Ormai siete attivi dal 1989! Qual era la visione quando avete cominciato questo incredibile viaggio nel music business? Quanto sono cambiati gli obiettivi adesso?
Penso sempre a tutto questo come ad un’ambizione giovanile e ad un esercizio tra le celebrità del rock che, lungo il percorso, si sono trasformati in un progetto artistico. Questo riassume un po’ tutto ciò che ci è accaduto. Abbiamo provato, riprovato, capito sempre di più e imparato tante cose e adesso siamo persone di cinquant’anni che cercano di approfondire quella che è la loro percezione dell’arte, senza nessun riguardo nei confronti di quello che pensa la gente. Siamo cresciuti.
Ritieni che ci sia troppa competizione, gelosia o disonestà nel music business? Avete dei veri amici nell’industria oppure siete rimasti delusi dal comportamento di qualcuno?
Siamo stati fottuti dalla nostra prima etichetta e ci abbiamo litigato apertamente. La compezione di cui parli è importante solo se vuoi farne parte. A noi non è mai fregato niente e quindi non ci ha condizionato affatto. Detto questo, abbiamo conosciuto tante persone che adesso consideriamo amici. Alcuni ci hanno lasciato o sono andati per la loro strada, ma non ci siamo mai aspettati una comunità di persone che la pensasse come noi. Ognuno ha le proprie idee e le persegue.
Possiamo considerare ‘Ancient Astronauts’ come la naturale progressione dopo ‘The All Is One’ e ‘Kingdom Of Oblivion’?
Non saprei! Cos’è una progressione non naturale d’altra parte? Non è quello che ci interessa. Chiamatelo come volete ed a noi andrà bene! É un progetto nato dopo gli altri ma come già successo in passato, quindi per noi è naturale..
Dove avete registrato le tracce? È stato un processo facile?
Il 95% della musica è stata registrata in cinque giorni che abbiamo trascorso agli Amper Tone Studios di Oslo. Visto che avevamo quasi completato tutto è stato veloce ma non facile. Non è mai facile.
Cosa volevate cambiare in termini di produzione e mixaggio stavolta?
A produrre è stato Deathprod e, anche se ormai ci lavoriamo da trent’anni, siamo tornati a collaborare con lui dal 2018. L’obiettivo è stato dare un suono il più possibile live al materiale e ridurre al minimo gli overdub. Il mixaggio è stato curato da Andrew Scheps, come per tutti i nostri ultimi album.
Ricordate un momento speciale durante le sessioni di registrazione?
Personalmente mi sono divertito per tutto il tempo, ma in particolare quando abbiamo registrato ‘The Flower Of Awareness’. É un’improvvisazione nata da Deathprod e Tomas con un Buchla e un Gong. É stata ideata e l’abbiamo registrata! Bellissimo!
Perché avete scelto questo titolo? C’è un link ad un verso particolare dell’album?
Era il titolo di un progetto cinematografico a cui stiamo lavorando con la compagnia teatrale DeUtvalgte, e anche la copertina è da quel film. L’immagine è stata scattata una settimana prima che registrassimo le canzoni. Essendo vicina dal punto di vista temporale e anche del mood, abbiamo trovato naturale utilizzarla. Per me la pseudo-scienza ha molto a che fare con l’arte. Non obbedisce alle leggi della scienza e stimola diverse parti del cervello. Siamo sempre stati affascinati da questo tipo di cose!
Dove è nata l’ispirazione per ‘Mona Lisa/Azrael’?
Dal punto di vista del testo ci siamo ispirati a Morte a Venezia di Visconti ed al fatto che l’angelo della morte deve ovviamente apparire come l’uomo più bello del mondo. Quel dualismo, quel paradosso mi ha spinto a scrivere il pezzo. Si adatta alla musica perchè ad un certo punto usciamo totalmente dai binari. É un bel mix.
L’ultima traccia è ispirata ad un film immaginario. Vi piacerebbe comporre un’altra soundtrack?
Sì, certamente.
Come giudicate la scena rock norvegese? Avete ascoltato qualcosa di interessante di recente?
Ci sono un sacco di ottime band in questo momento in Norvegia! Tra queste Needlepoint, Astrosaur, Kaleidobolt, Barren Womb, Steamdome, Marte Lea Band e Action & Tension & Space.
Sono curioso sulla vostra passione per il post-rock. Vi piace? Credete che in un certo senso i Motorpsycho possano essere inseriti in tale categoria?
Forse in parte. Spesso ci piace scrivere pezzi lunghi ma non siamo certo come Mono, Mogwai o Godspeed You! Black Emperor. Nel nostro suono ci sono più sfaccettature. Per noi scrivere solo canzoni lunghe e ricche di droni sarebbe un po’ noioso.
Il prossimo anno ‘Demon Box’ compierà trent’anni. State preparando qualcosa di speciale?
Un altro anniversario? Ancora? No, nessun piano al momento.
Qual è la domanda che non vi hanno mai fatto in un’intervista ed alla quale vi piacerebbe rispondere?
Non saprei. Faccio il musicista perché così riesco ad esprimermi meglio invece che con le parole o le immagini. Qualunque cosa tu voglia sapere è già nella musica se la ascolti abbastanza a lungo.
(parole di Bent Saether)