-Core
Ladytron
UK
Pubblicato il 12/02/2023 da Lorenzo Becciani

A cosa sono dovuti i molteplici riferimenti geografici del disco?
Soprattutto al fatto che i pezzi sono nati in luoghi differenti. ‘City Of Angels’ non parla di Los Angeles come in molti potrebbero pensare. È solo una coincidenza. È una sorta di combinazione di luoghi e di idee. Abbiamo provato a metterli insieme e, una volta trovato un contesto nel quale si potessero adattare, ci siamo chiesti dove fosse il sole. ‘California’ è un pezzo autobiografico di Helen. Un pezzo “specchio” come ‘Flight To Angkor’. ‘Sargasso Sea’ invece è mia. Sono sempre stato ossessionato da quel mare. Quando ero piccolo lo vedevo sulla cartina geografica e sognavo di essere adulto e poterci andare. L’ho scritta quando ero in Brasile, ma è come se l’avessi scritta quando andavo a scuola. Comunque hai ragione, ci sono tanti riferimenti geografici ma è qualcosa di cui ci siamo resi conto solo quando l’album era completato.

È curioso perché siete nati a Liverpool, poi so che hai vissuto per un po’ di tempo a Milano e ora vivi in Brasile. Quanto sono importanti il luogo e l’ambiente al momento di comporre?
Ci sono vantaggi nel trovarsi in posti diversi. Quando componi hai la certezza che un posto non è uguale all’altro, ma quando crei musica è un conto e quando registri è un altro. Quando devi registrare cerchi la soluzione più pratica e confortevole possibile. Quando componi invece sei più suscettibile a cambiamenti e le infrastrutture che hai intorno posso ispirarti idee diverse. Avere un ambiente sincero attorno aiuta così come ad inizio carriera è stato importante crescere in un città musicale come Liverpool. C’era tutto ciò di cui avevamo bisogno. Ho vissuto a Milano nel periodo in cui abbiamo scritto il quarto ed il quinto album. Anche lì avevo tutto. Ad un certo punto capisci che non hai bisogno di viaggiare per ottenere quello che ti serve, ma in generale mi piace avere la possibilità di avere prospettive sempre nuove.

‘Time’s Arrow’ fa invece riferimento alla componente temporale ed è un grande titolo per un album. Ritengo che sia adatto perché in questo  disco è un ibrido tra ‘Ladytron’ e le prime cose della band.
Abbiamo lavorato molto sia a questo disco che al precedente. ‘Ladytron’ è stato una sorta di comeback perché abbiamo impiegato più di quanto previsto per tornare nei negozi. Volevamo metterci due massimo tre anni e poi ne sono serviti sette. Helen ha pubblicato due lavori solisti nel frattempo e ognuno di noi si è dedicato ad altri progetti. Una volta dato alle stampe ‘Ladytron’ è arrivata la pandemia e di conseguenza abbiamo potuto portare a termine metà di quanto avevamo pianificato. Avevamo appena iniziato a registrare le nuove canzoni ed è scattato il primo lockdown e il senso di emergenza ha cominciato a dilagare tanto che dopo tre giorni abbiamo dovuto abbandonare tutto. In realtà non sapevamo cosa fare e neppure se sarebbe stato facile tornare alle nostre case. Eravamo a Glasgow, nello studio dei Mogwai. Dopo i primi due giorni ci siamo resi conto che non avremmo dovuto essere lì. Siamo stati assaliti dal panico e abbiamo prenotato i primi voli che erano rimasti. Questo sono le circostanze in cui è nato il nuovo album e in quei primi due giorni abbiamo registrato ‘The Night’, una bozza di ‘City Of Angels’, ‘We Never Went Away’ e un pezzo che poi non è finito sul disco.  A quel punto abbiamo discusso di cosa stava succedendo e abbiamo deciso di non pubblicare un disco che fosse influenzato dalla pandemia. Non volevamo niente di deprimente o che facesse ripensare a quei momenti. Così abbiamo operato come se nulla fosse successo.

Le canzoni quindi come sono state elaborate?
Il processo non è mai troppo intenzionale. Avviene e basta. Abbiamo preso le registrazioni che avevamo ma non le abbiamo usate come una base o come la prima parte di una fase evolutiva. Per certi versi ‘Time’s Arrow’ è un disco più istintivo ed in tal senso mi ricorda le prime cose della band.

Quindi devi sentirti a proprio agio quando produci una canzone oppure ti piacciono le sfide?
Questa è una bellissima domanda. La confidenza e l’esperienza rendono più veloce il processo, perché sai esattamente cosa stai facendo e personalmente non ho bisogno di conflitti quando produco una canzone. Una buona idea può nascere anche da una situazione di serenità, ma l’inizio del processo ovvero la scintilla da cui parte tutto invece è spesso legata a situazione di difficoltà. Per produrre bene un album devi conoscerlo a fondo, sapere come è nato e analizzarlo nella sua componente più essenziale. Ognuno di noi ha delle idee e propone agli altri delle canzoni. A quel punto cerchiamo di realizzare dei demo più o meno approssimativi e ce li continuiamo a girare finché non abbiamo certezza sulla direzione da seguire. Non c’è un approccio definitivo comunque. Io per esempio ho spesso idee nei momenti più impensabili. Spesso mi capita di camminare per strada e pensare a qualcosa di assolutamente perfetto. Mi dico che quella è un’idea trascendente. Mi sento felice e non vedo l’ora di tornare in studio per lavorarci. Poi finisce la strada e l’idea se n’è andata. Non tornerà mai più ed è la peggiore sensazione possibile. Ricordo che quando registrammo il primo album sperimentammo tantissimo perché non sapevamo come muoverci. Con il passare degli anni il numero di errori è diminuito, ma alla fine siamo sempre gli stessi.

Siete soddisfatti di come è stato accolto ‘Time’s Arrow’?
Ogni volta riceviamo dei commenti diversi. Stavolta in tanti stanno sottolineando l’importanza delle influenze shoegaze e dream pop, ma noi abbiamo sempre avuto quelle influenze quindi per noi è assolutamente normale. A volte capita di rendere più preminenti di altre certe componenti. ‘Gravity The Seducer’ per esempio è molto pacato.

Ti ho chiesto della produzione perché in passato hai prodotto uno tra gli album mainstream pop più sottostimati di sempre ovvero ‘Bionic’ di Christina Aguilera. Cosa rammenti di quell’esperienza?
Con quel disco Christina cercò di fare qualcosa di fantastico, ma penso che il risultato non fu quello che aveva in mente. Furono coinvolte tante persone e un sacco di artisti differenti. Voleva lavorare con i suoi artisti preferiti dell’epoca e fu molto bello perché di solito le grandi star chiedono ai produttori di copiare qualcosa per loro. Lei invece decise di lavorare insieme a noi e per questo la rispetto tantissimo. Fu molto divertente e mi piace ancora la musica che scrivemmo insieme. La parte che invece ho odiato è stato l’incontro ravvicinato con quel mondo. La cultura dei paparazzi non fa per noi. Siamo una band indipendente ed uscire dalla limousine di Christina e vedere quello stuolo di fotografi mi spaventava.

È interessante sentirti affermare questo perché i Ladytron sono comunque molto popolari.
Hai ragione. Noi siamo come nel mezzo tra quel tipo di situazioni ed un’industria musicale ancora sotto controllo. Posso dirti che dalla collaborazione con Christina ho capito che non vorrei mai andare oltre un certo successo.

Qual è il pezzo che rappresenta meglio il vostro suono attuale?
È una domanda difficile perché il disco è molto vario. Ti rispondo ‘City Of Angels’ perché è la traccia che apre la scaletta e introduce l’ascoltatore nel nostro nuovo mondo. Poi mi piace molto il messaggio. Non credo ci sia un pezzo migliore per avvicinarsi a noi senza conoscere quello che abbiamo fatto in precedenza.  

Hai lavorato spesso per il mondo del cinema, tra l’altro anche con Asia Argento che ho avuto il piacere di conoscere e che stimo moltissimo. Per quale film potremmo usare ‘Time’s Arrow’ come colonna sonora?
Asia è un’amica e sono felice di avere lavorato con lei. Penso che ‘Time’s Arrow’ potrebbe essere la colonna sonora perfetta per un film horror. Peccato che non amo gli horror, anzi a dire il vero non li digerisco. Appena vedo scene splatter mi sento male ma ciò non toglie che adoro suo padre oppure Nicholas Roeg. Mi piacciono i film psicologici degli anni ‘70, i thriller ma per favore niente gore. In ogni caso adoro scrivere musica per film. In pratica hai delle scene e devi trovare la musica adatta. Potere esaltare quelle scene è qualcosa di magico.

Che tipo di synth ti porterai in tour?
Questa è un’ottima domanda. Molto pertinente, visto che proprio in questi giorni sto cercando di riparare un paio di vecchi synth. Sicuramente avrò con me un Korg MS-20 e un Roland Juno-6. Negli ultimi anni a volte ho scelto un set più minimale, ma per questo tour avrò un sacco di vecchia roba.

Hai remixato pure ‘I Need You’ di Dave Gahan, quindi devo chiederti cosa ti aspetti dal nuovo album dei Depeche Mode.
Ho appena sentito il nuovo singolo e devo dire che mi è piaciuto. Sono una grande band e non hanno bisogno di presentazioni. Quando nel 2019 saltò il tour con loro, per i problemi di salute di Dave, fu una vera disdetta. Avremmo suonato in alcuni stadi incredibili davanti a migliaia di persone. Spero che ricapiti la possibilità, ma proprio in questo momento stiamo discutendo di alcune date italiane quindi mi auguro di tornare presto dalle vostre parti.

(parole di Daniel Hunt)  

Ladytron
From UK

Discography
604 (2001)
Light & Magic (2002)
Witching Hour (2005)
Velocifero (2008)
Gravity the Seducer (2011)
Ladytron (2019)
Time's Arrow (2023)