-Core
Konvent
Danimarca
Pubblicato il 11/04/2022 da Lorenzo Becciani

Vi siete formate sette anni fa. Come sono nati i Konvent?
Ho iniziato a suonare la chitarra elettrica e volevo trovare una band. Ma nessuno voleva suonare con me, forse perché non ero abbastanza brava oppure a causa di qualche pregiudizio. In ogni caso ho incontrato Sara, che oltre ad essere una ragazza come me sapeva suonare la chitarra molto meglio di me. A quel punto abbiamo cercato una sala prove e abbiamo iniziato a comporre qualche riff tanto per divertirci. Nel 2017 è arrivata Julia, perché l’altra batterista è dovuta trasferirsi da Copenhagen ed è stato strano perché proveniva dall’ambiente punk ed era abituata a suonare veloce. Le abbiamo detto che avrebbe dovuto rallentare parecchio e così le Konvent hanno iniziato a muoversi nella direzione giusta. 

Quale era la visione quando avete iniziato?
Ognuna di noi ha un background differente a livello di metal e quindi all’inizio ci siamo mosse in maniera molto semplice ma decisa. Volevamo suonare musica heavy, malvagia e con cantato in growl. 

Quanto è stato difficile pubblicare il primo album?
Più che altro è stato difficile capire se stavamo facendo qualcosa di buono o meno. Non avevamo input dall’esterno ed eravamo fortemente autocritiche. Ad un certo punto però ci siamo dette che il materiale era abbastanza buono per noi stesse e abbiamo spedito il promo a qualche etichetta. Quando è arrivato il contatto con Napalm Records tutto è diventato più semplice. 

Avete ricevuto pressione da parte della label?
In occasione del primo album no perché praticamente era tutto già fatto e non hanno dovuto tirare fuori soldi. In questo caso invece sì perché hanno finanziato tutto il processo e abbiamo diverse persone che lavorano per noi costantemente. Si è trattato comunque di una pressione positiva, qualche deadline in più, aggiornamenti continui via email o telefono e cose del genere. Dal punto di vista artistico ci hanno lasciato totale libertà e ci hanno supportato fin dal primo istante. In un certo senso la pandemia ci ha aiutate perché, anche se era complicato provare insieme, ha dilatato i tempi e ci ha permesso di fare pratica con i nostri strumenti e diventare musiciste migliori. 

Cosa volevate cambiare con questo secondo lavoro? 
Amiamo il black metal e volevamo aggiungere qualche influenza black metal in alcuni passaggi del disco. Pensavamo a gruppi come Satyricon e Der Weg Einer Freiheit soprattutto. 

Anche ai Solbrud?
Sono grandi amici. Conosciamo tutti i membri e quindi anche gli Afsky, il progetto dell’ex cantante.

Ho avuto modo di conoscerli bene perché abbiamo un’amica in comune, la fotografa e modella Katja Michaelsen, che in occasione di un mio viaggio a Copenhagen me li ha presentati e mi ha visitare la loro sala prove in un centro sociale in periferia. 
Abbiamo grande rispetto per il loro lavoro. Nella scena danese ci conosciamo un po’ tutti perché i locali dove si esibiscono le band metal sono sempre gli stessi e ogni anno il Copenhell è una sorta di ritrovo. Qualcuno suona, gli altri parlano, bevono insieme, discutono di progetti comuni o pianificano dei tour insieme. La scena è cresciuta molto negli ultimi anni e formazioni come Baest, Møl e Demon Head hanno compiuto passi da gigante negli ultimi tempi. 

Per promuovere l’album avete scelto un video molto evocativo come quello di ‘Grains’. Come sono state le riprese? 
È stato parecchio complicato perché abbiamo iniziato a girare un paio di giorni prima che iniziasse a nevicare in maniera copiosa. Volevamo fare altre scene ma all’improvviso è arrivata una tormenta e quindi ci siamo dovute spostare su un’isola a Nord di Copenhagen. Julie è morta di freddo per recitare quelle scene ma crediamo che sia un’ottima presentazione per l’album perché l’atmosfera è oscura e gelida come piace a noi. 

Il video di ‘Pipe Dreams’ invece riflette come suonate dal vivo?
In parte sì, ma negli ultimi mesi abbiamo lavorato molto al nostro show e il prossimo tour riserverà delle sorprese. Ci sarà una componente visuale e cercheremo di stupire i nostri fan. 

Quali sono le altre tracce chiave a tuo parere?
Personalmente adoro ‘Harena’, che sarà il prossimo singolo. Contiene elementi classici ed è il pezzo più singolare del disco.

Sai che ‘Fatamorgana’ è il titolo di una delle canzoni rock più famose in Italia? 
Davvero? Chi l’ha scritta?

É dei Litfiba. Dopo ti giro qualcosa..
Ti ringrazio! Sono curiosa! Ho ascoltato tante colonne sonore del vostro paese. Per noi ‘Fatamorgana’ rappresenta un miraggio, spaventoso ma bellissimo allo stesso tempo. 

Siete appassionate di occulto?
Non siamo esperte in merito, ma sicuramente ci affascina. In ogni canzone di ‘Call Down The Sun’ abbiamo cercato di trovare spazio per emozioni umani, drammi dell’esistenza e anche retaggi occulti che possono spiegare come si evolve la vita delle persone attraverso le difficoltà che incontrano. 

Il fatto di essere donne ha un significato importante per voi?
É solo una forma di rappresentazione. Per noi è importante nel momento in cui convince altre donne delle loro possibilità e le spinge ad andare oltre i loro limiti. Per il resto non cambia niente. In Danimarca c’è stato un periodo in cui ci chiedevano costantemente se fossimo diventate famose perché eravamo quattro ragazze. É banale e riduttivo e mi auguro che quel tipo di domande siano finite. 

Qual è il disco doom che hai ascoltato di più?
Senza dubbio ‘Legend’ dei Witchcraft! L’ho letteralmente consumato, anche se non è strettamente doom. 

(parole di Heidi Withington Brink)

Konvent
From Danimarca

Discography
Puritan Masochism - 2020
Call Down The Sun - 2022