è forse nel fatto che in questo album non si parla della prigionia ma si parla di tutto quello che abbiamo sperimentato sulla nostra pelle negli ultimi sette anni. 

Mi pare di capire che l’album era pronto da tempo.
Due anni fa l’album era finito ma il produttore ci ha chiesto di registrare alcune parti e poi abbiamo dovuto rinviare l’uscita a causa dell’emergenza sanitaria. L’obiettivo era ottenere un suono fresco e moderno, ricco di groove ma anche di elementi hardcore. 

Come siete entrati in contatto con Machine?
È stato come realizzare un sogno. Un amico americano ci ha messi in contatto quando ha saputo che volevamo un produttore leggendario per il mastering. 

Prima mi hai parlato delle vostre influenze ad inizio carriera. Quali sono invece i gruppi che più hanno influenzato questo album?
Posso dirti che durante il processo ho ascoltato tanto gli Ektomorf, i Lamb Of God, ‘.5: The Gray Chapter’ degli Slipknot. 

Avete scelto ‘Megalodon’ per promuovere l’uscita dell’album. Quali sono le altre tracce chiave a tuo parere?
Abbiamo puntato su ‘Megalodon’ perché è leggermente diversa dal resto delle tracce. È meno veloce ma assai brutale. É la prima traccia che abbiamo composto da quando ci siamo trasferiti. Amo tutte le canzoni dell’album ma sicuramente sono legato a ‘EVIN’ per via del testo e credo che ‘Ransom Note’ e ‘You Can’t Tame That Beast!’ esprimano bene quello che siamo dal vivo. Ricordo come fosse ora il primo show che abbiamo tenuto a Oslo. Suonammo dopo una band black metal e la gente sotto palco pensava che fossimo pazzi. L’intensità per noi è fondamentale e la musica è lo strumento che abbiamo scelto per liberare frustrazioni e rabbia. D’altra parte il pubblico scandinavo è piuttosto freddo quindi devi fare qualcosa di pericoloso per tirare fuori emozioni.

Infatti i Mayhem tagliavano le teste ai maiali…
Ahahahah è vero!! Siamo stati con loro nel backstage di un festival. Prima hanno visto il nostro show dai lati del palco e poi ci hanno invitati a bere vodka assieme a loro. È stata un’esperienza indimenticabile. 
 
Non sono mai stato in Iran ma Teheran sembra bellissima.. 
Ci manca tanto il nostro paese ma non possiamo tornare perché i nostri casi sono ancora aperti. Vedere la copertina dell’album sui social media iraniani è strano. Proviamo tristezza ma cerchiamo di tenerci in contatto il più possibile con le nostre famiglie ed i nostri fan iraniani. Mi auguro con tutto il cuore che possa diventare di nuovo il mio paese. 
 
(parole di Nikan "Siyanor" Khosravi)
 
 

Confess
From Iran

Discography
Beginning of Dominion 2012
In Pursuit of Dreams 2015
Revenge at All Costs 2022