Prima di tutto vorrei sapere perché hai scelto un titolo del genere per il tuo nuovo lavoro.
Il lavoro precedente era decisamente heavy, dark e distopico quindi ho cercato qualcosa di più ottimista e colorato. Non mi piace ripetermi o comunque calcare cose che ho già fatto in passato, ma ci sono comunque passaggi malinconici. Considerato quello che stiamo passando è normale che alcune tracce siano dettate nei ritmi e nelle strutture dall'isolamento e dall'ansia, ma desidero che la mia arte esprima più aspetti della vita. Direi che le nuove canzoni sono introspettive e sognanti.
‘Now Is’ significa che il mondo sta collassando e non possiamo più tornare indietro o prelude a qualcosa di totalmente nuovo?
È un titolo aperto. Non una dichiarazione precisa. Ho cercato di rimanere flessibile.
Cosa volevi cambiare dopo ‘Overflow’ e ‘Articultation’, visto che il disco precedente è è stato pensato per un progetto specifico che ti ha visto collaborare col coreografo Alexander Whitley?
Ho provato cose nuove, ritagliando pezzi strani con batteria al limite del jazz come in 'A Warning'. Anche stavolta ho usato tanti strumenti analogici e sintetici. ‘Articulation’ aveva un produzione vicina alla techno, mentre quest’album è più vulnerabile e organico. Non ho cercato di nascondermi per forza dietro a qualcosa di potente. ‘Running’ per esempio è nata da degli studi sulla musica neoclassica, che avevo messo da parte e poi ho ripreso.
Possiamo affermare che il materiale è ancora più live oriented?
Ho già fatto qualche set e pezzi come ‘Vision Of Self’ lo sono sicuramente. Dal vivo sono più fisico ed alcuni passaggi del disco sono più ambient, ma anche quando non mi esibisco nei techno club cerco di proporre qualcosa di estremamente fisico e heavy. Soprattutto drammatico. La mia musica è drammatica. Cerco di regalare un viaggio intenso, cambiando spesso in termini di luci e velocità.
Quanto è cambiato il tuo approccio in questi anni?
Scrivo in continuazione e ho tanto materiale da parte. Un giorno farò qualcosa come Aphex Twin pubblicando idee solide che non sono diventate delle tracce professionali. Mi eccita sperimentare e per certi versi l’approccio è sempre lo stesso. Credo che a cambiare sia stata la percezione che ho delle cose. Ho sempre tante idee e non è sempre semplice trovare il giusto bilanciamento, anzi devo confessarti che ho impiegato più di quindici anni per trovare il suono che mi rappresentava veramente. È stato fin dall’inizio un processo terapeutico.
Immagino che tu sia influenzato dai produttori e non solo dai compositori.
Sì, certamente. Sono la classica persona che rimane invaghito da musica minimale o da manipolazioni vocali. Mi allontano da tutto ciò che è commerciale e da sempre cerco un linguaggio personale con la musica. In studio ho sperimentato ancora con il Prophet ‘08 e diversi pedali di chitarra.
Mi piacerebbe molto vederti collaborare con Caterina Barbieri, perché ritengo che attualmente siate i due artisti elettronici più rivoluzionari in circolazione.
Mi piace molto e sarei felice di collaborare con lei. La vedrò a fine mese al Barbican di Londra e non vedo l’ora di assistere al suo nuovo set. Musicisti del genere mi ispirano tantissimo. Un altro italiano che seguo è Alessandro Cortini.
Mi spieghi cosa significa IDM perché non l’ho mai capito?
All’inizio con IDM si tendeva a focalizzare l’attenzione sulle uscite della Warp, su certe cose di Aphex Twin. Adesso non sono sicuro che esista ancora una scena. Viviamo un momento in cui stanno tornando tante cose del passato. Forse avrebbe più senso parlare di glitch music. Di sicuro la gente ha bisogno di muoversi perché c’è troppa confusione nel mondo.
(parole di Ryan Lee West)