Prima di tutto congratulazioni per il vostro nuovo album. Non solo è meraviglioso ma il vostro percorso artistico è davvero unico.
(Jarno) Ti ringrazio! Ho aspettato che quest’album uscisse per tanto tempo e sono molto felice di vederlo fisicamente qui accanto a me. Credo che siamo riusciti a pubblicare un altro capitolo molto buono della nostra discografia.
Partiamo dall’inizio del vostro viaggio. Avete pubblicato il debutto nel 200. Quali sono i ricordi più belli di quel periodo? Qual era la vostra visione?
(Jarno) È sempre stata molto chiara. Tutte le canzoni risalivano al ‘94-’95 e solo ‘Sylvan-night’ venne scritta poco prima che le registrazioni avessero luogo. All’epoca passai un sacco di tempo nei boschi a processare musica e pensieri nella mia testa e sapevo bene come avrebbero dovuto suonare le canzoni. Non era altro che una struttura cruda e ripetitiva in cui essere trascinati. Non c’erano arrangiamenti quando registrammo i demo e, anche se cambiai qualche riff a seconda delle mie sensazioni, penso che rimanemmo nella medesima situazione fino a ‘Shades Of..’.
Qual è l’album che ha venduto di più? E quello che invece a tuo parere è stato sottovalutato?
(Jarno) Onestamente non seguo i dati di vendita ma penso sia ‘Monotony Fields’. Ha marcato il nostro ritorno e la risposta delle persone è stata notevole, così come quando è uscito ‘Return To The Void’ devo ammettere. Su ‘Illusion’s Play’ cambiammo approccio sia dal punto di vista compositivo che da quello sonoro e stavo trasformando la mia vita sotto diversi aspetti in quel periodo. Guardando indietro, trovo che i nostri sforzi quando lo registrammo non furono sufficienti quindi penso che sia un album che avrebbe meritato altra fortuna.
Qual è stato l’highlight in oltre vent’anni di carriera?
(Jarno) É una domanda difficile. Anche se siamo attivi da tanto tempo, non abbiamo pubblicato tanti dischi. E anche per quando riguarda i concerti, non ne abbiamo mai fatti troppi. Oltre a parlare dell’attività della band dovremmo discutere di tutto ciò che è successo all’esterno, in ogni caso direi che l’ingresso di Henri nella band ed i primi show che abbiamo fatto insieme. Era il 2012.
Perché avete impiegato sei anni a registrare un nuovo album dopo ‘Monotony Fields’?
(Jarno) Non siamo mai stati una band che pubblica un disco all’anno. Ci prendiamo il nostro tempo e non siamo in grado di concentrarci sulla band a tempo pieno. Inoltre, per comporre le canzoni ho bisogno di un’atmosfera specifica e quindi non dipende solo dal tempo a disposizione ma anche dall’atmosfera.
È stato un processo difficile? Quando hai iniziato a comporre il materiale?
(Jarno) Non direi che è stato difficile ma di sicuro mi ha consumato parecchio. La title track è nata alla fine del 2015, poco dopo l’uscita di ‘Monotony Fields’. Dopo quella canzone, c’è stato un periodo abbastanza stagnante e poi il resto è stato composto nell’esatto ordine della scaletta. Credo che si senta tale continuità. Parliamo comunque di due anni prima di completare le registrazioni, il mixaggio e la masterizzazione. Durante questo periodo le canzoni e la loro struttura erano fisse nella mia mente ed alla fine ero esausto. Anche se amo questa musica è molto più semplice stare senza. Tendo a perdermi tutte le volte.
Dove avete registrato? Che tipo di sound volevate ottenere?
(Jarno) Abbiamo registrato le canzoni in un paio di posti diversi. Il nostro batterista ha registrato le sue parti nel suo studio personale, chitarre e voci sono state registrate al D-Studio (Beherit, Colosseum) e il basso invece è stato catturato in sala prove. Avevamo un sound specifico in mente e la visione era molto chiara. È sempre più semplice quando sai cosa vuoi ottenere. Non avrei potuto sperare di avvicinarmi di più a quello che avevo in mente.
Qual è il concept dietro a ‘Return To The Void’?
(Jarno) Per farla breve, non c’è niente altro da fare che cercare una soluzione finale nella vita.
Prova a recensire ‘Solitary Downfall’ e ‘The Inner Desolation’ per i nostri lettori..
(Jarno) Trovo più interessante quando le recensioni le fanno gli altri perché hanno un punto di vista diverso dal mio. Sono due canzoni diverse e soprattutto due atmosfere diverse. Mentre ‘Solitary Downfall’ tende a buttare giù, ‘The Inner Desolation’ rivela la fine di tutto.
La tua voce è incredibile. Sei stata attiva in tante band, non solo negli Shape Of Despair. Quali sono gli album che ti hanno insegnato maggiormente dal punto di vista vocale?
(Natalie) Ogni album in cui sono stata coinvolta mi ha trasmesso qualcosa di differente. Ho un’educazione classica ma ho sempre sperimentato stili diversi. È divertente, ma quando cantavo nel progetto solista di Jonne dei Korpiklaani, sono riuscita a trovare delle vibrazioni nuove nella mia voce. Possiedo un timbro di quattro ottave e adesso so usare la mia voce al meglio. Quando si tratta di esibirmi dal vivo, la musica degli Shape Of Despair è sicuramente la più complessa da eseguire. L’errore più grande è pensare che la musica lenta sia facile. Non lo è affatto.
Come costruite le linee vocali?
(Natalie) Di solito ascolto tante volte la canzone prima di costuirle. Ad un certo punto la melodia vocale appare nella mia testa. Con alcune canzoni va tutto bene mentre in altri casi ho bisogno di cambiare versione prima di essere totalmente soddisfatta. Anche Henri canta le sue parti pulite e prendo spunto anche da esse. Ho comunque libertà assoluta e non mi pongo limiti. Quando stavamo lavorando a ‘Solitary Downfall’ per esempio, Henri mi ha fatto sentire quello che aveva preparato e io ho iniziato ad improvvisarci sopra. É venuta bene al primo tentativo e non c’è stato bisogno di cambiare nulla.
Quali sono i migliori album atmospheric/funeral doom che hai ascoltato negli ultimi anni?
(Jarno) Non sono bravo a seguire ciò che succede nel genere ma posso dirti che mi piacciono molto i norvegesi Funeral, i belgi Slow e gli americani Evoken. Per quanto riguarda la scena finlandese, di recente ho ascoltato The Mist From The Mountains e Abbey.
Quali sono i vostri piani per i prossimi mesi?
(Jarno) Devo iniziare a registrare con la mia altra band ovvero i Counting Hours. Sarà il nostro secondo album.