Ciao Christofer, sarà la sesta o settima intervista per i Therion. Com’è cambiato il tuo approccio con la stampa in questi anni?
Sicuramente prima ne facevo di più. E’ cambiato il modo con cui le persone si informano. Un tempo i fan aspettavano che uscisse Metal Hammer o qualche altra rivista per sapere tutte le novità, mentre adesso sono informati immediatamente in rete e quindi non devono aspettare così tanto. In generale mi sembra che le persone siano meno interessate a leggere.
Anche il modo con cui viene ascoltata la musica è mutato.
Sì, grazie ai servizi streaming sappiamo quali sono le canzoni che piacciono di più. Adesso la nostra canzone più ascoltata è ‘Lemuria’, mentre fino a qualche tempo fa era ‘Mon Amour, Mon Ami’ da ‘Les Fleurs Du Malì’. Anche grazie alle statistiche abbiamo deciso che ‘Leviathan’ avrebbe dovuto essere una trilogia e non un doppio album.
Com’è attualmente il vostro pubblico ai concerti?
Ci sono dei giovani ma soprattutto vecchi fan, che ci seguono dai tempi in cui vendevano ancora i cd. I dati che ci arrivano dall’etichetta sono che più o meno a comprare i dischi sono sempre le solite persone e purtroppo, quando pubblichi un vinile, sai già che ne verrà ascoltata solo una parte.
Per questo nuovo capitolo di ‘Leviathan’ quali accorgimenti volevi apportare?
É semplicemente diverso dal primo, che era più focalizzato su canzoni dirette e dal feeling pop. Anche qui ci sono ma l’atmosfera generale è più dark e malinconica. Il terzo capitolo sarà più avventuroso e sperimentale. Alcuni pezzi erano in origine nati per Alice Cooper, ma poi non sono stati utilizzati e quindi sono finiti su ‘Leviathan II’ con qualche modifica. Per esempio ‘Pazuzu’ aveva una linea melodica differente. ‘Aeon Of Maat’ invece avrebbe dovuto essere su ‘Beloved Antichrist’.
Trovi che i pezzi di ‘Leviathan II’ siano ancora più orientati verso la dimensione live?
In tutta sincerità non ci ho mai pensato. Quando scrivo un pezzo l’obiettivo è che funzioni sia in studio che in tour.
Vuoi parlarci di ‘Litany Of The Fallen’?
Per me è un pezzo che tiene insieme tutti i tre capitoli di ‘Leviathan’. Il chorus è molto melodico, ricorda gli Abba ed è stato registrato come si usava negli anni ‘70 ovvero una persona alla volta. Il feeling generale del pezzo però è piuttosto dark. L’ho composto quando a Malta imperava il lockdown e non si poteva fare nulla, mentre in Svezia i cittadini erano liberi di girare indisturbati.
E invece ‘Midnigh Star’ a cosa è ispirata?
È una canzone legata alla mitologia slava che suona come un mix tra Uriah Heep e Black Sabbath.
Questo approccio dark è scaturito solo dalla pandemia?
Nemmeno più di tanto. Alla fine me ne stavo tranquillo nella mia villa di Gozo. E’ più legato ad una serie di persone che conoscevo che in questi anni si sono tolte la vita. C’è una situazione molto brutta in giro e ho tanti amici che prendono antidepressivi. Ricordo una ragazza molto carina, appassionata di black metal, con cui avevo un amico in comune. Si è buttata dalla finestra. Un’amica della mia ragazza, che era venuta un paio di volte a trovarci a casa, si è uccisa inalando i gas della propria automobile. Non penso che le mie canzoni faranno la differenza per qualcuno ma sono una sorta di tributo a tutte queste persone.
(parole di Christofer Johnsson)