-Core
IMJUDAS
Italia
Pubblicato il 19/04/2022 da Lorenzo Becciani

Perché IMJUDAS? 
Perché abbiamo il coraggio di dire che siamo noi stessi veicolo della necessità amorale della natura, senza ipocrisie, rivestendoci senza colpa del marchio dell'infamia. No Giuda = no Gesù. Ribaltiamo bestemmiati e bestemmiatori con una piccola provocazione. 

Il fatto che invece l’album si intitoli YRJUDAS riflette una trasposizione, piu’ o meno oggettiva, dell’identità che ti sei creato nella mente? E in cosa o chi hai deciso di trascenderla quando ti sei messo alla ricerca di una dimensione solista?
Auspico alla grandezza ritrovata di ognuno di noi attraverso l'accettazione delle nostre stesse metamorfosi, per quanto dolorose.  Non c'è divismo a senso unico in IMJUDAS, io sono Giuda e anche tu lo sei. È l'abolizione del muro sociale, dell'ansia storica, delle fratture dell'Ego... Questa opera di devastazione avviene prima di tutto in noi stessi, proprio come quando sentii l'impulso di dare vita al progetto nel Dicembre del 2013, sulla strada, di ritorno a casa da un concerto degli Helalyn Flowers... La totalizzazione di me, trovare la mia stessa unità: penso che quello che faccio nella vita si muova sotto l'influsso di questo anelito, seppur non sempre sotto il segno della logica. 

Quando hai iniziato a comporre questo materiale? C’è una traccia che ha guidato tutto il processo?
Assolutamente "People Of The Blame". Il ritornello è stata la primissima cosa che mi è balenata in testa e che ho catturato nell'arco di quel viaggio on the road sul tour bus. 
Le note dell'intro sono le prime in assoluto ad aver suonato e registrato per IMJUDAS. Ovviamente, questo è anche un brano in cui ho (ri)trovato confidenza con il mio stile vocale, dopo anni in cui mi sono dedicato agli strumenti negli Helalyn Flowers, non prima di aver consumato un largo periodo tra gli anni 90 e i primi 00 all'insegna del cantato black/death metal. Penso che "People Of The Blame" contenga tutti i semi di IMJUDAS, la nostalgia, la ribellione, durezza e dolcezza, l'ambiguità... Ci sono stati anche altri brani-guida all'interno del percorso autogerminativo del progetto, penso a "Ritual" o a "There's A Stranger In Your House", indistintamente per aspetti musicali o letterari. Ascoltando e leggendone i testi, capirete.

Senza voler parlare di influenze specifiche, quali sono gli album che in un modo o nell’altro hanno influenzato queste sessioni di registrazione?
Nei primissimi giorni i primi lavori dei Talk Talk, soprattutto per l'enorme influenza che ha avuto su di me la voce di Mark Hollis. Guardando in lui è come se avessi trovato una parte di me.  Poi mi viene subito da pensare a "The Art Of Falling Apart" dei Soft Cell, per i suoi toni "agrodolcemente" minacciosi, a "A-Z" di Colin Newman, "Goodbye Horses" di Q Lazzarus. Nel periodo in cui decisi di imbracciare la mia chitarra e inondare di riff il disco ascoltavo molto "Black And Blue" dei Rolling Stones che mi ha ispirato molto per la crudezza della sei corde ma anche per le incursioni pesanti di black music, i cui elementi sono importanti per IMJUDAS. Poi, a sessioni di registrazione concluse, mi accorsi di quanto le mie chitarre (soprattutto se ascoltate a tracce isolate) suonassero vicine a quelle di "Appetite For Destruction" dei Guns N'Roses, autentico caposaldo nella mia formazione, e che, quindi, quanto certi elementi riescano a palesarsi quasi come per farci "tornare a casa".  Sempre nell'arco del guitar workin’ di IMJUDAS, anche certo AOR degli anni 80 (altro mio grande amore) mi ha ispirato non poco, proprio per gli intrecci chitarristici e tecnologici che lo contraddistinguono, attraverso album come "Walk In The Fire" dei Strangeways, "Thunder" di Andy Taylor e "Agent Provocateur" dei Foreigner. Altri dischi che vorrei menzionare sono quelli della svolta elettronica dei Queen, "Hot Space" e "A Kind Of Magic", "Sophisticated Boom-Boom" e "Youthquake" dei Dead Or Alive, "Welcome to the Pleasuredome" dei Frankie Goes To Hollywood, "A Secret Wish" dei Propaganda, "Kick" degli INXS, "The Final Countdown" degli Europe, "Hysteria" dei Def Leppard, "Bon Jovi", "7800° Fahrenheit" e "Slippery When Wet" dei Bon Jovi, "We Care A Lot", "Introduce Yourself", "The Real Thing" e "Angel Dust" dei Faith No More, "Nothing's Shocking" dei Jane's Addiction, "Lost Boys" soundtrack, "Flowers of Romance" e "This is what you want this is what you get" dei PIL, "Songs of Faith and Devotion" dei Depeche Mode, "Horse Rotorvator" dei Coil, "The Idiot" di Iggy Pop, "Heroes" di David Bowie, "Paranoid" dei Black Sabbath, "Dynasty" dei Kiss, "If I die, I die" e "The Moon Looked Down And Laughed" dei Virgin Prunes, "4" di Peter Gabriel, "Es-tensioni" e "Scialpi" di Scialpi, "I Duri Non Ballano" della Steve Rogers Band, "Nightime" e "Outside The Gate" dei Killing Joke, "Dirty Work" dei Rolling Stones...

Quali synth hai usato per registrare? Puoi darci qualche dettaglio tecnico sulla strumentazione che hai utilizzato? 
Di base parto sempre dai miei cari vecchi compagni di viaggio della Korg e gli FM della Yamaha, poi aggiungo in cascata un macello di roba, sia hardware che software. Visto che non mi paga nessuno sponsor non vedo ragione di fare alcuna pubblicità gratuita!

Il dancefloor che ti sei creato nella mente come lo descriveresti? E’ frequentato da gente sana o dai peggiori pazzi in circolazione? 
Questo dancefloor psichico è già in atto dall'album "Nyctophilia" degli Helalyn Flowers. Nasce dalla noia della ripetitività, dalla delusione dell'esperienza oggettiva, dalla sofferenza del contenere i propri istinti selvaggi... e anche un po' dal fatto che mi sono rotto di vedere gente. Preferisco immaginarmela. Il Judas Rave lo vedo come un'esperienza dionisiaca collettiva, che esprima il lato più edonistico della vita come quello più crudele e drammatico. Immagino un mix tra il luna park dei vampiri in "Lost Boys" e "The Purge", ma lì ognuno è per sé, ognuno è il proprio Giuda, pronto a smembrarsi e a ricostituirsi sotto nuove forme, nell'infinito.

Come è stata la transizione da ‘Ritual’ a ‘YRJUDAS’? A livello di produzione ti è servito per capire meglio che tipologia di sound volevi ottenere?
Hai centrato un punto cruciale, perché è stata proprio 'Ritual' la prima canzone in cui ho impiantato elementi importanti come le chitarre e una certa elettronicizzazione di groove e ritmiche. Sai, quando iniziai con IMJUDAS per me era semplicemente tornare a cantare, facendolo su alcuni delle centinaia di testi che scrivo e su un tappeto di synth e drum machine, molto Pop ma anche molto noir e scabroso. Con questa impostazione sono andato avanti fino ai primi singoli, passando attraverso le cover di Depeche Mode ('A Question of Time'), Front 242 ('Don't Crash') e Death SS ('Zombie') che ho realizzato in occasione dei vari album tributo a loro dedicati. Non volevo basare il suono sulle chitarre probabilmente perché già lo facevo con gli Helalyn Flowers. Ma, nella sua fase iniziale, IMJUDAS era già parecchio genuinamente Rock. Aveva un'anima Rock totale. Non credo che bisogni avere chitarre altissime di volume per essere Rock. È una sensazione, un'attitudine. Però, dopo qualcosa ha iniziato ad andarmi stretto. Io sono nato nel Rock e la chitarra è per me fondamentale. Pura elettronica, il Pop, per quanto oscuro e torbido, sono PARTE di me, ma non totali quanto la loro ibridazione con il Rock.

Qual è il pezzo piu’ personale in scaletta?
Per l'unione di testo e musica, penso spesso a "Outcast", "So Untrue", "Apostatik" e "Tulpa". Ognuno di essi a seconda dell'umore corrente.  Laddove non si erga la sovrastruttura dell'allegoria, esce fuori un mio personale "j'accuse", nudo e crudo, o comunque quello che è un mio demarcarmi da tanti tipi di contingenze. "Yrjudas" è un disco della rabbia, offerta qua e là in varie sfumature, anche sarcastiche, come in "Cruel Times" e "Without Us You're Nothing".  C'è un verso in "Tulpa (love me + hate me)" che penso rappresenti alla grande il grandeur drammatico del disco: "(...) won't you cry for me when you'll walk through me? Will you love me or hate me as you'll realize what's in between?" È un chiedersi se chi hai vicino ti ami (ma anche il contrario) per ciò che veramente sei. Implica il vero amore ma anche l'abbandono e la solitudine che esso stesso potenzialmente contiene.

Hai pensato a come trasportare dal vivo queste canzoni?
Mi piacerebbe, non lo nascondo, se non altro per condividere queste canzoni in una sorta di rituale collettivo, all'insegna della buona musica e di buone vibrazioni. E per il mio piacere narcisistico. Tuttavia, alle mie condizioni; non ho più voglia di ammazzarmi di stress per fare un concerto a miglia di distanza da casa, non ho uno staff che pago e mi segue, e soprattutto non voglio più scommettere nulla perché sto bene così e un'esperienza come questa dovrebbe rappresentare o un piacevole extra o una situazione lavorativa adeguatamente sostenibile. Tra controlli biomedici e bombe in arrivo, preferisco vedermi come un jazzista clandestino della Seconda Guerra Mondiale, o viaggiare con la mia carovana di disgraziati e venire inavvertitamente nelle vostre città!

Il disco esce con ‘Via Negativa’. È stata solo una scelta promozionale oppure c’è un legame tra i due lavori?
Essi sono come due particelle del fenomeno dell'entanglement, assolutamente correlati. Alla fine si sono rincontrate e fissate insieme sotto forma di doppio album. I due progetti nascono più o meno parallelamente e tuttora vedo 'Via Negativa' dei Black Shine Fever come la dimensione inconscia e recessa di IMJUDAS. Ciò che non riaffiorava con l'uno emergeva con l'altro. Promozionalmente, sì, l'operazione può dare i suoi frutti, alla fine in questo modo si accresce la visibilità, ma non c'è nulla di strategico, anzi. Chi, di questi giorni, ha la voglia di mettersi ad ascoltare non già UN album di quasi un'ora di durata ma bensì DUE per un totale di più di 100 minuti di musica? E per di più, un album come 'Via Negativa' che, nell'ambito della musica elettronica, ha ben poche speranze di costruirsi un seguito? Se avessi pensato a questi fattori, l'album sarebbe rimasto nel cassetto, godendosi il titolo onorifico di "lost album" (anche perché non riesco a dare più di tanta valenza a un album uscito solamente su Bandcamp). Invece, ho voluto rendere onore alla musica e soprattutto al mio percorso personale, ribadendo me come artista in cui la gente può attingere e godere all'infuori delle mere contingenze discografiche e di scene musicali. Sono molto contento che Alfa Matrix abbia creduto nel progetto e abbia dimostrato coraggio. Non è da tutti.

Oltre che essere un grande musicista sei anche un esperto di ebm e industrial. Cosa hai ascoltato di recente che ti ha veramente colpito in tale ambito? 
Non mi ritengo affatto un intenditore di EBM e Industrial. Semplicemente, ascolto quello che mi piace, nei periodi in cui ne ho voglia. A parte i classici del genere, non capita molto spesso che vada ad ascoltare nuove uscite, tranne alcune cose della Alfa Matrix che mi hanno colpito positivamente, come gli 808dotPop e l'ultimo degli Implant, a differenza di tante delle cose attualmente di tendenza in cui in genere trovo molto penalizzati gli aspetti melodici e (soprattutto) vocali, per me invece importantissimi e che, quindi, mi portano ad ascoltare di più altre cose.  Iniziai ad ascoltare Industrial nel 1992/93, quando scoprii "Psalm 69" dei Ministry e "Violent New Breed" dei Shotgun Messiah, dischi comunque molto rock n'roll, affogati nelle macchine.

Quali sono i prossimi piani con gli Helalyn Flowers?
Non ci siamo assolutamente risparmiati. Tutti i nostri lavori rappresentano davvero qualcosa di grande e importante per noi, e con i quali abbiamo piantato semi su semi, coordinate ancora completamente da esplorare persino per noi. Dopo "Áiresis", uscito lo scorso anno, abbiamo sentito il bisogno di aprire una parentesi in cui poterci esprimere individualmente, con i nostri progetti solisti, io con IMJUDAS e Noemi Aurora che sta procedendo con il suo album di cui posso solo spoilerare che è una B-O-M-B-A e che saprà stupire e sorprendere molti lì fuori. Penso che ciò sia fisiologico, così che gli Helalyn Flowers possano vedersi un po' dall'esterno, dopo anni di studio di registrazione e di ricerca del proprio suono. È ora pianificato un nuovo singolo + video estratto dal nostro ultimo album, anche perché "Áiresis" è ancora un disco tutto da scoprire. Non siamo soggetti alle leggi e alle dinamiche del mercato mainstream e possiamo permetterci molte cose, in questo senso. A me e Noemi piace torturarci con l'effetto-nostalgia autoriferito! Per la prima volta non ci troviamo con quintali di idee inutilizzate o di nuove per un prossimo album, anche se in questi ultimi giorni qualcosa inizia a riemergere. Stiamo pensando a un ritorno, ovviamente dopo il consolidamento dei nostri percorsi solisti. Il sogno continua.

 

IMJUDAS
From Italia

Discography
YRSJUDAS - 2022