Devo farti i complimenti. Il suono del nuovo disco è davvero massivo.
Ti ringrazio di cuore. Ci abbiamo lavorato tanto e sono d’accordo sul fatto che il nuovo album suoni in maniera incredibile.
Intanto vuoi presentare la band a chi ancora non vi conosce?
Ci siamo formati alla fine del 2015 e l’anno successivo abbiamo registrato il primo EP ‘Purge’. Circa venti minuti di musica molto lenta. Nel 2018 abbiamo dato alle stampe il nostro primo full lenght, ‘Mark Of Rot’, nel quale abbiamo espanso alcune idee che avevamo. Con il successivo ‘Drag Me Down’ il nostro suono è cambiato leggermente orientandosi verso la dimensione live. Purtroppo l’uscita dell’album ha coinciso con la pandemia e l’etichetta ci ha mollati.
Come è nato il contatto con Nuclear Blast?
Una volta che ci siamo trovati liberi, abbiamo mandato un po’ in giro il nostro materiale e ci sono state trattative con un paio di label. Nel 2018 i tipi di Nuclear Blast ci hanno visti suonare ad uno showcase organizzato per le nuove band dai promotori del Copenhell e da quel momento è stato tutto in discesa.
Il vostro nome è ispirato al film di Clive Barker?
No, ma quel film è spettacolare. Lo trovo davvero spaventoso.
Quando avete cominciato a scrivere le nuove canzoni? É stato un processo rilassato o complesso?
Direi rilassato, ma lo dico adesso che è tutto finito. Il novanta per cento del materiale è nato in circa otto mesi di lavorazione, ma alcune idee sono di tre anni fa. Il nostro chitarrista Chris Kreutzfeldt è un produttore e avendo uno studio professionale per noi provare e registrare è molto più facile che per altre band. Lui è il principale songwriter ma quando le idee vengono condivise tutti danno il loro contributo e velocizzano il processo. Ho cominciato a scrivere i testi una volta che 5-6 tracce avevano una struttura definita e poi sono tornato da Chris per registrare le voci.
Qual è stato il momento più eccitante delle sessioni?
Penso quando ho registrato ‘Blod Af Mit’, il pezzo in lingua madre che vede come ospite John Connor, semplicemente perché è diverso da tutti gli altri e ho potuto dare tutto me stesso.
Qual è invece il pezzo chiave?
Direi ‘Magno Interitus’ perché al suo interno c’è tutto. Elettronica, parti veloci e molto tecniche, parti lente e molto heavy, cantato psicotico, scream e un grande chorus.
Che rapporto avete con l’elettronica? Mi piace molto come la utilizzate all’interno delle vostre canzoni.
Un ottimo rapporto. Ci piace usarla sia per le atmosfere sia per rendere più potenti certi stacchi ritmici. Ho lavorato diversi anni per club techno e mi piacciono synth e tastiere. Quello che invece non amo è l’elettronica finta.
Siete più influenzati dal deathcore americano o australiano?
Non saprei risponderti. Ci piacciono i Lorna Shore ed i Carnifex ma siamo pesantemente influenzati dall’hardcore-punk vecchia scuola. Inoltre la più grande influenza di Chris sono i Meshuggah e credo che anche questo si senta nella nostra musica.
Com’è la scena attuale a Copenhagen? Ci sono band interessanti?
La scena è molto compatta e ci supportiamo tutti. Di lavoro mi occupo di videoclip e quindi lavoro con tante altre band, così come Chris che ha prodotto diversi dischi di recente. Ci sono tante band che meritano di essere supportate anche al di fuori dei confini come Unseen Faith, il cui cantante ci fa da manager, Hexis, Lifesick, Møl e Solbrud.
Cosa dobbiamo attenderci al Circolo Magnolia di Milano?
Quarantacinque minuti di violenza assoluta. L’intensità non calerà nemmeno un secondo.
Sai cosa ho scritto nella recensione? Che trovo il tuo sguardo simile a quello che aveva Corey Taylor nei primi anni con gli Slipknot.
Speriamo di avere la stessa fortuna. In comune abbiamo la passione per distruggere tutto.
(parole di Andreas Bjulver Paarup)